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Giovedì 09 FEBBRAIO 2023
Allergia respiratoria. Rischi anche da animali infestanti come scarafaggi e roditori. Un problema non solo medico ma anche sociale

La vita in aree urbane con alto inquinamento, abitazioni degradate e scarso livello igienico sono i principali fattori di rischio per lo sviluppo di allergia a scarafaggi e roditori. Uno studio dell’Associazione Allergologi ed Immunologi Italiani Territoriali ed Ospedalieri (Aaiito) dimostra che l’allergia allo scarafaggio è comune quanto quella al cane

Si parla spesso di allergia al gatto, al cane o agli acari della polvere, ma l’allergia respiratoria (rinite ed asma bronchiale) può essere causata anche da animali infestanti come scarafaggi e roditori (topi e ratti). Animali, considerati infestanti per definizione, che possono costituire una causa importante di allergia respiratoria potenzialmente gravi per la salute e, nei casi complessi, possono mettere a rischio la vita stessa del paziente.

Per verificare la frequenza con cui questa allergia si manifesta nelle aree urbane in Italia ed i fattori di rischio che ne sono alla base, 16 centri di allergologia distribuiti su tutto il territorio nazionale ed afferenti all’Associazione Allergologi ed Immunologi Italiani Territoriali ed Ospedalieri (Aaiito) hanno intrapreso, per la prima volta, una ricerca che contemplasse la valutazione contemporanea dei tre animali “infestanti” nei pazienti adulti.

A novembre sono stati pubblicati sulla rivista Allergy i risultati dello studio Aaiito dal titolo “Pest sensitization to cockroach, mouse, and rat: an Italian multicenter study” dedicato a questo tema. Lo studio è stato coordinato dal Prof. Gennaro Liccardi dell’Università di Roma Tor Vergata e Synlab Irccs-Sdn Napoli, dalla Prof.ssa Maria Beatrice Bilò dell’Università Politecnica delle Marche e dalla Prof.ssa Paola Rogliani dell’Università di Roma Tor Vergata.

La maggior parte degli studi clinici sull’allergia respiratoria a scarafaggi e roditori sono stati condotti negli Stati Uniti dove, per motivi legati agli ambienti di vita, molte case private ed edifici pubblici, come ad esempio le scuole, sono altamente infestate favorendo così lo sviluppo dell’allergia soprattutto tra bambini ed adolescenti. Al contrario, i dati relativi all’allergia a scarafaggi e roditori sono scarsi in Europa, con l’eccezione di alcune ricerche effettuate anni fa nel nostro Paese da Aaiito Campania.

Questi studi hanno accertato che il vivere in aree urbane a basso reddito, con alto inquinamento, abitazioni degradate e con scarso livello igienico, difficile accesso alle cure mediche e scarsa aderenza alle terapie costituiscono i fattori di rischio più importanti per lo sviluppo di allergia a scarafaggi e roditori. Tuttavia, ciò non esclude eccezioni anche in aree urbane apparentemente “normali”.

Nello studio Aaito, durato circa 6 mesi, sono stati esaminati nei vari centri italiani, 1.556 pazienti consecutivi con diagnosi accertata di allergia respiratoria secondo le Linee Guida Internazionali. Di ogni paziente sono state registrate, grazie ad un apposito questionario, le caratteristiche anamnestiche (es. fumo, familiarità allergica ecc.), cliniche (rinite, asma ecc.), l’esposizione ad animali domestici e le caratteristiche degli ambienti di vita. I risultati dello studio hanno evidenziato che l’allergia agli scarafaggi ha una frequenza non trascurabile pari all’8% dei pazienti esaminati (130 pazienti), meno rilevante, invece, è quella del topo (49 pazienti, 3%) e del ratto (20 paz., 1%). “Per fare una comparazione – sottolinea Liccardi, autore tra gli altri dell’articolo e specialista allergologo Aaiito – l’allergia al cane è appena un po’ più alta di quella dello scarafaggio (142 paz., 9%)”.

I fattori di rischio emersi dalla ricerca sono il vivere in ambienti degradati, il fumo di sigaretta, le muffe (come indice di ambienti umidi ed endotossine), l’allergia concomitante ad allergeni “simili” da un punto di vista strutturale, o co-abitanti dello stesso ambiente (scarafaggi, acari della polvere, roditori, animali domestici, in particolare il cane) correlano in maniera “fortemente significativa” con lo sviluppo dell’allergia agli “infestanti”.

“È verosimile, pertanto, che l’insieme di questi fattori possa essere alla base dei dati osservati non essendo emerso nessun fattore preminente rispetto ad altri – spiega Liccardi – i risultati del nostro studio dimostrano che, anche in Italia, gli ambienti di vita con scarsi standard di pulizia ed elevato inquinamento favoriscono la sensibilizzazione allergica a scarafaggi, in misura più consistente, e roditori in misura più limitata”.

Poiché nessuno dei pazienti coinvolti nello studio era allergico “esclusivamente” agli allergeni degli animali infestanti non è stato possibile dimostrare il loro ruolo nell’indurre sintomi respiratori rispetto a quello svolto dagli altri allergeni come acari, pollini, epiteli animali ecc. “Per poter arrivare ad una diagnosi più accurata – precisa Bilò – avremmo dovuto sottoporre i pazienti con positività cutanea agli infestanti a prelievo ematico per una diagnostica molecolare non praticabile ovunque e avremmo dovuto indagare gli ambienti di vita alla ricerca degli allergeni con particolari kit diagnostici di difficile reperimento ed attuazione pratica. Inutile dire che entrambe le tipologie di materiali diagnostici hanno prezzi di acquisto piuttosto elevati”.

Un’altra criticità legata a questo tipo di allergia sono le terapie. Il trattamento mirato, ovvero un “vaccino anti-allergico” comunemente impiegato per altri allergeni comuni, infatti, non è considerato ancora affidabile se impiegato contro gli animali “infestanti”.

“Nel momento in cui, in un determinato paziente, si evidenziano condizioni ambientali e cliniche compatibili con rinite e/o asma da allergia a infestanti – spiega una nota dell’Aaito – diventa indispensabile l’utilizzo, secondo le Linee Guida, di tutto l’armamentario terapeutico previsto per i soggetti affetti da rinite e/o asma. Tali terapie però, potranno avere un valore limitato se non si procede ad attuare radicali misure di bonifica ambientale, anch’esse previste in specifiche Linee Guida Internazionali. Tali misure prevedono il controllo dell’umidità, la riparazione delle crepe nei pavimenti, la rimozione di residui alimentari, l’uso di agenti chimici in grado di uccidere gli “infestanti” o anche trappole in grado di catturarli”.

Lo studio condotto da Aaiito sottolinea inoltre l’importanza del ruolo del medico di base e dello specialista allergologo nell’indagare sulle condizioni di vita del paziente affetto da sospetta allergopatia respiratoria ed in caso si presentassero le caratteristiche individuate, bisognerebbe ricercare l’allergia agli “infestanti” almeno con la diagnostica di base.

“Un’altra conclusione che si può trarre dai risultati del nostro studio e da quelli condotti in precedenza è l’aspetto paradossale di questa tipologia allergica che colpisce gli strati più poveri della popolazione urbana ma, per un tentativo di controllo dei suoi effetti, sarebbero necessarie procedure diagnostiche e di prevenzione ambientale che proprio quelle categorie di pazienti non possono permettersi” conclude la Prof. Rogliani.

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