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Martedì 24 OTTOBRE 2023
45 anni di Ssn. Anelli (Fnomceo): “Basta con la sanità gestita da burocrati e contabili”
È un moto di orgoglio della professione, ma anche un richiamo alla politica e un invito collettivo ai cittadini affinché prendano coscienza dei propri diritti, quello che il presidente della Fnomceo porta con la sua relazione al convegno “Valore salute: SSN volano di progresso del Paese. I 45 anni del Ssn, un’eccellenza italiana”. Anelli ha le idee chiare: “La sanità del futuro dovrà essere pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero adeguato di professionisti e organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute”. LA RELAZIONE
“Torniamo a sognare un sistema che affronti la malattia come un problema di tutti, che si prenda carico della persona che soffre e non lo lasci mai solo, che infonda speranza e fiducia nella scienza per affrontare la sofferenza”. Compiamo “un cambio di passo nella gestione della nostra sanità oggi affidata a burocrati e contabili”. Sono due dei passaggi della relazione che il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, ha presentato oggi al convegno “Valore salute: SSN volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”, in corso a Roma.
Una relazione che è un moto di orgoglio da parte della categoria medica a rivendicare il proprio ruolo e la propria missione. Un appello ai cittadini a prendere consapevolezza che il loro diritto alla salute è sancito dalla Costituzione e va rivendicato. Un richiamo alla politica per un cambio di passo e un futuro che valorizzi la sanità tendendo al massimo, e non al minimo per contenere i costi.
Quando la legge che istituiva il Ssn, il Servizio Sanitario Nazionale, arrivò in Parlamento il 23 dicembre 1978, ricorda Anelli, “la Ministra Anselmi fu chiara nel rendere esplicito il fatto che la riforma era frutto del sentire ampio del paese: ‘La riforma è frutto dell’iniziativa del movimento operaio…’ ossia della parte più discriminata del Paese in tema di salute e si basa su quattro principi cardine: ‘Globalità delle prestazioni, Universalità dei destinatari, Eguaglianza del trattamento, Rispetto della dignità e della libertà della Persona’.
Oggi, dopo 45 anni, “quei sogni e quella forte determinazione di rendere esigibile il diritto alla salute così come previsto dall’art. 32 della Costituzione tornano a sollecitare le nostre coscienze, il nostro essere cittadini di questa Repubblica”, dice Anelli, evidenziando come di quei quattro principi cardini oggi sia molto più difficile trovare traccia. Tanto che il giudizio degli italiani sulla gestione della sanità è netto: “Gran parte degli italiani, il 69%, ritengono che la sanità di oggi risponda più alle esigenze di bilancio che non a quelle di salute. Ciononostante, la quasi totalità degli italiani, il 90%, vorrebbe che il Governo mettesse al primo posto o tra le principali priorità proprio la sanità. Una sanità che per il 76% dei nostri concittadini dovrebbe essere pubblica o più pubblica che privata”.
Serve, dunque, un cambiamento. Un cambiamento che richiede uno sforzo collettivo perché, sottolinea il presidente della Fnomceo, “i grandi cambiamenti avvengono quando i cittadini prendono coscienza dei loro diritti e questa consapevolezza diventa patrimonio culturale del Paese”. Oggi, per Anelli, “i cittadini chiedono allo Stato e alle Regioni di lavorare insieme per superare le diversità di trattamento Nord – Sud, ma anche centro e periferia, tra ricchi e poveri, tra chi ha un più alto livello di istruzione e uno più basso”.
Per il presidente della Fnomceo l’obiettivo è chiaro: “La sanità del futuro dovrà essere pubblica, partecipata, adeguatamente finanziata, con un numero adeguato di professionisti e organizzata per rispondere efficacemente agli obiettivi di salute dei cittadini. Una sanità che valorizzi le competenze dei professionisti anche nella governance e organizzazione dei servizi e consenta ai cittadini di poter utilizzare le eccellenze sanitarie nel territorio in cui vivono. Una sanità diversa da quella aziendalistica, dove ogni individuo non si senta un numero, un estraneo, uno straniero ma una persona accolta, che possa affidare la propria salute ai professionisti con fiducia nel pieno rispetto della dignità che si deve ad ogni persona umana”.
I medici, dunque, chiedono “una sanità governata dalle competenze professionali per il raggiungimento degli obiettivi di salute e non soltanto da esigenze economico-contabili”. Vorrebbero “un ruolo strategico e importante nelle decisioni riguardanti la sanità”. Chiedono “maggiori investimenti (il 78% ritengono inadeguati), consapevoli che il SSN è un motore di sviluppo economico e sociale”. E ricordando che “il nostro impegno come medici non è mai venuto meno anche nei momenti più difficili come nella pandemia”, confermano la volontà di dare il massimo, “consapevoli che i risultati straordinari in tema di performance ottenuti dal nostro SSN, nonostante le difficoltà economiche e organizzative, sono in larga parte il frutto dell’impegno generoso, della passione e della dedizione”, conclude Anelli.
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