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Giovedì 04 OTTOBRE 2012
Infermieri. Intervista ad Annalisa Silvestro (Ipasvi): “Siamo stanchi di essere invisibili"
Intervistata in videochat dal nostro direttore, la presidente Ipasvi ha definito “deludente” il Decreto Balduzzi, anche per la sua visione medico-centrica in fatto di cure primarie. "Si continua a mantenere ‘invisibile’ la figura dell'infermiere”, il cui ruolo è invece "fortemente rilevante". Il ministro si sarebbe però impegnato per cambiare rotta.
Decreto Balduzzi, assistenza territoriale, percorsi formativi e di aggiornamento, riconoscimento – anche contrattuale – delle peculiarità professionali, ampliamento delle competenze, ridiscussione degli esiti del tavolo tecnico al ministero della Salute, tensioni in numerose strutture sanitarie costrette a riduzioni di bilancio. È stata un'intervista con un orizzonte molto ampio quella che, nel tardo pomeriggio di ieri, ha visto la presidente Annalisa Silvestro rispondere alle questioni poste da Cesare Fassari, direttore di Quotidiano Sanità.
Il decreto Balduzzi, per cominciare, che la presidente Silvestro (fresca reduce da un incontro proprio con il ministro della Salute) ha definito “deludente non solo da parte degli infermieri, ma anche delle altre categorie professionali. Ben altre erano le aspettative, anche alla luce di certe prese di posizione a seguito di eventi legati ai Pronto Soccorso e a certe dichiarazioni del ministro”.
Secondo la presidente della Federazione dei Collegi infermieri, infatti, nel provvedimento “si reitera una serie di intenzioni per cercare di dare una spinta positiva al sistema, ma senza poi adottare concrete misure coerenti”. Pressoché impossibile, perciò, per Silvestro, che possa decollare l'assistenza territoriale, uno degli obiettivi dichiarati del decreto. “L’articolo 1 è quello che ci ha più profondamente deluso”, ha affermato Silvestro, “perché come si fa a parlare di cure primarie considerando solo la figura del medico?”.
Per la presidente Ipasvi “si continua a ragionare secondo schemi mentali e culturali vecchi che vedono il medico come figura unica, in grado di dare risposte ai cittadini, dimenticando o sottovalutando che soltanto con un’azione integrata, medico, infermiere ed altre professioni sanitarie, si possono raggiungere gli obiettivi”. Insomma, non si ha il coraggio di superare paradigmi organizzativi ormai desueti e inefficaci. Così si continua a mantenere ‘invisibile’ - e come si fa a non pensare ‘volutamente’ - la figura dell'infermiere” che invece, ha affermato con forza Silvestro, “è fortemente rilevante nel sistema”.
“La questione, comunque, è stata argomento dell'incontro con il ministro, che si è impegnato in proposito”. “La cosa migliore – secondo Silvestro - sarebbe riscrivere completamente l'intero articolo 1 del decreto.
Altro punto dolente: l'andamento del tavolo tecnico del ministero della Salute. “La nostra professione – ha spiegato Silvestro - è stata coinvolta in ritardo dal tavolo tecnico e il lavoro fatto fino ad allora è stato molto deludente, con l’elaborazione di una bozza di documento non condivisibile”. E con riferimento al contestato “nuovo mansionario” contenuto nel documento e fortemente criticato dai sindacati di categoria, la presidente della Federazione Ipasvi ha precisato: “Non c'è bisogno di una elencazione di quello che l'infermiere può o non può fare, quanto piuttosto del riconoscimento delle competenze già agite e di uno sviluppo verso competenze specialistiche”.
Il metodo di lavoro, quindi, “va modificato: non si può minimizzare a un qualche colloquio il contributo della professione infermieristica che, fra l'altro, deve essere valorizzata anche dal punto di vista economico”. La richiesta, perciò, è che il documento abbozzato al tavolo tecnico venga ridiscusso in una prospettiva che veda sia il ministero sia le Regioni riconoscere, la necessità del coinvolgimento della Federazione Ipasvi e la necessità di una riflessione anche contrattuale sul ruolo e funzioni degli infermieri.
Ruolo e funzioni che tendono ad ampliarsi sempre più, tanto da far temere alla classe medica di perdere le proprie prerogative. Ma gli infermieri, ha rilevato Silvestro, “operano sostanzialmente in due grandi aree: una collaborativa con il medico, che è quella più conosciuta; l'altra in cui l'infermiere si esprime autonomamente ed in cui si stanno approfondendo e ampliando le competenze specifiche: la rilevazione dei bisogni del paziente, le modalità migliori di risposta, il counseling, il supporto, la continuità delle cure. Nessuna ‘invasione di campo’, dunque”.
Tutto questo, ha sottolineato la presidente Ipasvi, “è conseguente all'upgrading formativo e richiede un ulteriore impegno nella formazione che attualmente soffre di ‘incrostazioni’ determinate da vecchi schemi culturali: è ora, invece, che anche alla formazione dell'infermiere venga riconosciuta una specificità che non può essere confusa – né, tanto meno, subordinata con quella medica. Ed è per questo che, anche a livello accademico, è indispensabile che aumenti significativamente il numero di professori infermieri”.
Proprio in questa logica, per un contributo importante al percorso di crescita culturale della professione, la Federazione - ha preannunciato la presidente - garantirà l'accesso gratuito per tutti i 420 mila infermieri a Ebsco/Cinahl, il database che raccoglie la maggior parte della letteratura scientifica infermieristica internazionale.
Uno sguardo, infine, alle situazioni di crisi che si sono determinate in diverse strutture sanitarie del Paese. “Nessuna intenzione di ‘invadere’ competenze proprie del sindacato e grande rispetto per la diversità dei ruoli delle rappresentanze sindacali e professionali. Ma la situazione - ha rilevato Silvestro - si va facendo sempre più difficile, pesante, drammatica in una logica di ‘tagli lineari’ che sta determinando grandi sofferenze e, in taluni casi, anche rabbia per come le diverse criticità vengono gestite”. La Federazione, ha garantito Silvestro, “vigilerà su queste situazioni e, se e quando necessario, interverrà”. Non tanto nei singoli e specifici aspetti, quanto, ha precisato infine Silvestro, “per sostenere interventi che siano rispettosi della tutela sia dei pazienti sia della professionalità degli infermieri coinvolti”.
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