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Mercoledì 17 OTTOBRE 2012
Professioni sanitarie. Cgil, Cisl e Uil a Balduzzi: "Vogliamo gli Ordini, come in tutta Europa"

Un'attesa che dura dal 2006 da quando una legge dello Stato ne aveva previsto l'istituzione. E così i sindacati scivono al ministro ricordando che: "nessun paese Europeo ha lasciato senza controllo e liberalizzato le professioni sanitarie perchè in questo campo non è il libero mercato che impedisce le condotte corporative".
 


Cgil, Cisl e Uil, in una lettera inviata al ministro della Salute, Renato Balduzzi, tornano a chiedere l’istituzione degli ordini professionali e dei relativi albi per gli oltre 500 mila professionisti sanitari, in attesa ormai dal 2006, dopo il ritiro del Ddl 1142 avvenuto lo scorso 2 agosto a causa di una “problematica tecnica, rilevata dagli uffici, che generava conflitti di competenze”. Da allora il provvedimento non è stato più ricalendarizzato per i lavori dell’aula. Per i sindacati “è necessario porre fine a questa ambiguità individuando una strada condivisa che risolva i problemi e non li perpetui, nel superiore interesse dei cittadini, del loro diritto ad una sanità di qualità”.

Ecco il testo integrale della lettera

Egregio Ministro,
le scriventi OO.SS. sono a rappresentare alla S.V. il disagio di tutti i professionisti delle professioni sanitarie sulla mancata Istituzione degli ordini e dei relativi albi, previsti dalla legge n. 43 dell’anno 2006 come il naturale completamento del processo di evoluzione professionale avviato dall’istituzione dei profili, dalle leggi 42 del 1999 e 251 dell’anno 2000., che hanno previsto i percorsi formativi universitari, l’autonomia professionale e l’accesso alla dirigenza.

Il percorso per l’istituzione degli ordini delle professioni sanitarie nel corso di questi anni ha dovuto superare numerosi ostacoli, più volte c’è stata la necessità di rinnovare la delega al governo prevista dalla legge 43 dell’anno 2006 e solamente nell’anno 2010 le varie proposte sono confluite nel DDL 1142.
Lo scorso 2 agosto, dopo un articolato percorso, il DDL 1142 veniva finalmente approvato, all’unanimità, dalla commissione XII del Senato in sede referente, ma successivamente nel corso del dibattito in aula lo stesso veniva ritirato dalla relatrice senatrice Bianconi a causa di una dichiarata “problematica tecnica, rilevata dagli uffici, che generava conflitti di competenze”. Nonostante l’impegno ad una rapida presentazione degli emendazione necessari a superare le eccezioni poste dagli uffici, il DDL 1142 non è stato più ricalendarizzato per i lavori dell’aula.

Su questi argomenti, però, nonostante l’ampia trattazione sopra richiamata e i provvedimenti normativi di questi anni, in gran parte trasversali, non emergono tuttora soluzioni condivise che, in un verso o nell’altro, devono avere come obiettivo quello di porre fine alle disuguaglianze ed alle diversità di trattamento tra professionisti ancor oggi in essere. È necessario porre fine a questa ambiguità individuando una strada condivisa che risolva i problemi e non li perpetui, nel superiore interesse dei cittadini, del loro diritto ad una sanità di qualità.

Le conseguenze di questo ormai insostenibile ritardo ricadono sui cittadini, ai quali viene negato il diritto alla garanzia di ricevere prestazioni di qualità eseguite da professionisti appositamente formati, competenti e capaci, e sulle centinaia di migliaia professionisti italiani (400.000 c.a con albo e Collegio e 200.000 ca senza) privi del necessario strumento di tutela della loro professione dai frequenti e pericolosi fenomeni di abusivismo che avvengono nel nostro paese.
Le scriventi OO.SS. pertanto chiedono alla S.V., un autorevole, determinato e tempestivo intervento, per inserire un articolo che istituisca gli ordini delle professioni sanitarie nel DDL di conversione del Decreto Legge 158/2012, recante “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più livello di tutela della salute”.

A tal fine ci preme evidenziare ancora una volta in merito alle recenti riforme in tema di liberalizzazione delle professioni che nessun paese Europeo ha lasciato senza controllo e liberalizzato le professioni sanitarie perchè in questo campo non è il libero mercato che impedisce le condotte corporative e l’autoreferenzialità, ma sono i modelli e le regole organizzative delle professioni e del servizio sanitario che devono contrastare tali fenomeni.

Sicuri della Sua sensibilità alla problematica, nell’attesa di riscontro, porgono distinti saluti.

FP CGIL - Cecilia Taranto
CISL FP - Daniela Volpato
UIL FPL - Giovanni Torluccio
 

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