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Venerdì 14 LUGLIO 2023
Disabilità e immigrazione. Per i migranti una doppia vulnerabilità, al via progetto Venezia-Ulss3
Immigrazione e disabilità pesano come macigni sulle famiglie. Parliamo di genitori soli, con culture dove in certi casi la disabilità considerata la punizione per una colpa o un peccato commesso. In aiuto di queste persone ora c'è un nuovo progetto di inclusione. Dalto (Ulss 3): “Dovevamo fare qualcosa per aiutare queste mamme nel percorso terapeutico, educativo e scolastico”. Gardinale (Comune di Venezia): “Siamo riusciti ad aiutare famiglie in grosse difficoltà”.
A Venezia gli assistenti sociali del Comune e Ulss 3 Serenissima hanno creato un progetto che tocca il nodo della disabilità e dell’immigrazione. Un’esperienza che coinvolge innanzitutto le donne e madri di bambini con vari livelli di disabilità, attraverso la mediazione culturale e progetti di inclusione come il metodo innovativo e incoraggiante nei risultati che sta suscitando interesse anche in altre regioni.
“Siamo partiti nel 2018, da una constatazione - spiega Maura Dalto, assistente sociale del servizio di neuropsichiatria infantile dell’Ulss 3 Serenissima – e cioè l’aumento dei bambini disabili figli di genitori con background migratorio e con il difficile coinvolgimento delle loro famiglie nel percorso terapeutico, educativo e scolastico”.
Le ragioni sono intuibili: “Le famiglie migranti con figli con disabilità – spiega Chiara Gardinale del servizio disabili del Comune di Venezia – sono soggette a una doppia vulnerabilità poiché si trovano senza reti supporto, spesso con problematiche socioeconomiche o abitative, e la disabilità dei figli comporta anche la rappresentazione del problema da parte dei genitori che non coincidono con i modelli di cura e stili di vita che abbiamo noi”. Questo progetto nasce perché ci si è resi conto che, “oltre all'aumento del numero delle certificazioni di bambini disabili di famiglie di migranti, c’è anche una grandissima difficoltà nel comunicare con queste famiglie, nel far comprendere loro la diagnosi e le reali problematiche dei bambini, che comportava inevitabilmente a sua volta una scarsa efficacia degli interventi e del piano terapeutico”.
Come ha rivelato il percorso di ascolto sin dalle prime fasi, le stesse famiglie si sentono spesso sole e con il peso di una condizione che viene, talvolta, per ragioni culturali, vissuta come frutto di una colpa, o una sorta di un peccato commesso.
I servizi del comune di Venezia hanno per cui deciso di attivare dei corsi di inclusione dedicati a mamme con figli con disabilità attraverso progetti di coinvolgimento delle stesse mamme mirando a superare le barriere che fino a prima sembravano insormontabili. Con la conseguenza che le mamme dopo questo percorso si sentono meno isolate mentre i loro figli cominciano a seguire maggiormente i consigli dei medici, il piano terapeutico ed i consigli degli assistenti sociali.
E così che dal 2020 è nato un gruppo che si riunisce mensilmente con mamme di nazionalità diverse. Un gruppo che nel tempo si si è rafforzato grazie alle partecipanti che con le loro testimonianze coinvolgono ed aiutano le mamme nuove sin dall'inizio del percorso di presa in carico dei servizi sociali per la diagnosi del bambino disabile.
Endrius Salvalaggio
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