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Martedì 20 GIUGNO 2023
Alzheimer. Una malattia anche sociale. Bezzini e Spinelli: “Toscana al lavoro su misure dedicate”

La Toscana è stata tra le prime regioni a promuovere percorsi sperimentali rivolti alle persone affette da demenza e disturbi cognitivi per umanizzare la malattia e abbattere le barriere tra la malattia stessa e tutto ciò che le sta intorno, ambiente, società e contesto, promuovendo esperienze innovative

Alzheimer e demenza sono una priorità di salute pubblica: lo sono ancora di più in Toscana, dove la popolazione anziana, già più numerosa che altrove, è in aumento. Su 3 milioni e 700 mila abitanti, 950 mila toscani hanno più di 65 anni. Si tratta del 26 per cento della popolazione e tra questi in 85 mila, l’8 per cento, sono affetti da forme di demenza: sei su dieci da Alzheimer

Il tema è stato al centro del primo convegno regionale dei Centri per i disturbi cognitivi e le demenze, organizzato da Regione Toscana a Firenze, in collaborazione con Aima (Associazione italiana malattia di Alzheimer) e con il coinvolgimento delle aziende sanitarie toscane. “Con il nuovo piano regionale per la non autosufficienza la Regione - sottolinea l’assessora alle politiche sociali della Toscana, Serena Spinelli - conferma un’attenzione specifica riguardo a situazioni complesse e che necessitano di risposte dedicate, sia dal punto di vista residenziale che dei centri diurni e di tutti quei servizi che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone”.

“Si tratta di un percorso - evidenzia in un messaggio l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, assente per impegni istituzionali - che la Regione Toscana ha saputo anticipare e interpretare con metodi e linguaggi innovativi, frutto della cultura e del pensiero socio assistenziale del sistema sanitario toscano e che si esprime nell’importante lavoro dei professionisti e delle professioniste impegnate in questo ambito”.

“L’Alzheimer e le demenze - aggiunge Spinelli - sono una patologia con profondi risvolti sociali, che ha ripercussioni pesanti non solo sulla persona che ne è affetta, ma anche sui familiari e le persone vicine. Per questo serve una presa in cura complessiva, un approccio multidisciplinare e un progetto personalizzato che tenga insieme gli aspetti sanitari e sociali, coinvolgendo a pieno le famiglie, grazie a un sistema di servizi unitario e radicato sul territorio”.

La Toscana è stata tra le prime regioni a promuovere percorsi sperimentali rivolti alle persone affette da demenza e disturbi cognitivi per umanizzare la malattia e abbattere le barriere tra la malattia stessa e tutto ciò che le sta intorno, - ambiente, società e contesto - promuovendo esperienze innovative che si nutrono del significato di parole come cura, cultura e persona. Lo ricorda di nuovo l’assessore Bezzini. “Abbattere le barriere – aggiunge – significa anche lavorare sulla formazione e l’ascolto, collaborando con gli specialisti e i familiari delle persone affette da questa patologia costruendo strategie comuni per migliorare la qualità della vita dei pazienti stessi e di chi gli sta accanto. Una sfida che la Toscana ha saputo cogliere attivando negli anni importanti progetti”.

Alzheimer e demenze hanno bisogno di una adeguata programmazione della rete dei servizi specialistici e diagnosticoterapeutici, di assistenza domiciliare e semiresidenziale e residenziale quali i centri diurni e i moduli dedicati all’interno delle Rsa. Ruolo fondamentale nel percorso di presa in carico è ricoperto dai Centri per i disturbi cognitivi e le demenze. In Toscana ce ne sono quarantasette, di cui sette fanno capo alle aziende ospedaliero-universitarie: si tratta di strutture cliniche focalizzate sulla prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle diverse forme di demenza.

La Toscana è stata tra le prime Regioni in Italia a dotarsi di un piano regionale ed ha intrapreso da tempo una serie di iniziative finalizzate all’attuazione delle indicazioni nazionali e quindi alla ricerca del migliore benessere possibile per le persone afflitte da questa patologia, alla valorizzazione e al sostegno di chi li assiste e al loro coinvolgimento nel processo di cura, alla garanzia di un sistema di servizi globale, unitario, integrato, radicato nel territorio, vicino alle persone nell’ottica della qualificazione della rete esistente.

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