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''La storia demografica italiana è cresciuta fino al 2014, ma oggi un grande Paese che comincia a perdere popolazione. Inoltre oggi abbiamo più morti che nati. Questa è la fotografia di oggi, ma la previsione per i prossimi anni è che i 59 milioni di oggi scendano a 48 milioni e quindi spariscono 11 milioni di persone. Avremo 800mila morti l'anno, a fronte di 300mila nascite. In più per questo perderemo 500 miliardi di Pil''. Sono i numeri da brivido snocciolati da Gian Carlo Blangiardo, past president Istat, in occasione della terza edizione degli Stati generali della natalità sul tema 'Sos-Tenere#quota500mila”, in corso all'Auditorium della Conciliazione di Roma. Viviamo in “un mondo che invecchia. Gli 800mila ultranovantenni di oggi" saranno "2,2 milioni nel 2070, di cui 145mila ultracentenari. Teniamone conto perché ci sarà una spesa sanitaria enorme per dare una qualità di vita ad una popolazione così invecchiata''. Ed è il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a risuonare per primo come monito alle istituzioni, in modo che si organizzino per affrontare il problema del calo demografico: "Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità. Si tratta di una puntuale prescrizione della Costituzione che, all'art. 31 - rimarca il capo dello Stato - richiama la Repubblica ad agevolare 'con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose'. Proteggendo 'la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo".
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Giovedì 11 MAGGIO 2023
Stati Generali della Natalità. Istat: “Nei prossimi anni spariranno 11 mln italiani”. Mattarella: “Spetta alle Istituzioni rimuovere ostacoli a genitorialità. Lo dice anche la Costituzione”
L’incontro giunto alla sua terza edizione richiama l’attenzione sul calo demografico che avrà conseguenze su tutti gli aspetti della società italiana. Blangiardo: “Perderemo anche 500 miliardi di Pil”. Roccella: “Abbiamo bisogno di una vera rivoluzione culturale, di un cambiamento significativo per quanto riguarda la genitorialità. Siamo di fronte a un mondo diverso da quello dei nostri padri e anche dal nostro, ed è su questo che dobbiamo misurarci, perché non vogliamo tornare indietro, ma andare avanti”.
Presenti anche i pediatri. Invertire la rotta della denatalità, in cui l’Italia ha un primato negativo nel mondo, "è possibile. Ma dobbiamo lavorare insieme e crederci. Io ci credo", ha detto Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip). "Serve lavorare tutti insieme - precisa - non solo aziende, privato, politica, Istituzioni. Dobbiamo mettercela tutta seguendo l’esempio semplice di altre nazioni che sono state capaci di invertire la traiettoria. Anche l’Italia può farlo. Speriamo che i nostri giovani possano percepire che nel nostro Paese si può vivere bene, si può avere supporto alla genitorialità. Fermare la denatalità permette all’Italia di essere competitiva nel contesto europeo. Purtroppo - sottolinea Staiano - noi siamo in Europa il Paese con il più basso tasso di natalità e siamo secondo al mondo solo al Giappone. Quindi diamoci una mano e invertiamo questa rotta", ammonisce. "Uno dei primi punti per mettere un freno alla caduta libera della natalità è l'educazione sanitaria, che va fatta non solo negli studi dei medici, dei pediatri e nei consultori, ma soprattutto a scuola dove i ragazzi devono comprendere anche i tempi della natalità, legata all'orologio biologico. Partendo dal presupposto che la natalità è uno dei momenti più belli della vita perché garantisce alla società una ricchezza non solo demografica, ma anche economica e sociale. Come Sip - ha sottolineato - noi supportiamo ampiamente politiche di educazione sanitaria in epoca scolastica, perché le persone possano essere pronte all'epoca del concepimento e all'accettazione della genitorialità vista come vantaggio e non come ostacolo. Il problema della natalità è importante anche per la nostra società scientifica che non si occupa solo gli aspetti sanitari, ma anche quelli sociali, soprattutto quelli che stanno mutando il profilo demografico della nostra popolazione", ha precisato Staiano, evidenziando l'importanza dell'informazione. "Oggi per i giovani il desiderio dei figli si lega alla sicurezza economica lavorativa. Ma questo posticipare fino alla stabilizzazione economica non corrisponde a una realtà che, invece, non è rinviabile nell'età biologica, perché fino a una certa età si può diventare genitore".
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