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Gentile Direttore, Primo, il finanziamento cioè la garanzia che non si scenderà al di sotto della percentuale del PIL dei maggiori Stati europei, quale che sia il regime fiscale adottato; secondo, i limiti all’autonomia regionale in modo da garantire l’uguaglianza tra cittadini; terzo, il divieto di affidamento “chiavi in mano” al privato di settori del servizio, sostituendo il pubblico o distorcendone i vincoli programmatori; quarto, la definizione legislativa della governance professionale. I professionisti della sanità debbono rendersi conto che. se non si risolvono i problemi comuni entro pochissimo tempo, il SSN può trovarsi di fronte a difficoltà irrisolvibili: privatizzare, diminuire i LEA, andare in crisi di personale, frammentarsi in venti repubbliche. Forse solo un’alleanza stretta con i cittadini potrebbe tentare il salvataggio della sanità pubblica.” Da allora, oltre alla manifestazione del dicembre scorso, si sono moltiplicati gli appelli accorati e i segnali di pericolo. Ricordo quel che sostiene, sempre su QS, il Senatore Monti: diminuire le entrate dello Stato per pagare debiti elettorali porterà fatalmente al deterioramento dei servizi pubblici. Più si privatizza più scade la salute generale, i dati sul rapporto tra servizi pubblici o privati, mortalità e incidenza delle cronicità sono ormai patrimonio comune. Allora perché non si reagisce? Possiamo dare interpretazioni sociologiche o politiche, tra rassegnazione e indifferenza, tra difesa dei diritti e decadenza valoriale nella civiltà dei consumi. Ma il più banale utilitarismo dovrebbe spingere i professionisti della sanità a “prendere armi contro un mare di guai” prima che, profittando della nostra distrazione, ci tolgano il lavoro: creative disruption! E sarebbe grave errore reagire da soli. E’ fondamentale coinvolgere le Associazioni dei Pazienti e i Sindacati dei Lavoratori. E’ fin troppo facile spiegare cosa perderebbe ciascuno con la privatizzazione strisciante. Scuola e Sanità son i cardini della moderna sicurezza sociale. Quando alcuni Presidenti di Ordine discutono ancora sul ruolo degli infermieri mentre non solo mancano medici e infermieri ma la casa brucia, vien da pensare che chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Mi sembra meraviglioso che nessuno pensi a una chiamata alle armi. “Pigli adunque la Signoria Vostra…” Che manchi il leader come al tempo di Machiavelli? Non è questo il problema. Assomiglia più alla celebre questione dei capponi di Renzo. Sempre ieri QS pubblica l’accorato editoriale di Lancet sullo stato del NHS inglese. E’ un quadro sovrapponibile; occorre ritrovare il senso morale della lotta per i diritti e il senso civico del bene comune. Certamente non c’è più molto tempo da perdere ma val la pena di tentare. Di fronte ai problemi incombenti l’appello all’unità ha il sapore dell’ultima chiamata. Antonio Panti
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Martedì 31 GENNAIO 2023
Ssn e Nhs, siamo all’ultima chiamata per salvarli
concordo del tutto con la “lettera alla sanità” di Ivan Cavicchi, apparsa ieri su QS e, non per autocitazione ma perché il tempo per la difesa del servizio sta per scadere, non posso che riproporre quanto scrivevo su QS il 29.11.22. “A monte di tutte le discussioni sull’assetto del Servizi, i professionisti della sanità dovrebbero forzare il Governo a stabilire prioritariamente alcuni pochissimi punti fondamentali.
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