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Mercoledì 03 MAGGIO 2023
Psichiatra uccisa. Omceo e Opi Lecce, coccarde a lutto e un minuto di silenzio

L’iniziativa “non solo per rendere un dovuto omaggio a Barbara e a tutti i professionisti sanitari vittime di violenza”, spiegano in una nota congiunta gli ordini dei medici e degli infermieri, “ma soprattutto per testimoniare con forza che non sopportiamo più violenze verbali o fisiche” e “questo avvilimento delle nostre professioni al servizio della vita”.

“Le aggressioni, le violenze esercitate contro chi ogni giorno spende la propria vita per aiutare, curare e salvare vite umane, tra mille difficoltà (carenze di organici, insicurezza delle strutture sanitarie, burocrazia, solitudine, criticità della sanità riservata all'urgenza e alla cura dei pazienti più fragili, richieste molteplici dei Cittadini, che invocano risposte sollecite ed adeguate, ma non sempre legittime od opportune), rimettono in primo piano problemi sanitari mai sopiti, in una situazione emergenziale e critica”. A dirlo sono l’Ordine dei medici di Lecce (Omceo) e l’Ordine provinciale delle professioni sanitarie (Opi) che oggi, mercoledì 2 maggio, hanno deciso di indossare una coccarda e registrare a mezzogiorno un minuto di silenzio per rendere un dovuto omaggio a Barbara Capovani e a tutti i professionisti sanitari vittime di violenza “ma, soprattutto, per testimoniare con forza che non sopportiamo più violenze verbali o fisiche”.

“La drammatica morte della dottoressa Barbara Capovani – proseguono Opi e Omceo Lecce - fa ritornare in mente l'angoscia di altre vittime, rimaste per sempre nel segno del nostro territorio: Paola Labriola - barese - e Maria Monteduro – salentina - assassinate sul luogo del lavoro. La catena di violenze continua apparentemente inarrestabile: dalla Continuità Assistenziale di Sassari (assaltata venerdì scorso, sino all'Infermiera del Nido di Gallipoli, aggredita lunedì sera)”.

Le aggressioni “siamo pronti a denunciarle in ogni circostanza (come prevede la legge), a sostenere i Colleghi che ne fossero vittime, a chiedere la presenza concreta e continua delle forze dell'ordine nei punti critici (come si è stabilito nel recente incontro presso SE il Prefetto di Lecce), siamo pronti a chiedere con forza alla Magistratura l'applicazione delle norme legali e a chi ha il compito di organizzare la “sicurezza del lavoro” (ASL, dirigenti preposti) di perseguire categoricamente, attraverso provvedimenti organizzativi, le norme di sicurezza per dipendenti e convenzionati; siamo pronti ad impegnarci con maggior forza in campagne formative del personale sanitario (come abbiamo fatto nel recente passato)”.

“Siamo certi però – sottolineano il presidente dell’OMceo Lecce, Donato De Giorgi, e il presidente dell’Opi Lecce, Marcello Antonazzo - che la risposta principale non sia militarizzare i luoghi di cura: siamo perciò attenti nel fornire tutto l'impegno culturale da dedicare ai cittadini, ai giovani, alle donne e agli studenti per far comprendere quale atroce contraddizione rappresenti il gravissimo, cinico e vile metodo di risposte violente verso chi invece dona le ore migliori della propria vita con spirito di servizio e di solidarietà verso la fragilità. Non possiamo più tacere o sopportare questo avvilimento delle nostre professioni al servizio della vita”.

L'Omceo di Lecce fa sapere che a breve dovrebbe partire anche una campagna di sensibilizzazione sul tema.

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