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Dai pediatri importanti proposte di cambiamento e miglioramento dell’assistenza ai bambini in Italia. “Prima tra tutte l’estensione dell’età di pertinenza pediatrica sino a 18 anni e il riconoscimento della specificità dell’Area Pediatrica; razionalizzare le piccole Strutture Ospedaliere di Pediatria e Punti Nascita, rimodulare la rete delle Terapie Intensive Pediatriche (TIP) e organizzare una rete per le malattie rare, oltre a regolamentare i ricoveri chirurgici in età pediatrica, limitando quelli di pazienti pediatrici in reparti per adulti. A livello di organizzazione dell’assistenza sul territorio è fondamentale che anche nelle Case di Comunità vi siano Pediatri con competenze sub-specialistiche, per garantire la specificità pediatrica e che il Fascicolo Sanitario Elettronico sia unico su tutto il territorio nazionale, a garanzia della continuità assistenziale”. A dirlo la presidente della Società italiana di Pediatria (Sip), Annamaria Staiano, in occasione del convegno “Ricerca di base e pratica clinica innovativa per affrontare le sfide dell’assistenza pediatrica” organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei, dalla Società Italiana di Pediatria e dall’Università di Roma “Sapienza”. “È necessario garantire a tutti i bambini, fin dalla nascita, livelli di benessere che consentano un adeguato sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e relazionale, incidendo sui contesti di vita e sulle opportunità educative, formative, culturali e di socializzazione”, spiega la presidente Sip, "è fondamentale che queste opportunità siano caratterizzate da equità di accesso riducendo, per quanto possibile, l’influenza dei contesti di appartenenza. È necessario inoltre un assetto normativo che investa culturalmente ed economicamente nell’età evolutiva, prevedendo misure stabili e durature negli anni”. I progressi della ricerca scientifica hanno consentito per gli esperti un aumento significativo della sopravvivenza sino alla completa guarigione di neonati e bambini con gravi malattie per i quali fino a pochi anni fa non c’era alcuna cura e speranza. Rimangono però alcuni aspetti dell’assistenza pediatrica che possono essere decisamente migliorati. Tra le criticità, ad esempio, vi sono le carenze di personale sub-specialistico, la fuga dei pediatri dagli ospedali e il mancato riconoscimento delle sub-specialità pediatriche. “Vi è la necessità di urgenti modifiche in tema di organizzazione dell’assistenza pediatrica del servizio sanitario che introdotta negli anni 80 con una netta distinzione tra medicina territoriale e ospedaliera oggi non è più sostenibile”, spiega il professor Mario De Curtis, Presidente del Comitato per la Bioetica della SIP. “Una grande attenzione va data al contrasto della povertà che, notevolmente aumentata negli ultimi anni, interessa in Italia circa un milione e 400 mila minori. La povertà nelle prime epoche della vita influenza negativamente lo stato di salute con effetti a breve e a lungo termine”. Altri temi da affrontare e su cui focalizzare l’attenzione sono le malattie croniche che interessano oggi fino al 18% della popolazione pediatrica e le emergenze neuropsichiatriche, aumentate notevolmente nel corso della pandemia Covid- 19. Un capitolo a sé sono le malformazioni congenite che interessano il 3% dei nati vivi. "Il destino di questi bambini oggi dipende sempre di più dalla diagnosi e presa in carico precoce" afferma Giovanni Corsello, Professore Ordinario di Pediatria Università di Palermo. “La ricerca ha consentito di avere un panorama di interventi possibili sempre più ampio con ricadute favorevoli sulla sopravvivenza e qualità della vita di questi bambini. Bisogna rendere sostenibili per tutti queste opportunità di diagnosi e intervento, anche per minimizzare o eliminare del tutto diseguaglianze dovute a differenze territoriali e sociali". Vi sono poi le nuove terapie nel campo dell’oncologia, le complesse problematiche mediche ed anche economiche legate alle malattie rare e alle nuove terapie geniche e cellulari nella cura di malattie spesso letali. Per gli elevati costi alcuni di questi farmaci sono stati ritirati dal mercato rischiando di compromettere il futuro della medicina rigenerativa. Infine, da un lato ci si confronta con gli enormi successi della ricerca, soprattutto dei nuovi vaccini per la prevenzione di malattie infettive e dall’altro lato sulle nuove applicazioni della telemedicina che offrono oggi nuove possibilità di diagnosi e cura e migliorano l'interazione tra famiglia e istituzioni sanitarie.
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Venerdì 15 SETTEMBRE 2023
Da razionalizzazione servizi ad assetto normativo ‘a misura di bimbo’, le proposte dei pediatri Sip per vincere sfida dell'assistenza
In occasione del convegno “Ricerca di base e pratica clinica innovativa per affrontare le sfide dell’assistenza pediatrica” organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei, dalla Società Italiana di Pediatria e dall’Università di Roma “Sapienza”, si discute di come fronteggiare le diseguaglianze di salute e di come migliorare l’assistenza pediatrica
Il 2022 - è stato ricordato nel corso dell'evento - si contraddistingue per un nuovo record del minimo di nascite (393 mila) e per l’elevato numero di decessi (713 mila). La fecondità è sempre più bassa e tardiva: 1,24 figli in media per donna ed età media al parto di 32,4 anni. Le dinamiche demografiche, il posticipo delle tappe del ciclo di vita e la diffusione della precarietà dei percorsi lavorativi hanno contribuito a compromettere le possibilità di realizzazione di una larga parte di giovani. A ciò si aggiungono le diseguaglianze che minano il diritto alla salute garantito dalla nostra Costituzione e si manifestano sin dalle prime epoche della vita. La mortalità infantile (definita come il numero di morti nel primo anno di vita rispetto a mille nati vivi), considerata come uno dei più validi indici per valutare lo sviluppo sanitario e civile di una nazione, pur avendo raggiunto in Italia, negli ultimi anni, valori tra i più bassi del mondo, anche migliori di quelli osservati nei paesi occidentali più sviluppati, presenta profonde differenze nel nostro Paese. Un bambino che nasce e risiede nel Mezzogiorno ha un rischio di morire nel primo anno di vita del 50 percento più elevato rispetto ad uno nato nel Nord. Allo stesso modo, i bambini figli di genitori stranieri hanno tassi di mortalità infantile più elevati dei figli di genitori italiani.
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