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Martedì 18 LUGLIO 2023
Piemonte. No di Anaao e Fvm a i Pronto Soccorso privati con i denari pubblici
L’ipotesi, già al centro di polemiche alcuni anni fa, sarebbe tornata a circolare tra le stanze della Regione. I sindacati alzano i muri: “A Torino non servono nuovi PS, ma più posti letto per acuti e post-acuti, meno accessi impropri e valorizzare il personale”, risponde l’Anaao. Per FVM “sembra quasi che si voglia dire ai piemontesi che il diritto ad essere curati e protetti nel loro patrimonio di salute non sia più un diritto costituzionale ma una variabile legata alla residenza e al reddito”.
In Piemonte si torna a parlare di Pronto Soccorso privati e torna la polemica. Già tre anni fa l’ipotesi aveva fatto alzare i sopraccigli, tanto che l’assessore alla Salute, Luigi Icardi, si era preoccupato di precisare che “in Piemonte nessuno chiederà mai la carta di credito a chi si presenta per essere curato in un Pronto soccorso. Il servizio reso dai privati, come nel caso dell’ospedale Gradenigo di Torino, è e sarà sempre gratuito” ma “è mio dovere, come assessore, garantire l’erogazione delle prestazioni di Pronto soccorso anche con l’attuale carenza di medici pubblici” e “insinuare il contrario, lasciando intendere che la sanità piemontese va verso una deriva privatistica selvaggia e dispendiosa è disonesto verso il cittadino, che ha diritto a un Pronto soccorso sempre aperto ed efficiente, pubblico o privato che sia, che non deve essere chiuso”.
Oggi l’ipotesi sarebbe tornata a circolare nelle stanze della Regione, almeno secondo quanto riferito da Repubblica, che riporta le seguenti dichiarazioni di Icardi: “A Torino sarebbero utili due o tre pronto soccorso privati. Sarebbe importante per decongestionare quelli pubblici”, avrebbe detto recentemente l’assessore.
Un’ipotesi contro cui si sono subito tornati a schierarsi i sindacati.
“A Torino non servono nuovi Pronto Soccorso. Servirebbe avere più posti letto per acuti e post-acuti, in modo da poter ricoverare ed evitare attese per giorni in barella. Servirebbe ridurre gli accessi impropri. Servirebbe valorizzare il personale”, dice l’Anaao Assomed Piemonte da Facebook. “Dopo averne chiusi di pubblici, ora di pensa di aprire dei PS privati accreditati. Non siamo d’accordo. Piuttosto si pensi ad una revisione completa della Rete Ospedaliera”, aggiunge l’Anaao.
Anche Aldo Grasselli, presidente Fvm, e Maurizio Bologna, presidente Fvm Piemonte, esprimono la propria contrarietà in una lunga nota. “L’emergenza-urgenza fino a qualche tempo fa non era affare del privato, ovviamente interessato a massimizzare i profitti in attività diagnostiche routinarie lasciando che la socializzazione delle perdite gravasse sul sistema e sul budget pubblico”, osservano anzitutto. “Un lungo periodo di progressivo shifting verso un sistema privato “convenzionato” ben felice di vedersi remunerato con denari pubblici: trasferimento a cliniche e poliambulatori privati di moltitudini di prestazioni che il SSN non riusciva più ad erogare, grazie alla lungimirante abilità manageriale dei suoi “mega direttori”, specialmente per le carenze di personale derivanti sostanzialmente dal sotto finanziamento della sanità pubblica, con conseguenti turnistiche massacranti del personale delle Aziende del SSR a fronte di remunerazioni divenute irrisorie, con correlata fuga dei sanitari, logorati dal covid e frustrati da encomi mediatici e da dolorosi blocchi contrattuali, verso la pensione o verso la sanità privata appostata al varco per reclutarne le professionalità create da anni di lavoro nel SSN”, aggiungono Grasselli e Bologna. “Fino alla grave, e questa sì dolosa, distorsione che ha ammesso nei bilanci pubblici la spesa surrettizia per personale fornito dalle cooperative che hanno potuto vendere medici “gettonisti” sotto la veste di “servizi” remunerati, scavalcando leggi, fino a 1.200 Euro per turni di 12 ore; una deriva che ha già scardinato le basi stesse di una governance clinica e sanitaria razionale e legale”, aggiungono.
Per Fvm “pare si siano saldate l’incompetenza e il qualunquismo strategico della politica con la disinvoltura da fine impero di una classe di manager autoreferenziali che, con il pretesto di erogare salute, hanno scelto di erogare prestazioni in regime di appalto, in barba a principi di buona amministrazione, equità, appropriatezza ed economicità. Ora la Regione Piemonte decide di arretrare dalle sue funzioni basilari e di finanziare anche i pronto soccorso privati, per decongestionare quelli pubblici. La domanda sorge spontanea: si vuole tumulare definitivamente il SSR?”.
Anche Grasselli e Bologna si chiedono, dunque, “per quale ragione non ridurre gli accessi impropri e lo stesso rischio di malattia con una seria revisione della rete territoriale e della prevenzione, non riaggiornare il numero di posti letto inopinatamente tagliati, non valorizzare adeguatamente tutto il personale sanitario (gli eroi ormai invisibili), utilizzando al contrario le risorse a tal fine necessarie, ed evidentemente disponibili, giacché spese comunque, forse al limite del lecito?”:
“La narrazione è ben diversa dalla realtà vissuta dai cittadini – dicono Grasselli e Bologna -. Sembra quasi che si voglia dire ai piemontesi che il diritto ad essere curati e protetti nel loro patrimonio di salute non sia più un diritto costituzionale ma una variabile legata alla residenza e al reddito. Gradiremmo una smentita da verificare nei livelli occupazionali delle aziende del SSR pubblico, nella qualità dell’assistenza erogata e percepita e, non ultimo, nel controllo della correttezza e dell’efficienza della spesa regionale”.
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