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Mercoledì 13 SETTEMBRE 2023
Referendum sanità Lombardia. La maggioranza approva Odg su inammissibilità dei quesiti. Ed è polemica
La proposta di referendum abrogativo su tre parti del testo unico delle leggi regionali in materia di sanità era stata sottoscritta da 117 cittadini, ma 45 dei 47 consiglieri hanno concordato sulla inammissibilità dei suoi quesiti, che conterrebbero “vizi insanabili”. Le opposizioni chiedevano la sospensione della procedura per riformulare la proposta in modo da renderà ammissibile, ma il loro Odg non è stato ammesso al voto perché ritenuto “non inerente con l’oggetto della discussione”.
Il referendum sulla sanità regionale della Lombardia è inammissibile. Con 45 voti favorevoli su 47 presenti il Consiglio regionale della Lombardia ha infatti approvato l’ordine del giorno della maggioranza che delibera l’inammissibilità della proposta di referendum abrogativo relativa a tre parti del testo unico delle leggi regionali in materia di sanità.
La proposta, sottoscritta da 117 cittadini, era stata presentata lo scorso 27 luglio ed era stata esaminata dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale il 25 agosto. Non avendo raggiunto l’unanimità, l’Ufficio di Presidenza aveva demandato la questione al Consiglio regionale come previsto e richiesto dalla normativa vigente.
L’ordine del giorno della maggioranza: “Nei tre quesiti vizi insanabili”
Il documento, primo firmatario il Vice Presidente del Consiglio Giacomo Cosentino (Lombardia Ideale), approvato a maggioranza assoluta come richiesto dalla legge, richiama le procedure referendarie previste dalla legge regionale n.34 del 1983 che rimandano all’Assemblea consiliare la decisione “qualora l’Ufficio di Presidenza non si pronunci all’unanimità”.
Quanto ai contenuti, come spiega in sintesi una nota del Consiglio, riferendosi al criterio che ogni quesito deve essere “chiaramente e immediatamente intellegibile dal corpo elettorale”, l’Odg sottolinea in particolare che il primo quesito verte su singole parole e non su leggi, interi articoli o commi, come invece previsto.
Quanto al secondo e terzo quesito, viene considerato che riguardano proposte di abrogazione che “potrebbero determinare carenze nella capacità del sistema di garantire l’erogazione delle prestazioni idonee ad assicurare i livelli essenziali di assistenza, con conseguente potenziale lesione del principio costituzionale di tutela della salute”.
Tutti i quesiti inoltre “sono caratterizzati da contraddittorietà e assenza del carattere unitario” e dalla “presenza di temi distinti e non omogenei, suscettibili di determinare atteggiamenti differenziati nel corpo elettorale”.
Si tratta, dichiara l’ordine del giorno approvato, di “vizi insanabili”.
Non ammesso al voto l’ordine del giorno della minoranza
Non è stato sottoposto al voto, in quanto ritenuto inammissibile dagli uffici del Consiglio regionale preposti, l’ordine del giorno di PD, M5Stelle, Patto Civico e AVS e sottoscritto anche dai due componenti di minoranza dell’Ufficio di Presidenza.
Il documento chiedeva la sospensione della procedura per invitare i proponenti a riformulare la proposta “al fine di consentire l’espressione del giudizio definitivo di ammissibilità”.
La decisione del Presidente di non ammettere al voto l’odg in quanto “non inerente all’oggetto della discussione”, come indicato dagli uffici, e di non concedere una sospensione dei lavori, è stata accolta dai banchi della minoranza con espressioni e atteggiamenti di protesta.
Critiche dall’Opposizione. Il Pd aveva già dichiarato nei giorni scorsi che se dall’Aula l’avesse votato inammissibilità, si sarebbe compiuta “una grave forzatura”.
Per Nicola Di Marco (capogruppo M5S Lombardia): “il centrodestra ha paura. Paura che i cittadini aprano un dibattito sul modo in cui viene gestita la sanità pubblica regionale. Paura che tutte quelle persone che oggi attendono mesi, se non anni, un esame o una visita specialistica, possano esprimersi su come il governo regionale amministra la sanità. Quanto successo oggi è grave, non solo perché viola regole e normative, non solo perché non rispetta il buon senso, ma soprattutto perché ogni azione di quest’Aula dovrebbe essere orientata a favorire la partecipazione. Invece, quando si trattano questioni care al centrodestra si arriva a far votare i cittadini con i tablet, quando invece a chiedere di esprimersi sono cittadini che la pensano diversamente rispetto a questa maggioranza, la strada alla partecipazione viene sbarrata. I lombardi sono stati tenuti fuori dalle stanze del potere. Inutile poi lamentarsi nel momento in cui ad ogni elezione calano le percentuali relative all’affluenza”.
Per Di Marco “non può essere il Consiglio regionale ad esprimersi sull’ammissibilità di un quesito referendario. Ad assolvere questo compito dovrebbe essere un organo terzo come quel Comitato garante dello Statuto, del quale la nostra Iolanda Nanni aveva chiesto l’istituzione ormai due legislature fa. Abbiamo chiesto che la questione tornasse in Ufficio di Presidenza, che i comitati promotori fossero ascoltati – come prevede la normativa - e una volta superate le criticità fosse lasciata ai cittadini la possibilità di partecipare. Così è come sarebbe dovuta andare, se la destra non avesse avuto paura”, conclude il capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale.
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