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Giovedì 04 OTTOBRE 2012
Tumore al seno. Indagine Fiaso e Cipomo: oltre 4 donne su 100 “salve” grazie agli screening

L’indagine condotta da Fiaso e Cipomo su 10 Asl lombarde indica che i controlli preventivi restano l’arma più efficace per combattere la malattia. Restano invece da migliorare i tempi d’attesa e occorre ridurre gli esami inappropriati post-intervento che finiscono per distrarre risorse proprio per battere sul tempo il carcinoma con i controlli sulle donne a rischio.

Uno screening di massa che ha coinvolto oltre 400mila donne lombarde “a rischio” di carcinoma mammario e che ha consentito di individuare per tempo il tumore nel 4,1% delle persone sottoposte a test. Dati che confermano l’importanza degli screening di massa per le donne “a rischio” mentre i dati mettono in dubbio i benefici dei numerosi esami di follow up nei pazienti sottoposti a chemio e che non hanno avuto recidive dopo l’intervento chirurgico. Una inappropriatezza di molti esami che finisce per distogliere risorse importanti, che altrimenti potrebbero essere investite proprio per estendere l’attività di screening. Questo raccontano in estrema sintesi i dati della Ricerca “Index” sui percorsi di diagnosi, cura e assistenza delle pazienti affette da tumore al seno, presentata a Bergamo il 5 ottobre. Ricerca condotta da FIASO (la Federazione Italiana di Aziende Sanitarie ed Ospedaliere) e dal CIPOMO (il Collegio Italiano dei Primari Oncologi Ospedalieri) su 10 Asl lombarde (Bergamo, Como, Lodi, Milano, Milano 1, Milano 2, Pavia, Valle Camonica, Varese) e che ha consentito di evidenziare le buone performance delle aziende sia nell’area dello screening che della cura del carcinoma mammario, pur rilevando anche la necessità di ridurre i tempi di attesa per l’intervento chirurgico di resezione del tumore e l’inizio dei trattamenti farmacologici o radioterapici. Una analisi importante che consentirà alle Asl lombarde di migliorare ulteriormente il livello di prestazioni che si colloca comunque su un piano di eccellenza a livello nazionale ma che deve far riflettere anche su scala nazionale circa la necessità di incentivare l’attività di screening per patologie come quelle del carcinoma mammario.
 
 
“La Ricerca INDEX è emblematica di come l’alleanza tra manager sanitari e professionisti della salute possa conciliare punti di vista differenti e dimostrare che sostenibilità economica del sistema e qualità dell’assistenza sono ambedue il rovescio della stessa medaglia”, commenta Walter Locatelli, Vice-Presidente FIASO e Direttore Generale della Asl di Milano che ha partecipato all’indagine. “I criteri di sostenibilità ed efficienza – prosegue Locatelli - sono più che mai punti chiave per garantire una sanità per tutti e in quest’ottica i programmi di valutazione e misurazione delle performance, come quelli della  Ricerca INDEX, diventano sempre più importanti per individuare le aree dove è necessario correggere il tiro”.
 
“Per il futuro – aggiunge il Direttore della FIASO, Nicola Pinelli - sia la nostra Federazione che CIPOMO  intendono andare avanti da un lato valutando le performance aziendali con indicatori sempre più attuali, dall’altro impegnandosi per esportare queste esperienze anche nelle Aziende del resto d’Italia. Due obiettivi che puntano entrambi a migliorare la qualità delle cure offerte.”
 
 “L’analisi del percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale delle donne colpite da carcinoma alla mammella in Lombardia – commenta il Presidente CIPOMO,  Roberto Labianca che è anche Direttore del Dipartimento di Oncologia agli Ospedali Riuniti di Bergamo -  è stata condotta con metodologia impeccabile e ha consentito di evidenziare il percorso della malattia in tutte le fasi che la caratterizza e che, fortunatamente, si conclude oggi con la guarigione nella stragrande maggioranza dei casi.” “Certo –prosegue il Professor Labianca - dai dati emergono molte luci e  qualche ombra che contraddistinguono la storia naturale di questa neoplasia. Ma proprio da queste evidenze sarà possibile partire per la risoluzione di problemi che ancor oggi esistono anche in una regione come la Lombardia all’avanguardia nell’assistenza sanitaria”.

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