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Gentile Direttore, Ho cominciato pertanto un percorso di formazione culturale in tal senso, Master in Economia e Management Sanitario di II livello all’università di Tor Vergata concluso col massimo dei voti ed una serie di corsi di organizzazione sanitaria ,durato circa 3 anni. I Distretti per i quali era stato indetto il Concorso erano 4. Le mie valutazioni ai colloqui sono state brillanti da 28 a 30/30 per tutti e 4 i colloqui. La Valutazione titoli effettuata è risultata la più bassa tra tutte quelle dei miei colleghi già all’interno di ruoli gestionali sul territorio e pur risultando il candidato più brillante non ho potuto ottenere il ruolo desiderato. Ero l’unico medico ospedaliero a partecipare e l’unico concorrente con le votazioni più alte a tutti e 4 i colloqui. Mi chiedo e chiedo se, in una epoca di integrazione ospedale–territorio, il sistema respinge una professionalità di cui potrebbe giovarsi e rara, dal momento che i medici ospedalieri mediamente non ambiscono a carriere sul territorio, come può essere possibile “fare sistema”? Credo che “fare sistema“ voglia dire rimodulare ruoli e professionalità e saper sfruttare quel valore aggiunto che solo occhi diversi e puntati costantemente sul paziente, possono portare I nuovi modelli organizzativi focalizzano tematiche di mancata integrazione… come risponde il sistema? un sistema che giudica le esperienze professionali su una valutazione titoli vetusta e scarsamente integrata e integrante e che probabilmente perde occasioni di rivoluzione intellettuale, di cui tanto parla…
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Venerdì 20 OTTOBRE 2023
A proposito di integrazione Ospedale Territorio
sono un medico ospedaliero da circa 30 anni e lavoro a Roma in un reparto di medicina di un grande Ospedale pubblico.Ho recentemente partecipato ad un concorso pubblico per titoli e colloquio presso una Asl della nostra Regione per il ruolo di Direttore di Distretto, in quanto l’esperienza pandemica sul campo ha prodotto in me il desiderio di portare la mia esperienza ospedaliera sul territorio al fine di invertire le logiche “a canne d’organo” e poter contribuire alla “rivoluzione organizzativa“ ed alla auspicata trasformazione dell’assistenza sanitaria sul territorio ed alla integrazione tra Ospedale e territorio voluta dal DM 77 e resa possibile dai finanziamenti PNRR.
Monica Melozzi
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