quotidianosanità.it
18 agosto, mercato sotto casa, (mercato rionale non supermercato) i pomodori su tutti i banchi (cartello?) stavano a 3.50 euro al kg. Verdura di stagione. I San Marzano, un tempo economicissimi a 3 euro. Non voglio continuare con la lista della spesa. Certo è che l’inflazione erode per tutti gli stipendi. Chi può alza i prezzi o/e tariffe innescando così un ulteriore aumento del costo della vita, chi non può riduce i consumi o erode i risparmi se li ha. Dati ministeriali: “L'inflazione in Italia segna +11,6% a dicembre 2022, stando ai dati definitivi sull'indice nazionale dei prezzi al consumo diffusi dall'ISTAT.” Mi sembra già tanto, ma si vede che i pomodori non lo sanno e sono aumentati di più. Non parliamo poi del prezzo della benzina o del costo delle vacanze diventato proibitivo anche per i più abbienti. Vivo a Roma, ho quindi forse una dimensione distorta, ma il turismo che vedo è soprattutto estero. È la loro “domanda” che ha fatto alzare a dismisura i prezzi, costringendo gli Italiani o a rimanere a casa o a ridurre i gg di vacanza. Viene da pensare che in quei paesi se la cavino meglio che da noi, che l’inflazione, che pure lì esiste, sia stata anestetizzata da un aumento dei salari. Non voglio incorrere nell’errore dell’on. Fassino che ha fatto vedere la sua busta paga sostenendo che non è una busta paga alta, ma è certo che oggi le buste paga dei dipendenti (tutti) è stata erosa dalla inflazione e che pertanto, oggi il tenore di vita è per tutti i dipendenti pubblici fortemente diminuito. Il governo vorrebbe correre ai ripari con “card” per la spesa da dare a chi ha stipendi o pensioni sotto l’indice di povertà”: in sintesi un aiuto a chi ha meno e proprio non ce la fa. Così facendo, bloccando sopra (gli stipendi sopra la soglia) e finanziando sotto, si diminuisce la forbice salariale, fino al paradosso di avere in futuro un “stipendio Unico di sopravvivenza”. Il sogno vero dei primi comunisti del 900. Con le pensioni si sta andando così già da anni, mancata rivalutazione o ridotta rivalutazione delle pensioni alte (quelle per cui si sono pagati i contributi), e aumento delle pensioni minime, quelle regalate a chi non ha versato. Se muori subito (speranza di ogni ente previdenziale) non te ne accorgi, ma se hai la fortuna di campare più anni la pensione che al momento della quiescenza era dignitosa, si riduce a quella della sopravvivenza. Una vergogna. Ma se esiste una dinamica salariale che come vediamo è bloccata, esiste anche una dinamica del mercato del lavoro. La scorsa settimana un direttore sanitario di una struttura privata della Lombardia con 200 dipendenti mi dice che ne dovrebbe assumerne 70, che non trova. Come riesca a mandare avanti una struttura con il 30% di personale in meno è un mistero, ma immaginiamo tutti come debba fare. Anche lì, nel privato accreditato, non ridono. Anche loro non possono aumentare gli stipendi perché il rimborso che ricevono dalla regione non lo consente. Un direttore amministrativo di una delle più importanti cliniche private della Lombardia (vi assicuro una delle più prestigiose e conosciute) mi ha confermato che loro pagano i medici meno che nel pubblico, ma che consentono loro di fare libera professione senza limiti e visto che il prestigio della struttura richiama pazienti, i medici con lo stipendio pagano la pensione e i soldi per vivere li ricevono dalla libera professione che crea inoltre un notevole extra gettito alla struttura stessa che percepisce una %. Nulla di nuovo. È il principale motivo per cui, nel pubblico, i direttori di UOC vorrebbero rimanere a lavorare fino ai 100 anni: potere e soldi. Soldi dati da tutti quei pazienti che chiedono prestazioni in intra/extramoenia e pagano la visita privata dal “Primario”: se è lui il capo sicuramente è il migliore. La carenza sempre maggiore di offerta pubblica genera liste di attesa non governabili. Il “sistema Italia del 2.000” porta a far si che non si combatta il deficit di prestazioni del SSN, ma si utilizzi l’inadeguata offerta di cure per permettere al privato, ma anche a un numero sempre maggiore di dipendenti pubblici, di avere il “vero stipendio” dall’out of pocket, ovvero dalle prestazioni private. Chi lo riesce a fare (una minoranza) campa bene, seppure a discapito di coloro che non lo possono fare e che pertanto hanno stipendi altamente inadeguati rispetto al nuovo costo della vita. Ma questo vale soprattutto per i medici di una certa età che messa su famiglia non vogliono spostarsi. Per i medici più giovani (e con minori possibilità di venire scelti per visite private) vale viceversa la legge del mercato: mi sposto dove mi pagano di più. Estero compreso. Giulio Nisi, su quotidiano sanità scrive: “La “grande fuga” di medici e infermieri dall’Italia. Tra il 2000 e il 2022 hanno scelto di lavorare all’estero quasi 180mila professionisti. Di questi circa 131mila sono medici e circa 48mila infermieri. I medici invece hanno concentrazioni minori in un singolo Stato, ma si sono distribuiti in numeri maggiori in più stati: Francia e Belgio in primis e poi Germania, Israele, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti.” Chi sostiene che mancano medici in Italia, dovrebbe ragionare sul fatto che non mancano, ma che li abbiamo fatti fuggire proponendo stipendi inadeguati per il lavoro svolto! La fuga all’estero non è la sola scappatoia, molti colleghi preferiscono il lavoro a “cottimo” a prestazione, precario avremmo detto un tempo. Nessun limite alle prestazioni, tassazione ridotta, pagamento orario maggiore. I cosiddetti “mercenari”. Se provi a proporre loro un lavoro stabile “contrattualizzato” ti ridono dietro. Tanto lo sanno che la pensione la prederanno comunque, pagata come detto prima dai soliti fessi. Tiriamo le somme il sottofinanziamento del SSN paga poco le prestazioni erogate, le strutture pubbliche e private diminuiscono l’offerta sanitarie e pagano poco i medici con un doppio effetto, il cittadino deve pagarsi di tasca propria la prestazione (chi può) ed i medici aumentato l’offerta “privata” sia nelle strutture pubbliche che in quelle private. L’ultimo paradosso a Bergamo. Leggo su un giornale nazionale: “Al Policlinico di Zingonia, con 149 euro salti la fila al pronto soccorso, + ovviamente il costo degli esami strumentali”. Anche l’ultimo tassello di sanità pubblica, il sistema di emergenza, è saltato. Vince in mercato alla decenza. In sintesi una sanità “privata” per chi può permetterselo. Gli altri si arrabbiano e in alcuni casi aggrediscono (gente senza cervello che va solo punita, mai giustificata) chi è anch’esso vittima del sistema, medici e infermieri. Non voglio dare ricette “economiche”, ma credo che in Italia vada aperto un dibattito pubblico sul SSN di domani, in modo da disegnare una sanità quantomeno più equilibrata dividendo in modo diverso i compiti tra ospedale e territorio, per esempio. Come sostengo da tempo è l’ospedale che deve essere potenziato, prevedendo al contempo una maggiore integrazione con il territorio per la presa in carico di pazienti una volta dimessi (cure domiciliari, telemedicina, strutture residenziali). Nostro compito è far sì che il tema SSN diventi uno dei temi dell’agenda politica. In un contesto di Riforma dell’assetto della sanità in Italia e in Europa che decida, a fronte di risorse certe rispetto ai costi del 2023, cosa possa offrire il SSN e cosa invece si debba comprare dal privato. Inutile prevedere dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) se poi non sono finanziati. Francesco Medici
stampa | chiudi
Mercoledì 13 SETTEMBRE 2023
Dinamica salariale e dinamica del mercato del lavoro
Non voglio dare ricette “economiche”, ma credo che in Italia vada aperto un dibattito pubblico sul SSN di domani, in modo da disegnare una sanità quantomeno più equilibrata dividendo in modo diverso i compiti tra ospedale e territorio, per esempio.
Consiglio Nazionale Anaao Assomed
© RIPRODUZIONE RISERVATA