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Lunedì 15 MAGGIO 2023
Personale straniero in Sardegna, perché per gli infermieri la conoscenza della lingua italiana non conta?
Gentile Direttore,
in data 12 maggio c.a. su QS è apparso un articolo dal titolo: “Carenza medici. La Sardegna apre al reclutamento dei medici e infermieri stranieri”, fin qui tutto bene. Sento doveroso fare un’osservazione in merito al “bando/manifestazione di interesse” che appare, nelle intenzioni dell'Assessore alla Sanità della Regione Sardegna, una scelta opportuna per far arrivare risorse umane nelle strutture sanitarie presenti sull’Isola. Richiamo l'attenzione riguardo un aspetto che mi ha lasciato basito e preoccupato: nel bando viene richiesto, come requisito, la conoscenza della lingua italiana, almeno per una delle Professionalità ricercate.
Per meglio esplicitare la mia osservazione riporto, con un semplice copia incolla, uno stralcio del bando predisposto dalla Direzione Generale della Sanità Servizio Programmazione Sanitaria ed Economico Finanziaria e Controllo di Gestione:”Avviso pubblico per la costituzione di un elenco regionale dei professionisti disponibili e in possesso dei requisiti per l’esercizio temporaneo della professione sanitaria di medico chirurgo e di infermiere che intendano esercitare sul territorio regionale la professione regolata da specifiche direttive dell’Unione Europea in base a un titolo conseguito all’estero. Art 15 Decreto legge 30 marzo 2023, n. 34”.
1) Effetti.
La manifestazione di interesse è valida per la copertura delle eventuali necessità assistenziali che dovessero manifestarsi presso le Aziende sanitarie della Sardegna e le strutture sanitarie e socio sanitarie private accreditate o autorizzate, quali in particolare le strutture residenziali per anziani, disabili, minori, psichiatriche e delle dipendenze facenti parte della rete della Regione Autonoma della Sardegna, relativamente al reclutamento di professionisti in possesso della qualifica di Infermiere e di medico chirurgo.
2) Requisiti richiesti e documentazione da allegare alla domanda.
L’istanza dovrà essere presentata compilando in ogni sua parte il modulo di cui all’allegato B), al quale dovrà essere obbligatoriamente acclusa, a pena di mancato accoglimento, la seguente documentazione:
PER GLI INFERMIERI
1) copia conforme all’originale del titolo di studio posseduto;
2) copia conforme all’originale del certificato di iscrizione all’albo/ordine del Paese di provenienza
3) curriculum vitae et studiorum, redatto in formato europeo in lingua italiana, o tradotto in lingua italiana;
4) copia del documento di identità in corso di validità;
5) copia del permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa (solo per i cittadini di Paesi non appartenenti all’UE).
PER I MEDICI CHIRURGHI
1) copia conforme all’originale del titolo di studio posseduto e della eventuale specializzazione;
2) copia conforme all’originale del certificato di iscrizione all’albo/ordine del Paese di provenienza;
3) curriculum vitae et studiorum, redatto in formato europeo in lingua italiana, o tradotto in lingua italiana;
4) copia del documento di identità in corso di validità;
5) certificazione di attestazione di conoscenza della lingua italiana di livello B1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (QCER);
6) copia permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa (solo per i cittadini di Paesi non appartenenti all’UE).
Appare evidente che il requisito della lingua italiana non è richiesta per gli Infermieri. Come già detto, sono rimasto basito e sono preoccupato.
Mi chiedo e chiedo a chi legge, come possa essere possibile garantire il "tempo di cura, la relazione paziente/infermiere e tutte le funzioni proprie degli Infermieri se i Professionisti selezionati non possiedono la lingua italiana (tra l'altro sono molti gli anziani e i vecchi che (pur conoscendo l'italiano), preferiscono utilizzare la lingua sarda per meglio "narrare" la loro condizione di malati o semplicemente descrivere il dolore? Potrei dilungarmi e richiamare le varie leggi che, da oltre trenta anni hanno radicalmente cambiato la Professione infermieristica in Italia, affrancandola dal ruolo di mera “arte sanitaria ausiliaria” la hanno resa Professione autonoma. Forse sarebbe bene che, tutti coloro che hanno dato il plauso al documento citato, mi riferisco ai vari Consiglieri Regionali della maggioranza e dell’opposizione (alcuni sono Medici, qualcuno appartiene alle Professioni sanitarie di Area Tecnica e aggiungo anche alcune sigle sindacali.
Nessuno ha avuto la capacità di leggere con attenzione il bando e notare quanto mi sono permesso di sottolineare. A loro chiedo di mettersi nei panni dei loro conterranei che rischiano di essere assistiti da Infermieri ai quali non è richiesto di saper parlare e ascoltare in italiano. Forse si pensa che saranno le ASL, le RSA o le altre strutture sanitarie a doversi fare carico di attivare corsi di italiano per gli Infermieri? Aggiungo un’ultima considerazione: quale può essere il ruolo degli Ordini delle Professioni infermieristiche in terra sarda o della Federazione Nazionale dei medesimi Ordini?
Mario Fiumene
dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche
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