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Gentile Direttore, Controllare e ridurre il rilascio di anidride carbonica nell’ambiente, riducendo il “carbon footprint” dei nostri comportamenti, è un obiettivo primario, urgente e non più rinviabile. Malgrado l’obiettivo dei sistemi sanitari sia produrre e mantenere salute, gli stessi sistemi contribuiscono non poco all’inquinamento ambientale: è stato stimato come i servizi sanitari siano responsabili del 4.5% della produzione di gas serra a livello mondiale (e fino all’ 8.5% in paesi ad alto impiego di risorse, come gli Stati Uniti). Appare quindi non solo opportuno ma mandatorio che i professionisti della salute si adoperino per ottenere i migliori risultati possibili con il minor consumo di risorse ambientali. In Italia sono effettuate 45 procedure di endoscopia digestiva per 1000 abitanti ogni anno, per un totale di circa 2.600.000 esami endoscopici, più o meno equivalenti a quante se ne eseguono nel Regno Unito. Non è ancora compiutamente definito il “carbon footprint” di questa attività, mentre esistono stime affidabili sulla produzione di rifiuti (perlopiù ospedalieri, quindi poco differenziabili), pari a 3.1 Kg per procedura. Per un servizio di endoscopia ad alto volume (13000 procedure/anno) questo si traduce in circa 550 Kg di rifiuti la settimana, riciclati solo per il 29%; se a questi sommiamo i consumi di luce, gas, condizionamento, trasporti etc etc pare del tutto evidente che si possa ben lavorare su più punti. A livello globale diverse società scientifiche di Gastroenterologia, a partire dalla World Gastroenterological Organization, hanno cominciato ad affrontare in modo sistematico la questione, con articoli ed attività dedicate; in Italia AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri) ha in particolare pubblicato un position paper e strutturato altre iniziative di sensibilizzazione. Gli interventi prospettati sono coerenti con quanto pure indicato a livello europeo e mondiale dalle altre società scientifiche di Gastroenterologia: ridurre gli esami endoscopici inappropriati (stimati a circa un terzo del totale), ridurre le procedure “accessorie” non necessarie (esami istologici non rilevanti per il percorso clinico, farmaci pre e post-procedura, setting di esecuzione non adeguati), implementare la raccolta differenziata per quanto consentito dalle norme sanitarie, ridurre i consumi “generali” (acqua, luce e gas). Punti di intervento particolari riguardano invece l’eventuale sviluppo di percorsi di telemedicina (per i quali esistono già esperienze in portatori di cronicità, malattie infiammatorie intestinali o epatopatie; sono invece in via di definizione percorsi ospedale-territorio per segni o sintomi specifici) e, ancor più rilevante, l’utilizzo di accessori o endoscopi monouso. Per gli accessori dedicati all’endoscopia si tratterebbe di una possibile inversione di tendenza (attualmente il monouso la fa da padrone assoluto; si parla di valutare se e in che casi consentire di utilizzare accessori riutilizzabili); restano ovviamente da valutare impatto ambientale dei processi di sterilizzazione degli accessori stessi verso l’eliminazione dei monouso. Certamente una revisione degli imballaggi (ed una possibile valorizzazione di imballaggi a basso impatto sull’ambiente nelle gare di assegnazione a livello locale, regionale e nazionale) resta un obiettivo da perseguire a prescindere. Più complesso invece è definire l’opportunità di utilizzare endoscopi monouso, come suggerito per ridurre la trasmissione di infezioni iatrogene: ad oggi non vi è evidenza scientifica al riguardo, se non per situazioni cliniche del tutto particolari (procedure e pazienti a maggior rischio). Fondamentale per la crescita di una vera attenzione ambientale da parte di professionisti e cittadini è la formazione e l’informazione su queste tematiche. AIGO ha inteso, tra le varie iniziative, valorizzare ancora la campagna CHOOSING WISELY ITALY, cui già aderiva con due “pacchetti” di cinque raccomandazioni. È così nato il percorso AIGO GREEN, che ha trovato una prima realizzazione nella identificazione di 5 raccomandazioni “GREEN”, scelte tra gli obiettivi su riportati con il criterio della possibile rapida applicabilità (qui ed ora); in sintesi, cominciamo da qualcosa che possiamo applicare a breve, il pianeta non aspetta. Quindi abbiamo raccomandato di: Abbiamo scelto la campagna CHOOSING WISELY per molti e validi motivi, ma soprattutto per il carattere trasversale tra operatori sanitari e cittadini, che pure devono essere attori consapevoli di scelte condivise a tutela dell’ambiente ed allo stesso tempo della salute di ciascuno e di tutti. La campagna “Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”, che costituisce una rete di più di 50 società scientifiche di medici, infermieri, biologi, farmacisti e fisioterapisti e ha già prodotto quasi 300 raccomandazioni su esami, trattamenti e procedure che spesso non sono necessari, vuole infatti sensibilizzare professionisti e cittadini sul fatto che la riduzione di queste pratiche possa rappresentare un vantaggio sia per la salute delle persone sia per la tutela dell'ambiente. Le cinque raccomandazioni AIGO sull'endoscopia green si inseriscono a pieno titolo nella recente iniziativa di una GREEN CHOOSING WISELY, lanciata in collaborazione con l’associazione ISDE dei Medici per l’Ambiente, che ha invitato le società scientifiche a: Altre società scientifiche stanno definendo raccomandazioni "green" per il proprio ambito di competenza. Francesco Bortoluzzi Sandra Vernero
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Venerdì 14 APRILE 2023
Endoscopia Green? Sì può fare, ecco come
è ormai ovvio come la crisi climatica stia drammaticamente cambiando la vita sulla terra. I cosiddetti gas-serra costituiscono l’anello non virtuoso di raccordo tra le attività umane e l’aumento della temperatura globale correlato al loro impatto sull’atmosfera.
Coordinatore Comitato Qualità Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti digestivi Ospedalieri (AIGO)
Past president di Slow Medicine ETS – Coordinatore della campagna "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”
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