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Martedì 29 AGOSTO 2023
La casa della salute è un progetto tuttora valido



Gentile direttore,

la prima illustrazione pubblica del progetto di "Casa salute" è del maggio 2004. Ne scrive Bruno Benigni nel numero 6 dei Quaderni del sociosanitario, una pubblicazione periodica edita dalla CGIL Nazionale, dedicata alla sanità, consultabile anche oggi online

Quel progetto, come più volte ricordato su QS, fu poi inserito da Livia Turco nel programma del suo dicastero iniziato il 17maggio 2006, esattamente due anni dopo

Nel 2006 circa il segretario nazionale della FIMMG Giacomo Melillo, lancia il suo enfatico progetto di "Rifondazione" delle cure primarie, basato sulle forme aggregative che oggi conosciamo e che Balduzzi trasformerà in legge, senza riuscire nell'intento di cambiare un sistema rimasto anche esso immutato a dispetto dei tentativi di riformarlo.

È stato scritto che il progetto di casa della salute è fallito perché vecchio di 20 anni e ammalorato da ideologia.

Forse sarebbe stato meglio dire che il progetto non è mai partito e che pertanto il fallimento, se di questo si tratta, è ex ante per mancato inizio lavori e non ex post per verificata inutilità.

Altra cosa è invece il caso delle UCP e delle varie forme aggregative della medicina generale, perché il questo caso si può parlare di fallimento ex post.

Il mio MMG, che lavora in un quartiere periferico di Roma, dove ho vissuto a lungo, e dove ho fatto anche io il MMG 30 anni fa, mi ha descritto il clima caotico del suo ambulatorio, dove un'umanità variegata e caciarona di 1300 assistiti, ne riempie ogni giorno le stanze, invadendo ogni spazio disponibile.

Un mondo di persone per bene alle prese con problemi sanitari di ogni genere a cui la collega riesce egregiamente a fare fronte grazie alla rete di supporto che è riuscita a crearsi con il suo impegno e empatia personale.

Una rete fatta da decine di specialisti che consulta ogni volta che ha un dubbio o una perplessità.

Tra questi rientro anche io perché sono stato il suo docente di allergologia durante il suo corso di medicina generale e presso il mio ambulatorio ha trascorso due settimane di training.

Grazie a questa rete informale, costruita con il tempo, il mio MMG riesce ad affrontare una serie di problemi che altrimenti dovrebbe delegare ai diversi specialisti attraverso la consueta e talvolta umiliante, routinaria prescrizione di visita specialistica.

Un giorno a settimana il mio MMG si reca nella sede dell'UCP e lì finalmente ha un attimo di tregua e può ricevere gli informatori farmaceutici, non avendo compiti assistenziali da compiere.

Questa è infatti la realtà della sua UCP: un non- luogo, per ricordare Marc Auge' l’autore di questa espressione recentemente scomparso, privo di identità e di nessuna utilità e di cui i suoi pazienti e le altre migliaia che ne sono il bacino di riferimento, ignorano perfino l'esistenza.

Un progetto dunque fallito ex post perché anche esso ammalorato dal furore ideologico di chi pensa che in medicina siano sufficienti i micro team (MMG, segreteria e forse infermiere) confinati in quel bilocale bagno e cucina, che è spesso l'ambulatorio di medicina generale, per affrontare la complessità della clinica.

Una visione singolare del lavoro clinico che la mia collega fortunatamente non segue e a cui si sottraggono tutti qui che possono: i perseveranti contro il volere dei santi, come il nostro straordinario collega pugliese Enzo Bozza migrato nel Nord dove ballano i lupi; quelli che hanno a lungo militato nei complessi ospedalieri e ne conservano formazione ed esperienza e ovviamente le élites della medicina generale che hanno trascorso più tempo nelle sedi degli ordini dei medici a dirigere una categoria, senza rappresentarla, che nei loro ambulatori. E che quindi avendo delle reti professionali indipendenti dalla medicina generale, risolvono qualsiasi problema sollevando il telefono e chiamando chi serve.

La proposta di casa della salute, se ne convincano i detrattori è l'unica reale possibilità per il "medico chiunque" senza blasoni o capitale sociale; unica opportunità per uscire dall'isolamento che condanna il MMG a non potere dispiegare a pieno le sue potenzialità soffocandolo sotto il peso della burocrazia.

È una proposta che inserisce il MMG in un team multidisciplinare in grado di supportarlo quando serve, in una dimensione dell'agire collettivo che lo coadiuva professionalmente e lo solleva dai carichi amministrativi.

Questa è la casa della salute. Il resto è la vera ideologia senza progetto; una visione archeologica della medicina generale che propone un modello di professione micro-molecolare fatto su misura solo per i “prossimi alla pensione” ma lontano dalle giovani leve che lo rifiutano e preferiscono lasciare deserti i posti disponibili.

Roberto Polillo

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