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Lunedì 10 LUGLIO 2023
Pnrr. Cisl Fp e Fnp Veneto: “Rsa strategiche per la riorganizzazione dei servizi, serve una visione d’insieme”
Per Fp e Fnp Veneto, le Rsa “possono diventare strategiche nella riorganizzazione dei servizi sociosanitari territoriali stabilita dal PNRr che, dal canto suo, conferisce agli Ats un ruolo centrale per la governance del sociale. Ecco perché queste partite dovranno essere affrontate con una visione di insieme” mentre “la Regione continua a tenere separati i temi, con il grande rischio di vedere scritte solo norme amministrativo-gestionale, e non di effettiva erogazione dei servizi”.
Per la Cisl pensionati, ci sono tre occasioni, che da qui ai prossimi mesi, potranno migliorare il fronte sociosanitario in Veneto e che non dovranno essere sprecate. Stiamo parlando del riordino dei servizi sociosanitari territoriali in seno al PNNr, dei decreti attuativi del Ddl anziani di inclusione e coesione, il quale già prevede voci specifiche per la prevenzione e la gestione della non autosufficienza degli anziani. Conseguentemente ci sarà anche la riforma regionale degli Ambiti territoriali sociali (Ats), con la proposta di legge regionale ora ferma in V commissione a Palazzo Ferro Fini. Infine, continua il sindacato, ci sarà l’annosa, anzi, l’annosissima questione sulla riforma delle Ipab che ormai deve rientrare nella più complessiva riforma delle Rsa, di cui tutti riconoscono la necessità, ma nessuno ancora ci ha messo seriamente mano e che conta vent’anni di inerzia.
“Le Rsa, con il loro numero e con la loro distribuzione, possono diventare strategiche nella riorganizzazione dei servizi sociosanitari territoriali stabilita dal PNRr che, dal canto suo, conferisce agli Ats un ruolo centrale per la governance del sociale. Ecco perché queste partite dovranno essere affrontate con una visione di insieme e noi ce l’abbiamo, ed è quella di aprire le Rsa al territorio. Invece la Regione continua a tenere separati i temi, con il grande rischio di vedere scritte solo norme amministrativo-gestionale, e non di effettiva erogazione dei servizi”, anticipano Marj Pallaro e Tina Cupani, segretarie generali rispettivamente di Fp e Fnp Veneto, le sigle della funzione pubblica e dei pensionati della Cisl.
Con le risorse del PNRr, infatti, viene rafforzata e finanziata solo le strutture e non il personale, tramite il potenziamento dei distretti in un’ottica di prossimità. Attraverso la riforma regionale degli Ats si procede invece a una revisione del sistema di governance del sistema sociosanitario e socioassistenziale con un livello sovracomunale, dando ancora come riferimento l’ambito territoriale di distretto.
Mentre, le Rsa in Veneto sono 347, di cui 330 “operative”, per metà a gestione pubblica e metà a gestione privata, i dipendenti complessivi sono oltre 31mila, con il dato che Cisl riporta: le strutture pubbliche hanno esternalizzato per metà dei loro operatori.
La proposta di Cisl pensionati
“Immaginiamo di includere finalmente in modo formale le Rsa fra gli erogatori di servizi territoriali - continuano Pallaro e Cupani - con una efficace razionalizzazione anche dei servizi di tipo amministrativo di carattere comune e con un rilancio e ampliamento delle attività. Ecco quindi che in un centro servizio “messo in rete” possono coabitare con i centri diurni, ospedali di comunità, case di comunità e servizi di riabilitazione. Ma possono diventare anche punto di riferimento per tutto quel mondo del volontariato che si occupa di sociale. Possono diventare, insomma, delle vere “case della salute”.
Quali sono i vantaggi di questa visione? Una gestione unificata dell’intero sistema sociosanitario assistenziale che includa una volta per tutte le Rsa porta subito benefici
- sull’intero sistema di welfare di comunità data la capillarità dei servizi e la garanzia di coordinazione e coerenza “dall’alto” (da Regione a Ulss a Distretto);
- la razionalizzazione dei costi gestionali aiuterebbe l’abbassamento delle rette: un posto in Rsa costa in media 21.900 all’anno compresa l’impegnativa di residenzialità. Con la capacità reddituale attuale, due terzi dei pensionati non possono permettersi una casa di riposo.
- la valorizzazione del personale applicando il CCNL Sanità pubblica a tutti gli operatori contribuirebbe a rendere di nuovo appetibile questo lavoro e a dare un motivo per chi già c’è di restarci.
“In Veneto – concludono segretarie generali rispettivamente di Fp e Fnp Veneto, le sigle della funzione pubblica e dei pensionati della Cisl - con il Covid abbiamo stabilizzato praticamente tutto il personale, il problema ora è dare pari diritti a tutti gli operatori, superando contratti che non sono dignitosi, per evitare quel che sta succedendo, come la corsa al posto pubblico per condizioni lavorative migliori, lasciando scoperte molte strutture, o addirittura il cambio mestiere. Fare l’infermiere o fare l’operatore sociosanitario che ne mancano rispettivamente 8mila e 3mila in regione, non è più appetibile se non si danno adeguati riconoscimenti economici e concrete prospettive di crescita professionale. Un’occasione, questa, che non possiamo sprecare”.
Endrius Salvalaggio
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