quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 13 APRILE 2023
In Emilia Romagna trattative sull’allargamento della Dpc. Farmacieunite: “Cittadini saranno costretti a recarsi più volte in farmacia per avere il medicinale”

“Con l’allargamento della lista in “distribuzione per conto” i pazienti che necessitano di farmaci di ampio utilizzo sarebbero costretti a recarsi più volte in farmacia, con i conseguenti costi sociali che ne deriverebbero”.

E’ in corso in Emilia Romagna la trattativa fra la Regione e le associazioni di categoria delle farmacie sul rinnovo del protocollo d’intesa in tema di servizi, ed in particolare riguardo la “distribuzione per conto” (DPC).
La Regione ritiene indispensabile procedere ad un sostanziale piano di risparmio che include la spesa farmaceutica, ha quindi proposto un allargamento della lista dei farmaci in “distribuzione per conto”, inserendo quelli per disturbi delle vie respiratorie: 1.240.000 pezzi (dato 2022) che “pesano” per oltre 50 milioni di euro sul fatturato delle farmacie della regione, una perdita media annua di oltre 5000 euro per farmacia. A fronte di questo, la Regione ha proposto di spostare dalla “distribuzione diretta” (farmacie ospedaliere e servizi farmaceutici delle ASL) alla DPC circa 650.000 confezioni di farmaci in tre anni, un aumento di 37 centesimi per l’erogazione in DPC solo alle farmacie rurali a basso fatturato, portando il compenso a euro 4,25 a pezzo che resta il più basso a livello nazionale. Inoltre la Regione si impegnerebbe ad ampliare e a potenziare la “farmacia dei servizi” prevedendo nuove prestazioni a carico del servizio sanitario regionale e, in prospettiva futura, a semplificare il regolamento della “distribuzione per conto”.

“Fortissime criticità della proposta della Regione Emilia Romagna – sottolinea il referente regionale di Farmacieunite, Stefano Ferretti - . In primo luogo perché il danno economico dovuto al trasferimento in DPC dei farmaci respiratori metterebbe seriamente a rischio la sostenibilità economica soprattutto delle farmacie più deboli, in secondo luogo il prospettato trasferimento dalla distribuzione diretta alla DPC è insignificante, così come irrilevante è l’aumento del compenso”. Altro aspetto evidenziato da Farmacieunite è il costo nella dispensazione delle ricette in DPC, che non tiene conto del tempo almeno quattro volte maggiore rispetto alla dispensazione in “convenzionata”, ed un carico di adempimenti tecnici e burocratici insostenibile a fronte della tariffa prevista.

“E’ stato poi prospettato un incremento dei servizi che potrebbe portare vantaggi alle farmacie più grandi ed organizzate, mentre le farmacie con un bacino di utenza limitato difficilmente potrebbero recuperare gli investimenti necessari per attivare i nuovi servizi” osserva ancora Ferretti, il quale annuncia disagi anche all’utenza: "Con l’allargamento della lista in “distribuzione per conto” i pazienti che necessitano di farmaci di ampio utilizzo sarebbero costretti a recarsi più volte in farmacia, con i conseguenti costi sociali che ne deriverebbero”.

Il presidente nazionale di Farmacieunite, Federico Conte, ritiene indispensabile approvare al più presto una lista unica nazionale dei farmaci erogabili in “distribuzione per conto”, determinata da AIFA; definire un compenso unico per le farmacie da stabilire in sede di rinnovo della “convenzione farmaceutica” nazionale; ritiene inoltre indispensabile l’aumento al corrispettivo proposto per la DPC allineandolo alla media nazionale e la revisione del regolamento della “distribuzione per conto” accogliendo le proposte di modifica già avanzate.

La conclusione della trattativa è attesa in settimana con la valutazione, da parte della Direzione Generale della Sanità della Regione, delle osservazioni presentate.

.

L’intervento integrale del Ministro della Salute. Con riferimento alla questione sollevata dagli interroganti, rappresento che la finalità della legge n. 38 del 2010, secondo quanto previsto dall'articolo 1 della medesima, è quella di garantire il diritto del malato ad accedere tanto alle cure palliative, quanto alla terapia del dolore, per assicurare il rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute e l'equità nell'accesso all'assistenza, la qualità delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, rappresentando un punto fermo normativo preso a modello a livello internazionale.

Siamo tutti consapevoli che questa legge ha segnato un passaggio importante. All'articolo 2 ha definito la terapia del dolore come “l'insieme di interventi diagnostici e terapeutici volti a individuare e applicare alle forme morbose croniche idonee e appropriate terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche e riabilitative, tra loro variamente integrate, allo scopo di elaborare idonei percorsi diagnostico-terapeutici per la soppressione e il controllo del dolore”.

Al fine di garantire ai cittadini l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, nella legge di bilancio valida per il 2023, al comma 83, è stata disposta un'integrazione della citata legge n. 38 del 2010. È stato chiesto alle regioni e alle province autonome di presentare, entro il 30 gennaio di ciascun anno, un piano di potenziamento delle cure palliative, per raggiungere, entro l'anno 2028, il 90 per cento della popolazione interessata. Il monitoraggio dell'attuazione del piano è affidato ad Agenas, che lo realizza con cadenza semestrale.

Per garantire l'attuazione dell'impegno è stato disposto che la presentazione del menzionato piano e la relativa attuazione costituiscano adempimento regionale per l'accesso al finanziamento integrativo del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato.

Aggiungo che, in attuazione della legge n. 38 del 2010, nel corso degli anni, sono stati approvati, in sede di Conferenza Stato-regioni, intese ed accordi per definire i requisiti minimi e le modalità organizzative per lo sviluppo e l'accreditamento di entrambe le reti.

Inoltre, l'accordo del 25 marzo 2021 approva i criteri di accreditamento della rete pediatrica unitaria di terapia del dolore e cure palliative, nell'intento di garantire il corretto percorso di cura del malato preso in carico nell'ambito dei diversi setting assistenziali.

Va ricordata, altresì, l'approvazione, con decreto ministeriale del 21 novembre 2018, del codice identificativo di disciplina per la terapia del dolore, in modo che ogni regione codifichi in ugual modo i diversi tipi di diagnosi e di intervento, quale parametro unitario che consenta un più efficace monitoraggio delle prestazioni. Colgo l'occasione per comunicare che il Ministero della Salute ha attivato una specifica indagine sullo stato di attuazione delle reti di terapia del dolore, con trasmissioni alle regioni e province autonome di un questionario. I quesiti proposti sono volti ad accertare lo stato di attuazione dell'accordo sul documento relativo all'accreditamento delle reti di terapia del dolore. Vi è stata la rispondenza del 100 per cento dei dati richiesti e si è già proceduto al sollecito delle 4 regioni che ancora non hanno trasmesso le risposte. Al termine della rilevazione, l'indagine sarà esaminata da un'apposita sezione del Comitato tecnico sanitario cooperante presso il Ministero della Salute, che ha finora fornito il supporto tecnico previsto dalla normativa di riferimento, e saranno redatti i programmi regionali da approvare in seno al Comitato LEA. Questa è una delicata tematica in esame. Ritengo che sia rilevante segnalare che, per quanto concerne il reclutamento e la formazione del personale, si stanno avviando corsi di specializzazione ed è dello scorso anno l'introduzione del corso di cure palliative pediatriche nell'ambito dei corsi obbligatori delle scuole di specializzazione in pediatria. Questo contribuirà a rendere disponibili per il sistema un congruo numero di professionisti adeguatamente formati.

La replica di Alessandro Colucci (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Schillaci e il Sottosegretario Gemmato - il Ministero al completo, oggi - per un tema importante sul quale, come Noi Moderati, ci dichiariamo soddisfatti rispetto alle valutazioni del Ministro, perché ci ha rassicurato, attraverso lo strumento della legge di stabilità, sulle risorse che vengono destinate alla rete per le cure palliative e alla rete per la terapia del dolore. Ci ha rassicurato sull'insistenza nei rapporti con le regioni, perché possano declinare in modo concreto la realizzazione di queste reti - e la nostra interrogazione insiste sul tema, dal nostro punto di vista, maggiormente trascurato, della terapia del dolore - e sulla necessità di monitorare che tutto ciò avvenga. Noi crediamo che questa sia la legislatura in cui la legge 15 marzo 2010, n. 38, fatta dal centrodestra, possa trovare definitiva soddisfazione. Stiamo parlando, infatti, di un percorso di cura di persone che nel nostro Paese soffrono, persone che arrivano a condizioni di inabilità a causa delle croniche sofferenze, per dolori che potrebbero essere superati a fronte di giusti strumenti, nell'ambito di una rete certamente sviluppata dalle regioni, ma con la regia del Ministero e del Governo, e attraverso percorsi formativi che creino figure specializzate che possano essere attive negli ospedali e alleviare finalmente quei milioni di cittadini che maledicono certe volte la mattina in cui si svegliano, perché hanno mal di schiena o perché hanno dolore alle gambe. Veramente ci sono la possibilità e le condizioni perché la terapia del dolore possa essere efficace nel migliorare la qualità della vita degli italiani.

Sono certo che questo Governo, che sosteniamo con convinzione, anche su questo aspetto farà la sua parte e porterà a risultati, dando un senso compiuto a questa legislatura e al lavoro del Governo Meloni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA