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Ho letto le critiche propositive del prof. Ivan Cavicchi relazionate all’andamento della politica nella assurda consecutio di doversi dare comunque ragione prescindendo dai grandi torti collezionati. Ciò non solo per incapacità di darsi torto, avendolo, ma soprattutto per il venire scientemente meno al suo ruolo, per l’appunto politico, di lavorare nell’esclusivo interesse della collettività. Sottoscrivo interamente ciò che scrive Cavicchi relativamente al “governo di destra in sanità continua sulla strada tracciata (d)alla sinistra e la sinistra si limita a chiedergli di rifinanziare nonostante tutto tutte le politiche fatte sino ad ora”. Ciò nella logica che entrambi i giocatori in campo vivono e barano di reciprocità, ovverosia uno difende le ragioni dell’altro perché domani accada la stessa cosa da parte di chi oggi gli succede. In mezzo a tutto una sanità che piange perché non riesce a trasformarsi in tutela della salute reale, perché senza un progetto, e perché è senza quattrini. La soluzione è altrove dunque, rispetto a quanto pensava la sinistra e a quanto sta facendo la destra, a salvaguardia anche dei predecessori che, come hanno fatto tutti, ha supposto di giustificare le proprie rispettive rovine sul “ccà nun ce stanni i sordi”. Sono d’accordo con il prof. Cavicchi, anzi vado oltre. I quattrini ci sono stati e pure ampiamente: il dramma è che nessuno ha pensato come spenderli bene. Meglio, a come investirli! Ovviamente al di fuori dell’aspettativa di tutti: di distribuirli generosamente in favore del privato, che gareggia spesso con impudicizia e complicità di una parte del sistema pubblico che alza le mani in suo favore. La tutela della salute ha bisogno di riforme. Ma quelle vere, prima di tutte quella di uscire dall’aziendalismo. Per riuscire occorre una radicale riforma dell’esercizio della politica, quella che privilegia, per l’appunto, la propaganda “in luogo della politica”. Quella politica oggi affollata da rinnegati sempre più pronti a favorire ciò che paga di più politicamente, mettendo da parte battaglie serie sui diritti delle persone. E’ vero, sono trascorsi quarantacinque anni dall’istituzione del servizio sanitario nazionale (legge 833/1978) e dall’universalità del diritto alla salute. Ma molti dei quali propongono oggi erano allora vivi e vegeti, e anche in posizioni rispettabili di rappresentanza, di quella cosa che si chiamava sinistra. ella disinvoltura con la quale oggi particolarmente in sanità si continua ad usare la propaganda in luogo della politica. Ettore Jorio
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Mercoledì 11 OTTOBRE 2023
La tutela della salute ha bisogno di riforme. Ma quelle vere
I quattrini ci sono stati e pure ampiamente: il dramma è che nessuno ha pensato come spenderli bene. Meglio, a come investirli! Ovviamente al di fuori dell’aspettativa di tutti: di distribuirli generosamente in favore del privato, che gareggia spesso con impudicizia e complicità di una parte del sistema pubblico che alza le mani in suo favore.
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