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Venerdì 26 OTTOBRE 2012
Aspirina e cancro. L’effetto antitumorale è maggiore su chi ha una particolare mutazione genetica

Non tutti i pazienti beneficiano dell’azione di protezione dato dall’acido acetilsalicilico. Ma un nuovo studio apparso su New England Journal of Medicine dimostra come chi presenta un’alterazione del gene PIK3CA ed è curato con il farmaco presenta una sopravvivenza a 5 anni più alta del 20% rispetto a chi non lo è.

Seppure ancora la comunità accademica non sia unanimemente convinta dell’effetto antitumorale dell’aspirina, da qualche anno ormai arrivano sempre più conferme che il farmaco potrebbe avere un’azione preventiva sul cancro, oltre che per le malattie cardiocircolatorie. Ma come mai questo effetto sembrerebbe essere presente solo su alcuni pazienti? Secondo una ricerca del Dana-Farber Cancer Institute, pubblicata su New England Journal of Medicine, la risposta potrebbe essere nei geni. Lo studio, condotto su 900 pazienti con cancro al colon-retto, dimostrerebbe infatti che la terapia con l’acido acetilsalicilico è efficace solo su persone che presentano una mutazione del gene PIK3CA, e non sugli altri.
 
I risultati non sarebbero affatto trascurabili: chi ha quest’alterazione genetica se trattato con aspirina avrebbe una percentuale di sopravvivenza addirittura del 97% a cinque anni dalla diagnosi, contro l’85% di chi non ha la mutazione e del 74% di quelli che hanno la mutazione e non sono trattati con aspirina. “L’acido acetilsalicilico dunque potrebbe essere il responsabile di questa sostanziale differenza”, ha spiegato il coordinatore dello studio Shiji Ogino. “E per la prima volta, abbiamo un marker genetico che può aiutare i medici a capire quali tipi di cancro sono più suscettibili a questa particolare terapia”. Chiaramente però, aggiungono gli autori, prima di cantare vittoria bisogna che questi risultati siano verificati da altri ricercatori, come vuole la prassi scientifica.
Secondo gli scienziati l’aspirina agirebbe bloccando un enzima chiamato PRGS2, che a sua volta causa il rallentamento di un altro enzima, PI3K, importante nella crescita, nella proliferazione, nella motilità e nell’apoptosi delle cellule, la morte cellulare programmata, e dunque nel controllo del cancro.
 
I dati sui 964 pazienti sono stati ottenuti tramite il Nurses' Health Study e l’Health Professionals Follow-up Study, due ricerche di lungo termine che hanno coinvolto migliaia di partecipanti.
Per le persone che presentano la mutazione dunque, la terapia con aspirina potrebbe essere molto efficace. Per gli altri, invece, sebbene siano ancora presenti dei benefici, vanno valutati anche i rischi dati dagli effetti collaterali dell’uso prolungato del farmaco, che può portare a ulcere gastrointestinali e emorragie allo stomaco.

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