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Martedì 31 AGOSTO 2010
Emilia Romagna contesta i dati Governo su droga e Hiv
La Relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia 2008 cita l’Emilia Romagna tra le situazioni critiche per maggior positività per HIV, epatite B ed epatite C e contemporaneo minor uso del test. Per l’assessore alla Sanità, Carlo Lusenti, “l'elaborazione dei dati forniti dalle Regioni non è attendibile”.
Per la Relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia 2008 elaborata dal Governo, la Regione Emilia Romagna è tra le situazioni più critiche. In particolare, nonostante sia tra le realtà con più alta positività per HIV, epatite B ed epatite C, la Regione è anche tra quelle con il minore ricorso ai test. Nonché tra quelle con più alta mortalità per incidenti stradali correlati alla guida sotto effetto di droga. Affermazioni che non sono andate giù all'assessore alla Sanità, Carlo Lusenti, secondo il quale “l'elaborazione dei dati forniti dalle Regioni non è attendibile. I nostri dati – afferma Lusenti - dimostrano un assoluto miglioramento nel corso degli anni. Continua l'impegno per favorire comportamenti corretti e per promuovere il test HIV”.
La Relazione (in allegato la sintesi e il documento integrale) è stata pubblicata lo scorso giugno ma rilanciata dalla stampa nei giorni scorsi e commentata oggi da Lusenti. “Prima di ogni approfondimento per cercare di ricondurre alle corrette proporzioni il fenomeno in Emilia-Romagna rispetto a quanto riportato dalla stampa, è però necessaria una premessa”, ha affermato l’assessore. “Il rischio di infezione da Hiv è ancora frequente tra le persone con tossicodipendenza, anche se si è molto ridotto nel corso degli anni Ma il rischio di infezione da Hiv riguarda tutti: parlare solo di persone con tossicodipendenza, e tra queste per altro solo di quelle seguite dai SerT, rischia da un lato la loro ghettizzazione, dall’altro che si diffonda una sottovalutazione del problema da parte di tutta la popolazione. Non dimentichiamo che la modalità più frequente di contagio è riconducibile a comportamenti sessuali (l’88% dei casi nel 2009)”.
Lusenti attacca quindi il metodo utilizzato dal Governo nell’elaborazione dei dati forniti dalle Regioni: “Proporre come indicatore il rapporto tra i sieropositivi storici a tutto il 2009 e i test effettuati nel solo 2009 produce un dato, in tutta evidenza, inattendibile dal punto di vista statistico”. Lusenti invita quindi a leggere quanto fornito dal sistema informativo regionale, che mette in relazione i nuovi utenti che accedono ai servizi e l’incidenza annuale del fenomeno tra coloro che accedono e che accettano di effettuare il test. “I risultati – ha osservato Lusenti - mostrano un assoluto miglioramento nel corso degli anni”. Nel 1991, l’anno in cui è partito il flusso informativo, i positivi tra i nuovi utenti erano il 22%, nel 2000 il 7,1%; nel 2009, su 2.565 nuovi utenti, 580, il 22,6% del totale, ha accettato di effettuare il test: 18 sono risultati positivi al virus HIV, 562 negativi.
“Siamo consapevoli - ha aggiunto Lusenti - che una percentuale del 22,6% di nuovi utenti che accettano di effettuare il test non è soddisfacente. I Servizi lo propongono sempre a tutti, ma l’adesione è una libera scelta, non un obbligo. Noi lavoriamo per incrementare e migliorare il risultato e abbiamo già in corso un progetto regionale che prevede formazione e iniziative per migliorare il counselling all’utente. Questo progetto si affianca alle iniziative di lotta all’Aids che abbiamo in campo da anni, in collaborazione con le associazioni di volontariato. Continueremo a lavorare per realizzare campagne informative e iniziative di formazione sia per aumentare la consapevolezza di tutti riguardo ai comportamenti a rischio, sia per favorire l’adesione al test Hiv, eseguibile in anonimato e gratuitamente in tutto il territorio regionale”.
L’assessore ha infine commentato l’indice inferiore di mortalità per overdose che registra l’Emilia-Romagna rispetto alla media nazionale (0,86 decessi per 100.000 abitanti contro 1,26), riportato nella relazione: “è da mettere anche in relazione all’impegno complessivo dei servizi, compresi quelli di riduzione del danno, come le unità di strada”.
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