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Giovedì 23 FEBBRAIO 2023
Pubblico e privato. Gli interessi (troppi) in gioco



Gentile Direttore,
facendo seguito a un commento a firma Barbara Cittadini (Presidente AIOP), in cui siamo stati citati per una nostra pubblicazione su QS di un paio di anni fa con riferimento al fallimento del mercato in sanità, ci sembra utile estendere il nostro ragionamento all’erogazione dei servizi sanitari, e non limitarlo al finanziamento come viene evidenziato nel commento in questione, onde evitare qualsiasi fraintendimento sulla nostra posizione in merito ai lettori di QS.

Infatti, se sotto il profilo del finanziamento appare quasi ovvio sostenere che il settore pubblico è il migliore assicuratore per garantire la copertura sanitaria universale, come sottolineato dall’autrice, la nostra posizione è comunque a favore del pubblico anche per l’erogazione dei servizi sanitari, ancorché tale scelta risulti logicamente meno immediata. Infatti, come evidenziato da varie revisioni in letteratura, il settore privato tende ovviamente a concentrarsi sui trattamenti più redditizi e/o quelli meno costosi, come logico che sia dal punto di vista delle strutture private.

D’altro canto, se è comunque innegabile che le aziende pubbliche sono assai spesso condizionate da forti pressioni politiche nelle loro decisioni e rallentate nei processi dalla burocrazia amministrativa che tradizionalmente le caratterizza, la preferenza per i soggetti pubblici anche in materia di erogazione dei servizi viene supportata dall’approccio di assistenza integrata.

Trattasi di un concetto di buon senso emerso in letteratura all’inizio del nuovo millennio sul quale è davvero difficile non concordare, ispirandosi alla collaborazione sistemica fra tutti gli operatori del settore socio-sanitario a vantaggio dei pazienti. Il rischio principale da evitare per non comprometterlo è quello dei conflitti di interesse sollevati dai professionisti sanitari che svolgono doppia attività (pubblica e privata).

L’assistenza integrata, sempre più raccomandata dal bisogno crescente di soddisfare la richiesta di servizi sanitari per malattie croniche e spesso multiple nelle società contemporanee, è sicuramente favorita dalla presenza di un unico “datore di lavoro” (logicamente pubblico), in quanto la frammentazione fra più servizi (pubblici e privati) risulta per definizione antitetica a tale concetto.

E’ infatti del tutto naturale che la presenza di molteplici erogatori di servizi indebolisca l’assistenza integrata, in quanto i singoli interessi finanziari dei vari attori in gioco sono alla lunga destinati a prevalere e quindi a scontrarsi con una filosofia di integrazione sistemica dei servizi.

In sintesi, siamo quindi a favore dell’intervento pubblico anche per l’erogazione dei servizi sanitari e riteniamo che la vera grande sfida attuale da affrontare sia quella di limitare le cattive influenze della politica (sia nazionale che regionale) e della burocrazia.

PS. Per maggiori dettagli sulla nostra proposta si rimanda al commento pubblicato sul sito del Centro Studi del nostro Istituto (https://www.marionegri.it/centro-studi-di-politica-e-programmazione-socio-sanitaria).

Livio Garattini e Alessandro Nobili
Centro Studi di Politica e Programmazione Socio-Sanitaria Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, Milano

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