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Lunedì 24 LUGLIO 2023
La carenza medica e la burocrazia contrattuale



Gentile Direttore,
ho l’onore e l’onere di essere Direttore di una Struttura Complessa di Chirurgia Generale di un presidio ospedaliero pubblico da poco più di 9 mesi. Chi mi porge domande su come stia procedendo il mio nuovo incarico spesso si sorprende che la mia risposta sia positiva in riferimento non tanto (e non solo) all’andamento clinico dei pazienti, quanto più che altro al fatto che finora nessuno dei miei collaboratori mi abbia manifestato l’intenzione di andar via.

Ben felice di questo, ho tuttavia la certezza che, se non si provvederà a porre rimedio in fretta alla situazione in cui versa il nostro SSN, la mia soddisfazione rimarrà fugace.

Il percorso compiuto e le prospettive son più che chiari a tanti ormai, tuttavia magari qualcuno necessita di rinfrescare la memoria. Non la tedio ancora una volta con tutte le motivazioni alla base della crisi numerica del personale sanitario che conoscerà più che bene. Parto considerandola il preambolo della narrazione.

Fase 1. Nel recente passato le prime carenze di personale medico hanno costretto le Aziende Sanitarie (declinate diversamente da regione a regione) ad arrangiarsi, coinvolgendo operatori privati (cooperative) al fine di colmare i “buchi” quantomeno per i servizi di urgenza (Pronto Soccorso). Per farlo in fretta (prima ancora che bene) hanno dovuto rendere appetibile il lavoro: così, come in un qualunque libero mercato, si son trovate obbligate ad incrementare la retribuzione garantita ai professionisti delle cooperative, altrimenti nessuno di loro avrebbe manifestato interesse. Negli ospedali d’Italia si vivacchia così da un po’: le cooperative mischiano i propri “mercenari” (lo dico senza alcuna accezione negativa) ai soldati dell’esercito regolare nell’ordinaria turnistica di Pronto Soccorso.

Fase 2. Come ampiamente previsto, ad un certo punto, anche altre professionalità mediche hanno iniziato a far percepire la loro carenza. Leggasi anestesisti. E vivacchiare per vivacchiare, visto che il sistema cooperative alla fine aveva garantito una soluzione (di quelle ad interim, di traghettamento per intenderci), ecco il ricorso alle cooperative di anestesisti. Anestesisti per mandare avanti le rianimazioni, anestesisti per mandare avanti le sedute operatorie.

Fase 3. Questo proliferare di professionisti a cottimo (e che cottimo!) ha ulteriormente acuito la crisi, poiché alla cattiva programmazione sul numero di laureati in medicina, alla crisi vocazionale, alle politiche di pensionamento, si aggiungeva la “great resignation”, le dimissioni di massa, motivate anche dalla corsa all’oro delle cooperative da parte di ciascun medico SSN.

Fase 4. Ora le discipline specialistiche in difficoltà sono divenute numerose, molte anche di area chirurgica. Al punto che le Aziende sono arrivate a trovarsi costrette a offrire a terzi i propri spazi operatori al fine di smaltire le liste di attesa. Ovviamente, le cooperative son già sul pezzo.

Fase 5. A voi proseguire la storia.

In ogni modo, a legger bene, tutte le fasi descritte sono coerenti nell’ottica di un progetto di nessuna prospettiva o con prospettiva di brevissima portata per il nostro SSN. E a leggere bene anche le cifre dei vari bandi di gara aggiudicati o in fase di aggiudicazione da parte delle cooperative, non sembra un problema economico. Infatti, qualche politico accorto, ha pensato che, per provare a rimpolpare l’esercito regolare, si potesse retribuire gli stessi dipendenti delle Aziende alle medesime cifre offerte alle cooperative. La messa in pratica dell’idea tuttavia cozzava con i lacci e lacciuoli del CCNL della Dirigenza Medica. Di qui la necessità di proporre ai medici del SSN cifre simili, ma solo se per prestazioni in extraorario.

A questo punto però vien da suggerire una soluzione molto più facile di quanto si pensi. Recentemente l’emergenza pandemica ha indotto a misure di emergenza che, sulla scia del Decreto Calabria (35 del 30.04.2019), hanno messo in deroga tanti cavilli burocratici che le avrebbero rese inapplicabili. Alla stessa maniera la carenza del personale sanitario sta per raggiungere una condizione emergenziale. Ritengo pertanto necessario che, al fine di valorizzare il personale sanitario del proprio SSN, il governo centrale, per mezzo dell’Aran, in questa fase di contrattazione per il “nuovo” CCNL, debba derogare su qualunque ostacolo ne impedisca il riconoscimento del valore della propria ora lavorativa svolta “in servizio” alla stregua dell’ora retribuita ai membri delle cooperative.

Questa proposta di certo non è la panacea di tutti i guai per il nostro malaticcio Sistema Sanitario, ma credo che, se venisse assecondata, per almeno altri 9 mesi potrò contare ancora sui collaboratori che l’Azienda ha messo al mio fianco. Tutti fieramente dipendenti del SSN.

Stefano Rausei
Head of General Surgery Unit
Cittiglio-Angera Hospital
ASST Settelaghi
Varese

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