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Giovedì 07 SETTEMBRE 2023
Relazione socio sanitaria del Veneto, un’operazione di trasparenza migliorabile
Gentile Direttore,
recentemente è stata pubblicata sul sito della Regione Veneto la Relazione Socio Sanitaria 2023, relativa al 2022.
Alla pubblicazione è stata data molta evidenza mediatica sottolineandola come una importante novità in tema di trasparenza, che permette finalmente ai cittadini di accedere ai dati di questo ambito centrale per la realtà regionale.
Al di là delle dichiarazioni, questo aspetto della novità peraltro è positivamente smentito dal fatto che anche le relazioni degli anni precedenti in realtà erano pubblicate e disponibili ai cittadini sul sito della Regione (e del Servizio Epidemiologico Regionale), fornendo anzi un importante archivio di dati che risale fino al 1997. E’ un materiale ricco e complesso che può fornire spunto per moltissime analisi. Fra le tante possibili, una riguarda proprio l’evoluzione del documento nel corso degli anni, in particolare per quanto riguarda la diversa attenzione con cui sono stati gestiti i dati disponibili.
La stessa corposità del documento è variata negli anni. Dal 1996 al 2010 la Relazione è progressivamente aumentata, arrivando a oltre 600 pagine per poi scendere negli anni 2015-2018 sulle 250 pagine, raggiungere il minimo di 78 nel 2019 e poi ricrescere negli ultimi anni giungendo nel 2022 a 500 pagine, anche se 100 di esse sono dedicate a descrivere progetti PNRR.
Ma soprattutto è cambiata la struttura interna. Sono ampiamente presenti i dati relativi a mortalità e patologie e si assiste nel corso degli anni ad un progressivo dettaglio di specificità nosologiche.
Per quanto riguarda i dati economici, sostanzialmente bene dettagliati negli anni per il complessivo regionale, hanno mostrato lacune di qualche anno nel periodo 2015 - 2020 nel mostrarci la realtà delle singole ASL.
Per quanto riguarda i dati del personale complessivo scompaiono dal 2010 al 2020, per ricomparire con gli assestamenti delle assunzioni Covid nella ultima Relazione.
La mia attenzione per la psichiatria mi ha portato a soffermarmi su questo ambito, scoprendo che talune aree hanno mostrato una assenza o un impoverimento descrittivo.
Per quanto riguarda la neuropsichiatria infantile, dopo il 1999 non compare alcun dettaglio delle strutture territoriali presenti. Nessun dato è mai stato presente relativamente al personale. E solo nella ultima relazione compare una paginetta con una torta in cui viene fornito il dato della utenza dei servizi.
Per quanto riguarda la salute mentale il 2007 vedeva ben 15 pagine (su 657) dedicate a questo tema con anche una dettagliata decisione del personale presente per ASL, che cede il posto negli anni successivi a 3-5 pagine dove accanto a qualche dato epidemiologico e di attività sono presenti, fino al 2017, dati regionali molto generici relativi al personale ed alle strutture esistenti. Dopo d’allora tali informazioni su personale e strutture scompaiono del tutto. Negli anni 2020-2022 compare una maggiore descrizione epidemiologica relativa ai pazienti ed alle patologie trattate, senza alcun dato sulle prestazioni, a parte il loro numero totale nel 2022.
L’impressione complessiva che si ha, scorrendo la relazione 2023 e quelle degli anni precedenti, è che due percorsi si siano intrecciati con il lodevole sforzo di fornire i dati sulla situazione socio sanitaria del Veneto, indubbiamente più ricco nella ultima edizione.
Da una parte la difficoltà di fornire i dati problematici nelle aree problematiche.
Non ci riferiamo solo alla neuropsichiatria infantile, da sempre assente nella relazione, alla quale almeno nella ultima viene dedicata una pagina su 500, con uno stridente contrasto con una utenza di oltre 48.000 minori con problemi che possono compromettere seriamente il loro futuro.
Ma anche alla curiosa involuzione per cui nella descrizione della salute mentale sono aumentati dati e grafici relativi alle patologie, ma non hanno posto quelli relativi agli interventi, al personale ed alle strutture.
Al loro posto, e questo è il secondo percorso di modifica, è subentrata la descrizione dei progetti, forse utile per il futuro, ma poco efficace nel descrivere la situazione attuale ed il suo andamento.
Forse una relazione (e mi ha piacevolmente sorpreso scoprire che le prime, almeno per quanto riguarda la salute mentale, fossero fatte con questo stile), per essere completa, dovrebbe segnalare non solo i dati neutri o quelli di cui ci si può vantare, ma anche le aree problematiche che richiedono attenzione, specie a quel livello organizzativo e di risorse che compete alla Regione. Una operazione di piena trasparenza richiede anche questo.
Andrea Angelozzi
Psichiatra
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