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Venerdì 26 MAGGIO 2023
Telemedicina. Scibetta (Federsanità): “L’ospedale virtuale che serve ma ancora non c’è”

In Veneto non mancano riconoscimenti alle performance, all’assistenza e alle cure erogate. Ciò che manca è l’iniziativa in campo della teleassistenza e telemonitoraggio dei pazienti cronici. “Da anni condividiamo sul territorio nazionale la mancanza di modello organizzativo tale da prevedere una re-ingegnerizzazione e digitalizzazione nel comparto sanità. Ma il momento propizio è ora”, sostiene il presidente di Federsanità Anci Veneto

Il momento propizio per dare vita all’“ospedale virtuale” è “ora”. Ne è convinto il presidente di Federsanità Anci Veneto, Domenico Scibetta, coordinatore dell’Osservatorio delle Buone Pratiche di Integrazione Socio-Sanitaria” di Federsanità/Agenas, che riunisce le Ulss federate del Veneto, e che parla della necessità di raggiungere questo obiettivo.

“Premesso che la visita medica rappresenta un momento insostituibile del percorso di cura – precisa Scibetta - l’impiego della tecnologia oggi disponibile può fornire dei validi strumenti operativi, complementari e integrativi alla visita medica in presenza. Anche nella Regione Veneto, oltre a qualche iniziativa ben strutturata di teleassistenza e telemonitoraggio per pazienti cronici (es. telemonitoraggio di pazienti cardiopatici con pacemaker), vi sono progetti a carattere sperimentale. Tutto questo in un contesto programmatorio, come stabilito dalla Giunta regionale con delibera 63/2020”.

In Veneto, come in altre regioni, per il presidente di Federsanità Anci Veneto, si sta pagando lo scotto di una mancata re-ingegnerizzazione e digitalizzazione. “In questo momento stiamo condividendo, come sta accadendo in tutto il territorio nazionale, un momento di cambiamento che in qualche modo ci sta tenendo ingessati. Da un lato stiamo vivendo un momento di transizione epimiedologico, di nuovi bisogni, culturale ecc, dall’altro lato ci manca un nuovo modello organizzativo in grado di affrontare la nuova trasformazione digitale e di engineering, oltre che ad una scarsa quota di nuovi investimenti in tal senso. Senza questi aggiustamenti l’ospedale con monitoraggio da remoto faticherà a decollare”.

Il presidente Scibetta cita quindi un ospedale attivo dal 2015 che si trova a San Luis nel Missouri. “Questo ospedale di cinque piani – spiega– ha come prima caratteristica il fatto di non avere posti di degenza, lavorano 330 operatori sanitari con 170 postazioni di lavoro offrendo un’assistenza virtuale a 600mila pazienti dislocati in sette stati 24 ore al giorno”.

“Tornando con i piedi in territorio nazionale e Veneto – continua il presidente di Federsanità Anci Veneto – al netto delle acuzie, gran parte delle cronicità possono essere gestite in teleassistenza con un continuo monitoraggio che va dal controllo della cura, al teleconsulto, i controlli da remoto sulla riabilitazione su persone in difficoltà sulla deambulazione, con un coinvolgimento della cura dell’assistito e della propria famiglia, maggiore”.

Per Scibetta manca ancora molto da fare, ma questo è senz’altro il momento giusto per lavorarci. La pandemia di Covid-19 ha, infatti, spostato l’attenzione dall’ospedale al territorio in particolare imponendo nuovi modelli di cura primaria e assistenza territoriale. Uno dei primi nodi da risolvere nel territorio veneto è senz’altro quello di far parlare fra le strutture (tutte), comprese le case per anziani, i sistemi operativi che ancora oggi soffrono di una ritardata re-ingegnerizzazione e digitalizzazione. Si dovrà partire da un coinvolgimento simmetrico dei medici di medicina generale per arrivare agli ospedali che ancora oggi gli uni fanno fatica a parlare con gli altri.

D’ora in avanti la parola d’ordine, per il presidente di Federsanità Anci Veneto, dovrà essere “re-ingegnerizzazione, digitalizzazione, interoperabilità, nuovi e corposi investimenti su nuove infrastrutture con la creazione di nuovi modelli operativi e culturali capaci di ridefinire ospedali con una parte di offerta sanitaria virtuale”.

Endrius Salvalaggio

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