quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 27 MARZO 2023
La sanità malata e il cinismo della sinistra

Trovo biasimevole tentare, come opposizione al governo, quindi come sinistra, di salvare la sanità pubblica dalla forca limitandosi ad allungare la corda dell’impiccato anziché tagliarla di netto. Cioè rimuovendo del tutto il problema della forca che, quella che ho definito “grande marchetta” con il privato rappresenta

Abbiamo detto e ridetto che tra le priorità politiche del governo Meloni la sanità pubblica non c’è. Lasciamo perdere il perché e il per come ma la sua, a me pare, sia oggettivamente una scelta politica con dietro un preciso retropensiero che forse vale la pena di comprendere meglio.

La scelta dell’impiccato
Se è vero che la Meloni fino ad ora non ha fatto null’altro che adeguarsi alle politiche dei governi precedenti, allora dobbiamo dire, con onestà che, la Meloni, ha deciso di mettere il cappio intorno al collo alla sanità ma solo perché la sanità questo cappio al collo già ce l’aveva da prima e da un pezzo.

Il che vuol dire che la Meloni ha deciso di impiccare chi era già destinato ad essere impiccato.

Quindi la vera responsabilità politica della Meloni è di credere in base alle politiche sin qui fatte dai governi che l’hanno preceduta, di potersi levare di torno la rogna della sanità pubblica.

Dar corda o tagliare la corda?
Non è quindi un caso se Donini assessore alla sanità dell’Emilia Romagna sul Resto del Carlino si lamenta del governo che convoca le regioni ma solo per discutere di assicurazioni private (Il Resto del Carlino, 22 marzo 2023).

Naturalmente io che ritengo che impiccare degli innocenti non sia giusto e che condannare la sanità alla privatizzazione sia una scelta scellerata per il paese, sono in totale dissenso con il ragionamento poco meditato della Meloni.

Però se è vero tutto quello che ho appena detto allora in tutta franchezza trovo biasimevole tentare, come opposizione al governo, quindi come sinistra, di salvare la sanità pubblica dalla forca limitandosi ad allungare la corda anziché tagliarla di netto. Cioè rimuovendo del tutto il problema della forca che, quella che ho definito “grande marchetta” con il privato rappresenta.

Riforme facili e petizioni sospette
In questi giorni contro il governo Meloni hanno preso forma due iniziative che meritano menzione :

Rispetto alle riforme facili bisogna ammettere che un passo in avanti è stato fatto. Fino a ieri costoro affermavano contro la mia proposta di “quarta riforma” che non c’era bisogno di riformare un bel niente ma che bisognava solo applicare le leggi in vigore ora dopo appena due anni, forse spiazzati da una corale richiesta di riforme, e da un mare innegabile di contraddizioni sono coloro che vorrebbero fare 40 aggiustamenti al minuto ma nello stesso tempo proponendoci improbabili rivoluzioni copernicane per cambiare tutto ma chissà perché lasciando sempre invariate tutte le più grandi contraddizioni economiche e politiche che oggi stanno impiccando proprio la sanità pubblica.

Riverniciare la casa per appigionarla meglio
A ben leggere le proposte di questi presunti rivoluzionari si capisce che il loro desiderio segreto è che il governo di destra faccia quello che fino ad ora hanno fatto i governi di sinistra.

Tutta questa gente che parla di rivoluzioni e di riforme in realtà l’impressione che mi dà è di gente di altri tempi che vuole solo ripitturare la vecchia casa neoliberista PD per appigionarla meglio. Costoro In fin dei conti alla destra chiedono semplicemente di rifinanziare il loro progetto neoliberale, il diritto potestativo, la privatizzazione.

Siccome penso che alla Meloni in questa crisi di liquidità torni comodo avvalersi delle vecchie politiche neoliberiste del PD per indirizzare la liquidità disponibile in settori più strategici della sanità, non sarà di certo la Meloni a smontare la forca.

Dalla soluzione al pericolo
Per smontare la forca ci vorrebbe una forte opposizione che però abbia il coraggio per il bene comune di fare autocritica e di mettere in campo davvero una “quarta riforma”. Ma nonostante i riformisti siano cresciuti come funghi dopo la pioggia in circolazione non vedo gente che fa autocritica.

Nessuno di questi riformatori improvvisati vuole davvero una quarta riforma. Cioè un vero cambiamento. Tutti chiedono soldi ma per continuare ne più e ne meno come prima. Incuranti del fatto che di questo passo andremo a infrangerci contro gli scogli della sostenibilità economica. Ricordo a tutti che la grande marchetta con il privato è a carico dello Stato e che il suo costo proprio oggi ci ha regalato i tagli lineare e i tetti, cioè ci ha detto che la sanità è finanziariamente insostenibile.

Ma che razza di petizione ci proponete?
Ma anche la petizione emiliana non propone riforme. In essa sono semplicemente elencati alcuni aggiustamenti di quello che c’è a contraddizioni economiche sociali e organizzative invarianti.

Un esempio per tutti sono gli ospedali: si tratta di metterli in sicurezza, ma da nessuna parte si legge che il DM 70 va superato che bisogna riformare l’ospedale perché ancora fermo a parametri vecchi e superati, cioè che ci vuole un ospedale adeguato non minimo, ecc.

Quindi non è un caso che la petizione non dica una parola critica su questa buffonata del PNRR al punto che abbiamo il sospetto che gli ispiratori della petizione sono gli stessi che prima erano Art 1 e che:

A un certo punto della petizione si legge. “Siamo di fronte ad un pericolo incombente: il superamento dell’universalismo sanitario del SSN con l’avvio di fatto di un universalismo selettivo”

E’ vero di fatto siamo già ad un universalismo selettivo avanzato peccato che gli autori della petizione dimentichino di dire che tra i fautori dell’universalismo selettivo vi siano proprio alcuni firmatari della petizione.

Io non dimentico
Io non dimentico gli interventi di Errani quando ci diceva che l’universalismo in sanità era morto e apriva di fatto le porte all’universalismo selettivo invocando una riforma del federalismo fiscale, esattamente come vuole fare oggi Calderoli con il suo regionalismo differenziato (Qs 30 settembre 2011).

Come non dimentico i teorici dell’universalismo selettivo vicini al PD, il prof. Spandonaro in prima linea, che già più di 10 anni fa ci diceva che “l’universalismo selettivo era dietro l’angolo” e con i suoi rapporti ci spiegava la necessità di “limitare l’accesso alla sanità pubblica solo alle categorie più fragili”, (18° Rapporto Crea sanità).

Raccogliere firme contro se stessi ma senza darlo a vedere
Tutte le controriforme fatte dal PD sono state pensate di fatto con la logica dell’universalismo selettivo sul quale oggi Errani, Bissoni e Donini raccolgono firme contro.

Ma la logica dell’universalismo selettivo è la stessa della logica neoliberista. Di fronte a queste pesanti contraddizioni i così detti neo-copernicani cioè quelli che rivendicano con orgoglio di aver partecipato alla stesura della riforma ter (QS 7 febbraio 2023) a me sembrano del tutto indifferenti fino a proporsi in realtà più allineati con Tolomeo che non con Copernico. Come mai? Costoro tacciono sul fatto che il diritto fondamentale dell’art. 32 sia stato sostituito dal diritto potestativo cioè che il diritto alla salute non sia più al centro dell’universo come avrebbe desiderato a parte la nostra Costituzione probabilmente proprio Copernico. Perché? Quale bidone state difendendo?

Salvare la sanità dalla forca
E da ultimo ancora una piccola osservazione: i rivoluzionari fasulli e i petitori che raccolgono firme contro se stessi ci vogliono far credere che basti rifinanziare la sanità per salvarla dalla forca.

Cioè basti un pugno di miliardi. Magari fosse così semplice. Per salvare la sanità dalla forca bisogna tagliare la corda che la sta impiccando e per tagliare la corda ripeto ancora una volta bisogna rimuovere tutto quanto le petizioni con l’inganno vogliono salvare.

E gli sgravi fiscali al privato?
E perché né la petizione scritta dai reduci del neoliberismo del PD né i neo-copernicani parlano esplicitamente di fare una battaglia contro il governo per rimuovere gli sgravi fiscali? Nella petizione si dice genericamente che serve “un sistema fiscale equo e progressivo”. Ma con la corda al collo che ci fa la sanità di questo genericismo? Perché nessuno si sforza di essere più preciso? Perché nessuno vuole ridiscutere della grande marchetta?

Il vero inganno
Chi ci illude che con pochi miliardi - o come propone il terzo polo con un tesoretto di 10 miliardi o addirittura come ha proposto sempre il mio amico Polillo di imporre una patrimoniale per finanziare la sanità - non sa quello che dice.

Ma vi rendete conto o no dell’assurdità? Si arriva a proporre una patrimoniale come tassa di scopo per finanziare la grande marchetta cioè il sistema nato dalla 229.

Ma a parte le assurdità che lasciano il tempo che trovano resta il problema politico di fondo: ma oggi che ci fai in sanità con 10 miliardi? Ma supponiamo che nel giorno dell’Assunta quindi a ferragosto, il governo ci regali 10 miliardi voi pensate che la corda al collo della sanità non ci sia più? Voi pensate che siamo al riparo dal rischio di default? Che tutto sia finito?

La verità è nelle prassi
Fino a quando :

...la nostra sanità avrà sempre il cappio intorno al collo.

I petitori emiliani dovrebbero ricordare che a mettere il cappio intorno al collo della sanità sono state e saranno sempre le contraddizioni economiche.

Si rileggano tutti Marx e ci dicano una volta per tutte come essi intendono rimuovere queste contraddizioni economiche. Tutto il resto è fuffa cialtroneria inganno.

Gramsci mi ha insegnato che la verità è nelle prassi. Purtroppo le prassi dell’opposizione nelle sue varie forme a proposito di sanità a me appaiono senza verità per cui esse per me non hanno nessuna possibilità seria di vincere la battaglia.

Il cinismo di questa sinistra ormai allo sfascio mi fa orrore proprio perché sono di sinistra. Sarà questo cinismo più che la Meloni che alla fine allungherà definitivamente il collo alla sanità.

Ivan Cavicchi

© RIPRODUZIONE RISERVATA