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Lunedì 30 OTTOBRE 2023
Lazio, Savo è ottimista, ma la medicina territoriale è in difficoltà e nessuno affronta il problema
Gentile Direttore,
è notizia di oggi (24 ottobre, ndr) della seduta della commissione sanità del Consiglio Regionale del Lazio, con la partecipazione del Governatore Rocca. Prendo visione dal suo articolo pubblicato che la Presidente Savo è molto ottimista sul futuro della sanità laziale, con cambi di passo e nuovi investimenti ventilati e condivisi con il Governatore.
Ad oggi però la stessa Commissione non ha mai affrontato il problema della sanità territoriale, di cui i medici di famiglia, ai quali appartengo come classe lavorativa, non sono ancora mai stati presi seriamente in considerazione. I medici di famiglia laziali sono in attesa di una seria discussione con la governance regionale per adottare nuove direttive contrattuali figlie dell’accordo nazionale di settore firmato oramai il lontano 28 aprile 2022, che a sua volta fa riferimento a norme afferibili al triennio 2016/2018.
La sanità territoriale, quella dei medici di famiglia, non viene presa in considerazione per qualche specifica motivazione? Eppure, dovremmo essere i primi professionisti da aiutare per raggiungere gli obiettivi che la Giunta si prefigge di raggiungere in ambito sanitario, dalla riduzione degli accessi impropri nei Pronto Soccorso fino ad una ottimale presa in carico dei pazienti cronici. I medici di famiglia continuano attualmente, con estrema sofferenza, a svolgere con dedizione il loro lavoro quotidiano, e lo confermano le indagini sulla soddisfazione del proprio operato da parte dei propri assistiti, che premiano sempre con un alto indice di gradimento il proprio curante, in misura maggiore dei colleghi ospedalieri, e parliamo di quegli stessi cittadini che credono e pretendono un Sistema Sanitario forte e soprattutto a prevalenza pubblica.
Siamo in difficoltà caro Direttore, perché le regole di ingaggio di questa professione vanno riformate, e non possiamo pensare di far riferimento a quelle regole strutturali che fanno riferimento al lontano 2005, anno dell’ultimo vero accordo contrattuale, dopo il quale sono avvenute solo lievi modifiche di aggiornamento.
Il lavoro nel nostro settore è drasticamente aumentato, gli studi medici territoriali son progressivamente più affollati, fenomeno spiegabile già guardando l’invecchiamento progressivo della popolazione italiana ed un aumento della domanda sanitaria post periodo pandemico: abbiamo bisogno di collaboratori di studio, di personale infermieristico, di strumenti di diagnostica di primo livello, per offrire competenze vere nel settore e liberare il medico di medicina generale da una burocratizzazione eccessiva. Senza tali aiuti da parte della sanità regionale, la rete territoriale verte al collasso, cedendo in primis proprio dai suoi professionisti che lo tengono in piedi.
A margine, gentile Direttore, vi segnalo come la Regione Lazio, dopo un serio tavolo di confronto con la dirigenza regionale, ad esempio, potrebbe anche dichiarare la fine del periodo di carenza dei medici di famiglia. Un anno fa avevamo proclami dell’assessore D’Amato per cui si avvisava del pensionamento di 1320 camici bianchi su 4400 medici convenzionati con il SSR nell’arco di due anni: ad oggi il bilancio, anche alla luce di tutti i nuovi contratti di formazione stipulati, non è più negativo, anzi, abbiamo invertito la rotta.
Ma questo è solo un aspetto Direttore per cui è necessario un confronto, che i medici territoriali chiedono tutti a gran voce, in particolar modo i giovani medici entrati di recente nel sistema sanitario regionale e che stanno tamponando l’emergenza creatasi in questi anni. Bisogna che il governatore Rocca e la commissione Sanità tutta aprano un tavolo di confronto a stretto giro, anche perché, per i nostri accordi di settore, in questi anni si gettano le basi per il futuro del personale sanitario dei prossimi 40 anni.
Ringraziandola per l’attenzione, le porgo i miei distinti saluti
Dott. Gianmarco Rea
Medico di medicina generale, ASL Latina
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