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Venerdì 13 GENNAIO 2023
Medici di famiglia. Snami chiede a Doria la revisione della nota assessoriale sull’aumento dei massimali
L’indicazione dell’assessore era di aumentare temporaneamente il massimale degli assistiti dei medici di famiglia, portandoli da 1.500 a 1.800. Salvago a Quotidiano Sanità: “La Regione da sola non può imporre ai medici l’aumento dei propri assistiti. È mancato nell’Atto inviato dall’assessorato il passaggio col Comitato aziendale dei medici previsto dal nostro ACN. Ed anche la legge n. 833/78 prevede che eventuali deroghe sui massimali possano essere autorizzate previa ‘domanda motivata alla unità sanitaria locale’, da parte sempre del medico alla Asl si intende”.
I sindacati medici si schierano contro la nota dell’assessorato alla Sanità della Sardegna circa la possibilità di aumentare temporaneamente il massimale dei pazienti ai medici di famiglia da 1.500 a 1.800, di cui fa cenno l’assessore Carlo Doria parlando dell’incontro avuto con i rappresentanti dei medici di medicina generale.
A spiegare le ragioni della posizione contraria dei medici a Quotidiano Sanità è il presidente dello Snami Sardegna, nonché vice presidente nazionale Snami, Domenico Salvago. “La nota assessoriale inviata ad Ares e le Asl dove si cita la legge n. 833/78 che autorizza la deroga al massimale dei pazienti per ciascun medico di famiglia in relazione a particolari situazioni locali del territorio, per un periodo massimo di sei mesi, evidenzia alle aziende sanitarie destinatarie della disposizione ‘che non è necessario acquisire il parere favorevole del medico interessato da detta apertura’”, spiega Salvago.
“Ma non è proprio così! - tuona il sindacalista -. La suddetta norma in verità presuppone, in semplici parole, che le Unità sanitarie possono chiedere alla Regione l’opportunità di aumentare il massimale dei pazienti, portandolo da 1500 a 1800 per ciascun medico, previo incontro col Comitato aziendale dei medici, e possono in un accordo condiviso ‘imporlo’ al medico che è tenuto a seguire le nuove indicazioni. Un discorso quindi differente da quello portato avanti dalla Regione, che in tout court ha presentato tale imposizione di propria iniziativa”.
“Le situazioni locali che si andrebbero a verificare – prosegue Salvago – potrebbero anche creare risvolti difficili poi da gestire. Il fatto di aumentare significativamente il numero dei pazienti ad un medico contro la sua volontà, può rivelarsi un’arma a doppio taglio: in diversi potrebbero pensare di anticipare la domanda di pensionamento. E’ importante analizzare i singoli casi, poiché ci sono medici che hanno già troppe situazioni di pazienti ‘complessi’ da seguire, l’età anziana è quella più vulnerabile, e medici che già seguono più di un ambulatorio. Creare quindi delle condizioni difficili ulteriori alla ‘bontà’ resa in disponibilità e attività svolta con abnegazione di un medico, è la goccia che farebbe traboccare il vaso”.
“Il passaggio al Comitato aziendale – evidenzia il Presidente Snami Sardegna -, dove ci sono anche i mmg, è previsto dalle convenzioni dei medici di famiglia, ed è con esso che si deve valutare l’opportunità eventuale di aumentare i massimali. E l’articolo 48, comma 3, punto 5, della legge n. 833/78, citato appunto nella nota assessoriale, stabilisce specificatamente che l’iniziativa a ‘eventuali deroghe’ in aumento al numero massimo degli assistiti ed ore di servizio ambulatoriale potranno essere autorizzate previa ‘domanda motivata alla unità sanitaria locale’, da parte sempre del medico alla Asl si intende!”.
“Peraltro l’art. 38 dell’ACN determina, come accennato prima – continua il sindacalista –, in sei mesi massimi le eventuali deroghe. Anche in Sardegna, in alcuni Comuni, si è ricorso all’aumento dei massimali dei pazienti sino ad un numero di 1800 assistiti. Ed alcune di queste situazioni, attenzione, stanno per scadere, stanno per raggiungere quei sei mesi. Altre situazioni tutt’ora in essere sono già scadute. Quindi una procedura come quella adottata dall’assessorato che ha visto inviare una nota ‘impositiva’ ancor prima di aver discusso della questione come andava fatto, col Comitato aziendale dei medici, è chiaro che rappresenta ‘un’arma a doppio taglio’ che potrebbe peggiorare la situazione: se fosse per seguire la disciplina legislativa infatti, si tratterebbe anche di dare esecuzione al termine di quei sei mesi là dove il periodo di deroga ha superato il limite di tempo, dove i medici di famiglia stanno umanamente sopperendo con diligenza alla carenza di altri medici per aiutare da un lato le comunità in difficoltà, e se vogliamo, la politica dall’altra nel contempo di soluzioni alternative”.
“La situazione sappiamo essere drammatica per la cronica carenza di medici specialisti – conclude Salvago -. Ma è altrettanto vero che vanno trovate soluzioni straordinarie che siano prima sempre condivise, in questa fattispecie, per non creare ulteriori disagi più di quanti non ce ne siano già. La sola imposizione fatta arrivare attraverso note assessoriali, di solo ruolo politico, così non paga. Siamo aperti a ridiscutere sul problema, attendo fiducioso una nuova chiamata imminente dall’assessore Doria per un nuovo tavolo tecnico di confronto, volto a riaprire anche l’Atto dell’assessorato inoltrato alle aziende sanitarie con revisione dello stesso, ed al contempo con condivisione del contenuto”.
Elisabetta Caredda
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