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Martedì 05 SETTEMBRE 2023
Sguardo sulla Legge sull’Equo Compenso

“La legge dovrebbe mirare a eliminare storture e ridare dignità alle prestazioni libero professionali, trattenendo il libero professionista dall’accettare qualsiasi cosa e, al cliente, forte, di imporre condizioni indecenti. Vedremo come verrà recepita e attuata. L’Aupi si impegna a verificare e certificare, preventivamente, la corrispondenza tra i contenuti dei contratti proposti e i dispositivi di legge“

Dal 21 aprile abbiamo la cosiddetta “legge sull’equo compenso” (Legge 21.4.23 n. 49 Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali).

Prima dell’approvazione di questa legge il professionista era libero di determinare il proprio compenso e di concordarlo con il cliente. Ciò sembrava un vantaggio per tutti, sia per i liberi professionisti, sia per i clienti (ovvero per le amministrazioni). In realtà, ciò che sembrava un miglioramento delle condizioni dei professionisti e dei clienti ha invece portato a un peggioramento delle condizioni dei primi.

Solo per restare nel nostro ambito, Aupi ha sempre considerato indegni i contratti di lavoro stipulati dalle Asl/Ao con gli psicologi libero professionisti; ha promosso vertenze e ha da sempre denunciato questa logica di sfruttamento e di incentivo alla precarizzazione dei rapporti di lavoro. È a tutti noto ciò che accade agli psicologi con un incarico libero-professionale, conferito dalle aziende del Servizio sanitario pubblico. I liberi professionisti si trovano a svolgere le mansioni proprie degli psicologi strutturati, ma con un compenso di gran lunga inferiore a quello previsto per gli psicologi dirigenti della sanità, ma di gran lunga inferiore anche a quello previsto dall’accordo collettivo nazionale (Acn) degli specialisti ambulatoriali. Rapporti di lavoro economicamente inaccettabili e senza alcuna garanzia di rinnovo dell’incarico e conseguente precarizzazione del lavoro.

Del resto, non sono andate meglio le cose nel privato (Servizi di terapia online, Centri medico-clinici, cooperative, terzo settore ecc.) dove, approfittando dell’assenza di meccanismi regolatori le offerte di lavoro a giovani psicologi, permettono condizioni davvero miserabili.

L’evidente asimmetria tra committenti, pubblici e privati, ha favorito una sorta di “gara al ribasso” costringendo i colleghi ad accettare condizioni inammissibili con la speranza di incrementare la loro esperienza professionale e, con l’esperienza, anche le possibilità di migliori condizioni di lavoro. Purtroppo, finora, nulla di tutto ciò si è avverato; si continua con lo sfruttamento e con la svalutazione della figura dello psicologo.

E il sistema, che nel rapporto con il singolo paziente/cliente può in qualche modo funzionare, con una committenza forte (le amministrazioni) non può che creare sfruttamento e precarietà. L’asimmetria dei contratti tra liberi professionisti e committenti forti deriva dalle rispettive “fisiologiche” posizioni di mercato. Si tratta di una condizione “fisiologica” e non “patologica” in quanto nessuna norma o regola di mercato viene violata.

La caratteristica “fisiologica” ci obbliga a presidiare, caratteristica propriamente sindacale, ed intervenire per cercare di modificarla.

Ecco perché accogliamo favorevolmente questa legge che nel suo intendimento dovrebbe andare nella direzione di mettere dei “paletti” ad un rapporto, quello fra il professionista e le amministrazioni, insano e svantaggioso unicamente per il primo. Un mercato sostenuto e condizionato dal concetto di libera impresa e libera concorrenza, funziona se e quando le rispettive posizioni di mercato sono però bilanciate.

Era quindi necessaria una legge che collocasse nell’alveo della “patologia” ciò che il libero mercato considerava “fisiologico”. Una legge benvenuta e fortemente sostenuta da Aupi, a cui ha contribuito de facto e che ha seguito nel suo iter parlamentare e nella sua fase propedeutica culminata nella pubblicazione del Decreto Parametri, che ne rende oggi possibile l’immediata applicazione.

Stante ciò, è doveroso chiederci: questa legge ci soddisfa completamente? sarà efficace? Già nel porci queste domande se ne possono intravvedere le risposte.

Non siamo completamente soddisfatti perché, nella parte che potremmo definire “sanzionatoria” mette i due committenti più o meno sullo stesso piano e con le medesime responsabilità, addirittura scaricando sul professionista la responsabilità e la conseguente sanzione, nel caso in cui dovesse accettare condizioni che, proposte dal committente, in violazione della legge e dei parametri economici.

Ci troviamo di fronte ad una criticità di non poco conto.

La legge sull’equo compenso dovrebbe mirare a eliminare certe storture e dovrebbe ridare dignità alle prestazioni libero professionali, trattenendo il libero professionista dall’accettare qualsiasi cosa e, al cliente, forte, di imporre condizioni indecenti.

Vedremo come verrà recepita e attuata. Certamente occorrerà conoscerla bene per esigerla là dove sarà possibile. Il “come” verrà usata dipenderà quindi anche da noi e per questo AUPI continuerà ad attenzionarla e a monitorarla. Se occorrerà intenteremo le opportune vertenze, e continueremo ad offrire ai nostri iscritti tutta la consulenza sindacale necessaria.

L’Aupi si impegna ad assumere l’onere di verificare e certificare, preventivamente, la corrispondenza tra i contenuti dei contratti proposti ed il Decreto Parametri al quale la legge rinvia, per questo è stato attivato sul sito dell’Aupi un Servizio di consulenza gratuito per i liberi professionisti.

Franco Merlini
Segretario Nazionale AUPI
Mario Sellini
Presidente Form-AUPI

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