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Giovedì 13 APRILE 2023
Decreto bollette. Confindustria DM: “Payback una spada di Damocle per Aziende, Ssn, Stato e Cittadini”

Garanzie normative per anni 2019-2022 e abrogazione del meccanismo del payback nelle more di un riordino complessivo della gestione e programmazione della spesa sanitaria, nonché della governance dei dispositivi medici. Queste le richieste presentate oggi da Confindustria Dm audita alla Camera.

Riduzione dell’ammontare relativo 2015-2018 e sterilizzazione dell’Iva e poi garanzie normative sull’ammontare relativo agli anni 2019-2022 (calcolando lo scomputo dei dispositivi Covid per il biennio 20-21). E ancora, abrogazione del meccanismo del payback nelle more di un riordino complessivo della gestione e programmazione della spesa sanitaria, nonché della governance dei dispositivi medici.

Queste le richieste messe sul tavolo da Confindustria Dispositivi medici in audizione oggi alla Camera sul Decreto Bollette, che riconosce l’impegno dell’attuale Governo “nel tentativo di affrontare una situazione di emergenza ereditata da gestioni precedenti”, ma ciò non toglie che diventa impellente per le Aziende ricevere una soluzione per il superamento dei tetti di spesa e su come chiudere il passato sul payback.

Nel documento presentato alla Camera, Confindustria Dm sottolinea quindi in primis, come la riduzione dell’ammontare richiesto alle Aziende relativamente alle annualità 2015- 2018 non sani il nodo centrale per le aziende, ossia “la persistenza in vigore della norma che prevede il payback che continua a rappresentare una spada di Damocle” sia per il 2019-2022, al momento non quantificate, ma anche per quanto riguarda per il futuro (dal 2023 in poi)

“La profonda iniquità di questa norma – rimarca Confindustria DM – è condivisa dall’intero arco parlamentare, per questo si ritiene giunto il momento di cancellarla e inaugurare una nuova pagina in cui la spesa sanitaria sia considerata un investimento a salvaguardia del Ssn.

È poi inaccettabile nel merito, la proposta di uno sconto alle imprese sull’ammontare del payback pregresso in cambio della rinuncia ai ricorsi al Tar, oltre che in “evidente contrasto con il principio costituzionalmente garantito di tutela in giudizio dei propri diritti e interessi legittimi”.

Infine, la parziale soluzione dell’ammontare pregresso del payback (che per Confindustria Dm in ogni caso non sana le storture relative al costo dei servizi, conteggiato negli attuali oneri richiesti dalle Regioni) non fornisce alcuna garanzia di una risoluzione della problematica per gli anni 2019-2022 e, inoltre, non blocca il meccanismo che continua a rappresentare una “fonte di incertezza e anti-concorrenzialità, oltre che a porre forti criticità relative alla certificazione dei bilanci delle aziende rendendole deboli sui mercati internazionali”.

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