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Mercoledì 06 SETTEMBRE 2023
Non dimentichiamo chi si mette a disposizione della popolazione, anche durante l’emergenza



Gentile Direttore,
quando l’alluvione in Emilia Romagna ha lasciato il posto al fango, in quella distesa in tanti si sono rimboccati le maniche per offrire il proprio aiuto, in quel luogo teatro di un’azione di mutuo soccorso, in cui la crisi è stata trasformata in un momento di crescita, tanti sono stati gli encomi per gli angeli del fango, i moderni eroi che hanno portano aiuto e sostegno alle popolazioni colpite, tante sono state le promesse a cui a tutt’oggi non sono seguite reali risposte. Uno di questi eroi, Fabrizio Galavotti, dopo aver acconsentito a far allagare i quasi 200 ettari del suo terreno vicino a Ravenna, al fine di alleggerire la pressione di un corso d’acqua che rischiava di esondare dritto verso la città, lamenta di sentirsi abbandonato dalle istituzioni. Al suo gesto, che è servito per salvare Ravenna dalla furia dell’acqua, sono seguiti elogi e promesse, e poi niente più, né risarcimenti, né aiuti per riprendere la sua attività. In questi giorni ha dichiarato che lo rifarebbe senza indugi, ma l’amarezza di essere stato lasciato solo è tanta. A sentirsi così sono in tanti in quei territori sofferenti.

L’analogia con altri moderni eroi è forte, quando si pensa ai professionisti della sanità pubblica, osannati durante la pandemia e lasciati soli subito dopo. Paragone calzante perché in entrambi i casi ci si trova di fronte a uomini e donne che si sono messi a disposizione della popolazione, dimostrando di saper rispondere ai bisogni della comunità anche durante la tempesta dell’emergenza. Quando le luci della ribalta si sono spente, i problemi sono rimasti, e sono sempre gli stessi, se non addirittura peggiorati. Nella Sanità i gettonisti pullulano, i tagli al sistema si fanno sempre più pesanti, ritmi e modalità di gestione della professione sempre più soffocanti.

Non stupisce che la giovane classe medica rifugga all’estero, alla ricerca di una retribuzione più appagante, ma anche della possibilità di organizzare al meglio il proprio lavoro grazie alla depenalizzazione dell’atto medico, all’esistenza di minori vincoli normativi e di maggiori soddisfazioni personali, sia di carriera sia di gestione del proprio tempo da dedicare a se stessi e alla propria famiglia.

Chi rimane in patria è costretto a destreggiarsi tra prestazioni aggiuntive non erogate, ferie non godute e neanche retribuite, continui tagli, situazioni contrattuali che, sia nel pubblico sia nel privato, si trovano in continua fase di definizione…

Tutte difficoltà che, in attesa di una soluzione concreta, emergono prepotentemente nei territori della regione in cui si cerca di portare una sanità di prossimità: in particolar modo nelle periferie e nelle comunità montane, aree più svantaggiate in cui garantire il diritto alla Salute appare sempre più una priorità.

Gli angeli delle corsie, così come gli angeli del fango, meritano qualcosa in più della giusta e appagante riconoscenza nutrita sinceramente nei loro confronti. Chiedono di non essere lasciati soli. Meritano che qualcosa si muova, che qualche risposta venga fornita, che qualche passo venga fatto in direzione di un confronto reale e concreto.

Dott.ssa Lucilla Boschero
Segretario Generale CISL Medici Lazio

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