quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Mercoledì 08 MARZO 2023
Liste d’attesa. Indagine della Fimmg Roma: “I tempi di attesa nel Lazio non sono rispettati nel 90% dei casi”
È il dato che emerge dal sondaggio che ha coinvolto 124 mmg che coprono 165mila assistiti. Così nel 77% dei casi il paziente si rivolge autonomamente al privato, malgrado il 62,8% dei medici di famiglia provi a risolvere o chiamando il ReCup (41,3%) o un collega (17,4%). Il 94,2% dei mmg si dichiara insoddisfatto dell’attuale sistema di gestione e per 3 su 4 le soluzioni verrebbero dai canali diretti. Bocciato il ReCup.
I tempi di attesa in relazione alla tipologia di richiesta effettuata, urgente breve differita o programmata, non sono rispettati, nel 91% dei casi. È questo il dato che emerge da un sondaggio effettuato nei giorni scorsi dal Centro Studi Fimmg Roma, che ha coinvolto 124 medici di medicina generale pari a 165 mila cittadini assisiti.
I dati
Il non rispetto delle indicazioni di legge, comporta che nel 77% dei casi il paziente si rivolge autonomamente a strutture private a pagamento. Tutto ciò nonostante il 62,8% dei medici di famiglia cerchi di prendere in mano personalmente la situazione chiamando direttamente il ReCUP nel 41,3%, o un collega di riferimento (nel 17,4%) o direttamente la struttura erogatrice (4,1%). Bocciato poi l’attuale sistema di gestione dei tempi di attesa, il 94,2% si è dichiarato insoddisfatto mentre il 5,8% preferisce non esprimersi in merito.
L’impatto della modifica dei codici di priorità è stato definito peggiorativo per quanto riguarda il carico burocratico dall’80% dei Medici intervistati, con un impatto per i pazienti , nullo per il 38,8% o negativo nel 32,2% .
Alla domanda quali fossero le proposte per migliorare la situazione 3 medici su 4 pari al 74,4% sono convinti che sia opportuno avere a disposizione un canale diretto con le strutture erogatrici mentre per il 34,7% o uno slot dedicato per le prestazioni più urgenti nel 39,7%, situazione che migliorerebbe per patologie acute (43,8%) o di sospetta natura oncologica (43,8%).
La richiesta, di una maggiore integrazione con le strutture ed i servizi aziendali regionali, grazie a strumenti di collegamento diretto, sempre a detta dei sanitari (per il 65,3%), viene meno a causa della scarsa se non nulla conoscenza della mappatura della strutture della rete oncologica regionale, per l’85,1% dovuta alla mancanza di comunicazioni aziendali sulle alle modalità di contatto diretto con le strutture regionali dotate di Pdta Ospedalieri.
I dati sembrano quindi concordi nell’evidenziare le attuali criticità nell’offerta carente del ReCUP (1/3 di quella effettivamente disponibile), e nella volontà di potenziare la sinergia tra territorio ed ospedale, mediante politiche specifiche, come l’introduzione di slot di prestazioni dedicate a specifiche classi di patologie (ad es. acute ed oncologiche), anche con la collaborazione dei mmg con sistemi di prenotazione diretta per servizi e strutture, che già oggi dispongono di percorsi diagnostico assistiti ospedalieri, purtroppo poco pubblicizzati.
Molte di queste proposte, fa notare il Centro Studi della Fimmg, sono già previste dalle normative vigenti, ma l’effettiva attuazione non è omogenea a livello territoriale, spesso carente se non addirittura assente.
A questo proposito un altro dato interessante, si legge nella nota, è il numero di prescrizioni effettuate quotidianamente dal medico di medicina generale che risultano sotto al 10% per le urgenti, dal 10% al 30% per le brevi (meno di 10 giorni di attesa) circa il 50% differibili (entro 60 giorni). Ma di tutte queste prestazioni solo il 70% viene prescritto su richiesta del medico di famiglia, il restante 40% è frutto di prescrizioni di altri medici, di specialisti di struttura pubblica , che non prescrive su ricettario regionale ed il 40% di specialisti privati .
“Le liste di attesa sono un problema – si conclude dalla Fimmg Roma - ci sono in campo ogni giorno oltre 4000 medici di medicina generale pronti a fare la loro parte. Il buon senso dice che forse è venuto il momento di non inseguire più modelli astrusi e burocratici e ascoltare invece chi ogni giorno incontra migliaia di pazienti”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA