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Mercoledì 08 NOVEMBRE 2023
Aborto, la donna sia obbligata ad ascoltare il cuore. Raccolta firme per proposta di legge sostenuta a Roma dal VI Municipio, è polemica
Pubblicizzata sul profilo Facebook del Municipio, la raccolta firme (in realtà attivata anche in altri comuni italiani) sostiene una proposta di legge, promossa a livello nazionale dalle associazioni pro-vita, per introdurre nella legge 194, un comma che dice: “Il medico che effettua la visita che precede l’ivg ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”. Mattia (PD Lazio): “Proposta shock”.
È polemica a Roma per la pubblicizzazione, sul profilo Facebook del VI Municipio guidato Nicola Franco, di centro destra, della raccolta firme (conclusa ieri) promossa da numerose associazioni pro-vita per chiedere di introdurre, nell’art.14 della legge 194 del 1978, il comma 1-bis: “Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge, è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.
La raccolta firme è stata promossa da diverse associazioni in tutta Italia, che invitano a firmare “nel tuo comune di residenza!”. Da una ricerca su internet si osserva infatti che molti Comuni sul territorio nazionale si sono resi disponibili come sede per la raccolta delle firme, da Torino a Palermo, da Sassari a Milano e così via, oltre a quello di Roma.
La proposta, scrivono i promotori sul proprio sito internet, “intende dare piena applicazione alla legge sul consenso informato. La donna - proseguono - ha il diritto di essere resa consapevole della vita che porta nel grembo, una vita con un cuore che pulsa. Solo in tal modo può essere realmente libera e responsabile delle sue azioni. Il medico che effettua la visita, ha l’obbligo di dare un’informazione cruciale, che né per legge divina né per il diritto naturale, può sottacere alla donna. Poiché i medici non obiettori sono coloro che faranno la visita che precede l’aborto, sarà un obbligo che, se non ottemperato, li renderà responsabili nei termini previsti dalla legge sul mancato o incompleto consenso informato”.
Ma sono tanti i cittadini che si schierano contro, contestando, sul profilo Facebook del Municipio VI di Roma che pubblicizza la raccolta firme, sia la legge, ma anche il sostegno del Municipio all'iniziativa con la promozione della raccolta firme. “Neanche fossimo in Iran...ma come si fa a sponsorizzare simili porcherie? viene meno il ruolo istituzionale del municipio”, scrive un utente. “Anno Domini 2023 state inserendo su una pagina istituzionale una raccolta firme in contrapposizione ad una legge dello Stato! Atto gravissimo. La LEGGE sull’ABORTO non si tocca!”, scrive un’altra. E ancora: “Vergognatevi. Ma come si fa a sponsorizzare su una pagina social istituzionale una cosa del genere? Guardate che non è che sui social potete fare e scrivere quello che vi pare? Sempre istituzione siete. E dovete rispettare le leggi e le donne”. Un altro utente osserva: “Comunque o le pubblicizzate tutte le iniziative popolari oppure no. È una scorrettezza sia a livello etico che politico a prescindere da come la si pensi. Pubblicate tutte quelle che ci sono a questo punto? Così le persone possono prenderne atto e non solo quelle che interessano”.
Sulla vicenda è intervenuta anche Eleonora Mattia, consigliera regionale del Pd Lazio e membro della Commissione Pari Opportunità: “E’ da quando la destra è al governo che si sono moltiplicati gli attacchi alla legge 194 e al diritto delle donne all’Interruzione Volontaria di Gravidanza ma la petizione presentata dal VI Municipio di Roma, in collaborazione con un’associazione anti abortista, con cui si chiede di obbligare i medici a far ascoltare il battito del feto alle donne che vogliono interrompere la gravidanza, è una violenza vera e propria”, sostiene Mattia.
Una violenza, sottolinea, “non solo nei confronti delle donne ma anche rispetto all’autonomia decisionale dei medici e del personale sanitario. Una proposta shock, che l’amministrazione di destra invita a firmare presso la propria sede istituzionale con tanto di orari. Insomma un’iniziativa che in un sol colpo mortifica i diritti delle donne, la professionalità dei medici e la relazione di fiducia medico-paziente e tra cittadini e Istituzioni, in quanto garanti dei principi di laicità e pluralismo”.
Mattia chiede che “il VI Municipio faccia un passo indietro, ritiri subito la petizione e chieda scusa a tutte le donne. Non è certo vessandole, negando loro i diritti acquisiti e facendo propaganda sul loro corpo, che la destra favorirà la natalità, che invece ha bisogno di salari e welfare adeguati, oltre che di promuovere una cultura della parità di genere a tutti i livelli”.
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