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Gentile direttore, Ma la sanità non è un’isola felice, vive dentro la società ed è sottoposta alle decisioni politiche. Nel nostro paese un contesto oscuro e periglioso. Ma ormai, in questo inizio di autunno, il quadro si è ben delineato, come era previsto: non ci sono soldi e, per quel poco che il Governo è obbligato a fare, occorre aumentare il debito pubblico, uno dei più grandi del mondo, il più elevato d’Europa. Da un lato gli esperti proseguono a discutere sul come possa sopravvivere un servizio sanitario pubblico fondato sull’universalità e sull’uguaglianza nella prevalenza dell’economia di mercato dominata dalla finanza, dall’altro sindacati e forze politiche propongono rimedi o auspicano soluzioni cercando di salvare il salvabile. E’ positiva la conclusione dell’accordo dei dipendenti anche se è un tassello di un quadro più ampio: manca la convenzione dei medici generali e una politica del personale che risponda al disagio della professione. Però il povero Ministro seguita a slanciarsi in promesse mentre il resto del Governo è in tutt’altre faccende affaccendato. In questo quadro deludente la premier ha espresso il suo pensiero sulla sanità alle Regioni riunite a Torino. “Priorità molte, risorse poche” ha riconosciuto Meloni affermando che “non basta aumentare le risorse, occorre un approccio più profondo” il che consiste nel “confrontarsi con coraggio e lealtà su come queste risorse sono spese”. Occorre più efficienza, sostiene la premier, mentre Fedriga afferma che le risorse si trovano nel ricorso al privato convenzionato. Ma c’è un programma di Governo? E il PNRR, ci dite come volete usarlo? La Meloni ha indicato come principali problemi della sanità la questione del personale e le liste d’attesa. Non ha colto l’urgenza dei problemi del territorio e la necessità di riformare il sistema sanitario per affrontare le complesse e complicate sfide che ci attendono. Girano tante proposte; se il Governo non ne ha di proprie che almeno valuti queste. L’opposizione accusa la Meloni di supplire alle carenze di governo additando nemici alla popolazione. In sanità invece la premier ricorre ai proclami. Basteranno, se la crisi del servizio pubblico si aggraverà come non può non accadere, se mancano i soldi anche per le bollette della luce? Aspettare che la gente se ne accorga perché le prestazioni diminuiscono e si dovrà sempre più ricorrere al privato rappresenta un problema per tutti i professionisti della sanità: sempre meno soddisfazione professionale. Il vero guaio è che non mancano soltanto i soldi che si potrebbero anche trovare. Manca la cultura di governo e manca un patrimonio ideale che guidi le azioni dei decisori politici. Nave senza nocchiero in gran tempesta. Sempre di più resto convinto che occorra spiegare alla gente cosa sta per accadere. Ove mancano le idee contano i sondaggi e su questi si dovrebbe intervenire. Antonio Panti
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Mercoledì 04 OTTOBRE 2023
Proclami al posto di soldi
nonostante le enormi difficoltà il servizio sanitario italiano è tuttora tra i migliori del mondo e lo dimostrano i risultati in termini di salute della popolazione. Come ciò accada è un mistero, cioè come riesca a funzionare la sanità pubblica con così pochi soldi e nella massima frammentazione del governo. Forse è soltanto la dedizione del personale che sostiene il servizio.
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