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Lo scorso 1° aprile, un migliaio di camici bianchi ha sfilato oggi in corteo nelle strade di Bari per esprimere la propria preoccupazione per la tenuta del Servizio sanitario nazionale. Nello stesso giorno, oltre 5.000 in rappresentanza di oltre 60 associazioni, organizzazioni sindacali e politiche di opposizione in Regione Lombardia hanno riempito piazza Duomo a Milano per la salvaguardia del diritto alla salute per tutte le cittadine e cittadini, così come sancito dall'articolo 32 della Costituzione, "oggi messo pericolosamente a rischio dal processo di privatizzazione della sanità". Da Nord a Sud, protagonisti diversi si sono mossi con un obiettivo comune. A Bari, la manifestazione, partita da Fimmg Puglia, ha visto una grandissima partecipazione e l’adesione di sigle sindacali di tutto il mondo della medicina, dai medici di famiglia agli ospedalieri, dalla continuità assistenziale agli ambulatoriali, oltre che di associazioni di pazienti e cittadini come Cittadinanzattiva. Sostegno ai medici è arrivato dal Presidente della Federazione degli Ordini dei medici Filippo Anelli, che ha sottolineato l’importanza di investire in risorse umane: “Abbiamo scelto come Ordini di essere accanto ai medici per difendere la Sanità pubblica e il patrimonio di valori che rappresenta per il nostro Paese. Per fare fronte al profondo disagio della professione ma anche ai bisogni di salute dei cittadini servono nuovi investimenti. È quindi essenziale che il Governo e le Regioni vincolino una parte delle risorse del fondo sanitario nazionale al sostegno dei professionisti. Finora si sono investiti in Sanità 30 miliardi in 4 anni, ma serve investire risorse sul personale se non si vuole mettere a rischio il servizio sanitario nazionale”. A Milano, Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, che ha promosso l'iniziativa con Campagna Dico 32, Forum per il Diritto alla Salute, Rete Europea Contro la Commercializzazione della salute ha spiegato: “Siamo qui, e siamo in tantissimi, per affermare quale sanità vogliamo! Chiediamo e agiamo per una revisione del SSN, Il Servizio Sanitario Nazionale pubblico, riorentato sul pubblico per la piena attuazione della riforma del 1978 con priorità per la prevenzione e con adeguato rifinanziamento: la salute pubblica è un investimento non un costo!". Tantissimi gli interventi che si sono succeduti con la conduzione di Silvano Piccardi, regista e attore, con Deborah Morese, doppiatrice e conduttrice televisiva, fra cui quello di Silvio Garattini, scienziato di prestigio internazionale, Presidente e Fondatore Istituto Mario Negri “Il sistema intramoenia - ha detto fra l'altro - è una vergogna che occorre assolutamente cambiare: non è accettabile che chi si presenta con l'impegnativa del medico di mmg per un esame o una visita debba aspettare per mesi, mentre se paga può fare l'esame il giorno dopo! Non si può tornare indietro a prima del 1978, quando chi aveva i soldi si poteva curare. Il nostro Ssn costa meno rispetto alla media europea e i nostri medici guadagnano almeno il 30% in meno. Occorre investire nella prevenzione perché il 50% delle malattie possono essere evitate”!
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Lunedì 03 APRILE 2023
A Milano e Bari associazioni e medici in piazza a difesa del Ssn
Lo scorso 1° aprile, da Nord a Sud, protagonisti diversi si sono mossi con un obiettivo comune. A Bari un migliaio di camici bianchi ha sfilato per esprimere la propria preoccupazione per la tenuta del Servizio sanitario nazionale. E una rappresentanza di oltre 60 associazioni, organizzazioni sindacali e politiche di opposizione in Regione Lombardia ha riempito piazza Duomo a Milano per la salvaguardia del diritto alla salute per tutte le cittadine e cittadini.
Il minimo comun denominatore è stato la difesa della sanità pubblica. Il profondo disagio avvertito dai medici di medicina generale è infatti condiviso da quasi tutti i settori sanitari e ha importanti ricadute sull’assistenza ai cittadini. Carenze di personale, condizioni di lavoro all’insegna dello stress, della crescita dei carichi di lavoro e dell’insicurezza, aumento delle incombenze burocratiche che sottraggono tempo alla cura, conflittualità con i pazienti che spesso sfocia in vere e proprie aggressioni: sono queste le principali cause che hanno portato in piazza, insieme agli iscritti di Fimmg, anche i medici di Cisl Medici Puglia, Anaao Assomed (Associazione medici dirigenti), Federazione Cimo-Fesmed, Ussmo (Universo Sanità Sindacato Medici Ospedalieri), Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri), Sumai Assoprof (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell'Area Sanitaria), Fismu (Federazione Italiana sindacale dei medici uniti). Hanno inoltre aderito, oltre a Cittadinanzattiva, Agd Puglia Aps (Associazione Pugliese per l’Aiuto al Giovane con Diabete), Associazione Diabetici Baresi Onlus, ACoSM (Associazione Collaboratori Studi Medici).
“Nell’arco di tre anni in Italia andranno in pensione circa 10.000 medici di famiglia e ne entreranno nel sistema poco più di 3000. - ha spiegato Silvestro Scotti, Segretario nazionale Fimmg, intervenuto a Bari - Per compensare questa carenza di personale abbiamo bisogno di soluzioni immediate, che non possono essere solo l'aumento del massimale, senza dare ai medici di medicina generale il personale di studio, senza dare infermieri o OSS. Per rispondere ai bisogni di salute dei pazienti serve un impegno per la deburocratizzazione, attraverso un percorso di semplificazione per esempio sulle procedure per le prescrizioni e per la compilazione dei piani terapeutici”.
Hanno partecipato alla manifestazione anche il Vice Presidente Fnomceo Giovanni Leoni, il Segretario generale Roberto Monaco, il Segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti.
“Oggi il tema della salvaguardia dei principi di universalismo, equità e accessibilità del Ssn sono quanto mai attuali e per Fimmg Puglia assolutamente imprescindibili - ha spiegato Donato Monopoli, Segretario Fimmg Puglia - Abbiamo chiesto risposte rispetto a proposte di modelli di semplificazione e deburocratizzazione. Ad oggi permangono tutte le difficoltà e le evidenze di un sistema che, invece di facilitare, crea ostacoli e sfiducia nei medici”.
“Sono commosso dalla grande partecipazione e ringrazio le altre organizzazioni sindacali del supporto e dell’adesione. L’unità sindacale sui valori che ci accomunano e sul servizio sanitario pubblico come patrimonio della comunità è fondamentale. Per far fronte ai profondi problemi della medicina del territorio - che inevitabilmente si riflettono anche sugli ospedali - occorre riorganizzare la rete assistenziale ma anche garantire ai medici di medicina generale quanto è indispensabile per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini: personale di studio per gestire il carico burocratico, personale sanitario e diagnostica di I livello per offrire una migliore assistenza ai pazienti anche a domicilio.” - ha aggiunto Nicola Calabrese, Segretario Fimmg Bari. Va in questa direzione il modello di CPT pugliesi come quello di Massafra, in cui i medici di famiglia lavorano in microteam con personale amministrativo e infermieri, all’interno di una struttura integrata con la continuità assistenziale e con la medicina specialistica ambulatoriale. Strutture di questo tipo possono essere modello per le future Case di Comunità e offrire una efficiente assistenza ai cittadini h 24 e 7 giorni su 7, anche ai malati cronici, anche a domicilio.
"La possibilità di curarsi non può dipendere dal portafoglio- ha rincarato Vittorio Agnoletto, medico e conduttore i 37e2 su Radio Popolare - I tempi di attesa nelle strutture accreditate devono essere gli stessi per chi vi accede con il Servizio pubblico e per chi vi accede privatamente. Il rischio è che il Servizio Sanitario pubblico sia distrutto e che si torni alle vecchie mutue sostituite oggi dalle assicurazioni private. L’attività del medico a gettone deve essere proibita, non è sufficiente regolamentarla vanno costruiti canali che spingano questi medici a rientrare nel SSN. " Vittorio Agnoletto ha inoltre lanciato una “tristissima gara”e ogni settimana verrà assegnata la maglia nera per la lista d'attesa più lunga, in base alle denunce che arriveranno alla trasmissione 37e2.
Contributi importanti e proposte anche specifiche sono stati dati da Moni Ovadia attore; Massimo Cirri, giornalista; Francesca Colciaghi vicepresidente Arsi, Associazione Ricercatori in Sanità Italia che ha parlato della condizione assurda diei 1.300 ricercatori in sanità, tutti precari; Laura Valsecchi, referente Medicina Democratica per il Cdsa; Martino Troncatti presidente Acli regionale; Massimo Cortesi presidente regionale Arci; Giorgio Barbieri, Cgil Lombardia Funzione Pubblica; Pietro Cusimano Usb Sanità, Rappresentante del Coordinamento lombardo per il diritto alla salute Dico 32 e Angelo Barbato Forum per il diritto alla salute. Messaggi di solidarietà sono stati inviati da Carmen Esbrì, Portavoce delle Mareas Blancas di Spagna; Ramon Vila, Segretario Nazionale del Sindacato Sud Santé Sociaux/Union syndicale Solidaires, Francia; Yves Hellendorff, Segretario Nazionale della Cne, Sindacato della Sanità, del sociale e della cultura, Belgio.
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