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Giovedì 13 LUGLIO 2023
Le parodontiti facilitano la formazione delle placche nella malattia di Alzheimer
Un nuovo studio condotto in USA ha fatto emergere un legame tra la malattia parodontale e la formazione della placca amiloide, un segno distintivo della malattia di Alzheimer. La malattia gengivale provoca lesioni che consentono ai batteri della bocca di entrare nel flusso sanguigno, attraversare la barriera ematoencefalica e stimolare le cellule della microglia del cervello.
Le parodontiti sono associate alla formazione della placca amiloide, la caratteristica distintiva della malattia di Alzheimer. È la conclusione cui è arrivata una ricerca condotta da un team del Forsyth Institute e della Boston University, pubblicata dal Journal of Neuroinflammation, che mostra come la malattia alle gengive possa portare a cambiamenti nelle cellule della microglia, le cellule immunitarie del cervello responsabili della digestione della placca amiloide.
Secondo i ricercatori, i batteri del cavo orale avrebbero un ruolo significativo nello sviluppo di malattie sistemiche come cancro del colon e patologie cardiache. “Da uno studio precedente sapevamo che l’infiammazione associata alla malattia gengivale attiva una risposta infiammatoria nel cervello”, spiega Alpdogan Kantarci, autore senior della ricerca, “e ci siamo chiesti se i batteri possono causare un cambiamento nelle cellule cerebrali”.
Il team ha scoperto, così, che quando vengono esposte ai batteri orali, le cellule della microglia si sovrastimolano. La malattia gengivale provoca lesioni che consentono ai batteri della bocca di entrare nel flusso sanguigno, attraversare la barriera ematoencefalica e stimolare le cellule della microglia del cervello. Negli animali da laboratorio con parodontite, gli scienziati hanno monitorato la progressione della malattia, confermando che i batteri viaggiano fino al cervello.
Il team ha isolato, poi, le cellule della microglia e le ha esposte ai batteri orali. L’esposizione stimolava queste cellule e attivava la neuroinfiammazione, con i cambiamenti che erano compatibili alle placche amilodi. “Riconoscere in che modo i batteri orali causano neuroinfiammazione, aiuterà a sviluppare strategie target”, conclude Kantarci.
Fonte: Journal of Neuroinflammation (2023)
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