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“Payback dispositivi medici, criticità nella formazione dei giovani, contenziosi e clinicizzazioni sono le principali cause dell’abbandono del Ssn da parte dei chirurghi 45/55enni che vanno a capitalizzare i loro talenti nel privato o all’estero”. Così Marco Scatizzi Presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (Acoi) che lancia l’allarme sulla chirurgia ospedaliera e sul Servizio Sanitario Nazionale. “In questo 2023 - ricorda Scatizzi - abbiamo esordito per primi, e soli fra le società chirurgiche nazionali, nel mettere all’attenzione della politica e dell’opinione pubblica il problema del ‘pay back’ una sorta di tassazione postuma, per sforamenti di spesa pubblica sanitaria indotti dall’attività svolta per garantire i LEA, a carico delle aziende che hanno fornito presidi medici, indispensabili al nostro lavoro. Il fatturato eccedente il tetto del 4,4 %, per gli anni 2018-2022, in due trance, cash, da versare entro gennaio, poi aprile, adesso giugno, non solo rischia di desertificare il settore con oltre 120.00 posti di lavoro a rischio, ma è una bomba ad orologeria per i nostri pazienti che rischierebbero di essere curati con presidi di serie B o C. In questi mesi ci siamo impegnati per accendere un faro sul tema ed abbiamo contribuito a suggerire anche soluzioni, che ancora sono sul tavolo dei Ministri di questo governo, che sebbene non abbiano responsabilità sulla genesi del problema, hanno il dovere di risolverlo”. Scatizzi ha poi sottolineato la criticità della formazione delle nuove generazioni di chirurghi: “La crisi vocazionale, che riguarda anche altri Paesi in Europa, in Italia è più acuta per diversi motivi. Il contenzioso legale, civile, penale, amministrativo, rappresenta ormai, per i ragazzi che si affacciano all’idea di diventare chirurghi, ed in particolare chirurghi generali, il primo ostacolo alla scelta. Per questo il prossimo 13 giugno porteremo le proposte Acoi nella commissione ministeriale per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica istituita dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ma questo non è l’unico motivo. La retribuzione, di gran lunga la più bassa d’Europa ed eguale ai nostri colleghi medici che hanno infinite responsabilità e fatiche in meno, è il secondo ostacolo al “sogno chirurgico”. Altro tema è la qualità di molte Scuole di Specializzazione in Italia: “Qui si apre la voragine di una doppia criticità: la prima è la non applicazione ed i meccanismi che regolano la legge 402/2017, la seconda, ancor più strutturale, riguarda la formazione postlaurea, che potrebbe essere svolta negli Ospedali senza che per forza debba essere gestita dall’Università. Acoi – aggiunge Scatizzi – su questo tema è granitica: dobbiamo agire subito. Come? Partendo da alcune “side visit”, eseguite dagli organi di controllo previsti dalla legge, su richiesta degli specializzandi, che hanno certificato l’inadeguatezza di alcune Scuole di chirurgia universitaria in particolare delle Scuole che non hanno attivato la Rete Formativa Ospedaliera prevista dalla 402. Stiamo approntando un documento che, formalizzi alcune proposte migliorative nell’interesse della qualità e della regolarità della formazione chirurgica post laurea, e che dia il giusto riconoscimento ai chirurghi ospedalieri che si impegnano in questa attività. Accanto a queste formalizzeremo anche una proposta legislativa per prevedere la possibilità di acquisire il titolo di Specialista con un percorso ospedaliero, verificato, certificato ed accreditato dal Ssn, come per altri versi era già possibile 30 anni fa, con una serie di garanzie adeguate per i chirurghi in formazione e per i pazienti”.
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Lunedì 05 GIUGNO 2023
Chirurghi. “Preoccupante lo scenario del servizio sanitario”
Dal problema del ‘pay back’ sui dispositivi medici all’esodo dei chirurghi verso il privato o all’estero fino alle scuole di formazione. Per l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani sono tante le criticità da affrontare. Scatizzi: “Servono subito risposte dalle istituzioni”
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