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Martedì 10 GENNAIO 2023
Carenza personale sanitario ignorata dalla manovra



Gentile Direttore,
la manovra finanziaria ormai approvata ha ignorato di fatto le richieste del mondo sanitario soprattutto per quanto riguarda la carenza di personale. Persino i soldi previsti per incrementare l’indennità per il personale del pronto soccorso non arriveranno dal 2023 come promesso dal ministro ma dal 2024.

Se ce n’era bisogno, ancora una volta abbiamo toccato con mano quanto poco contino le buone intenzioni del ministro della sanità (qualunque esso sia) nei confronti di chi tiene i cordoni della borsa (ministro dell’economia).

Aver ridotto il ministero della salute a un ministero senza portafoglio ha comportato come ovvia conseguenza che il controllo reale della sanità sia nelle mani dell’economia e di questo ormai ne siamo consapevoli da anni.

Siamo di fronte “finalmente” a una manovra “politica” dopo tanti anni, ha affermato con orgoglio la presidente del consiglio e questo dà la misura di quanto poco importi alla politica dei problemi della sanità, salvo poi leggere sui giornali, in occasione della morte precoce per cancro di due uomini politici importanti, le dichiarazioni del ministro Calderoli che afferma “Dobbiamo fare di più contro il cancro”.

E allora viene da chiederci perché il previsto fondo di 10 milioni per i malati oncologici promesso dal ministro Schillaci è saltato e sulla manovra di bilancio non se ne trova traccia? La politica dovrebbe occuparsi sempre della salute delle persone non solo quando le malattie gravi colpiscono persone famose.

La manovra economica andata in onda in questo finale di anno dà ampiamente ragione al prof. Cavicchi che ha scritto in questo giornale (QS 22 dicembre): “Per la Meloni la sanità è diventata una palla al piede dalla quale in qualche modo cerca di liberarsi. Una scelta politica, giustificata dalla crisi economica, discutibile certo, ma chiara: la sanità per il momento la si lascia al suo destino perché le priorità economiche sono altre. Punto.”

La sanità pubblica viene considerata una spesa a perdere , non in grado di produrre profitti e quindi non degna di interesse, no almeno per ora .

Capita così che si trovino dei modi “ingegnosi” per risolvere i problemi come ha denunciato il dr. Quici in questo giornale (Qs 23 dicembre): per risolvere la carenza di operatori sanitari in un reparto ospedaliero basta cambiare il metodo con cui si calcola il fabbisogno; così improvvisamente serviranno meno medici per gestire lo stesso reparto e come d’incanto il problema è risolto.

A questi giochetti noi medici siamo abituati. Durante la pandemia mancava il personale dei SISP e si sono trasformati i medici di medicina generale in ufficiali sanitari con compiti di distribuire isolamenti e malattie. Nel territorio mancano medici di famiglia e pertanto si decide di aumentare il massimale da 1.500 a 1.800. Evidentemente esistono soluzioni semplici per problemi complessi.

Succede però che a furia di caricare sulle spalle di chi resiste nel SSN carichi di lavoro e compiti di ogni tipo, molti hanno deciso di andarsene per lavorare nel privato dove la gratificazione economica e la gestione del proprio tempo favoriscono una vita più appetibile di chi resta a lavorare nel pubblico.

Ed è così che si è arrivati alla nascita delle cooperative che forniscono manodopera a prezzi esorbitanti e fuori mercato alle aziende sanitarie , costrette a rivolgersi per mantenere aperti servizi essenziali.

Qualcuno sta cercando di risolvere tutto questo migliorando le condizioni lavorative e adeguando i contratti di chi continua a lavorare nel pubblico?

Pare proprio di no… Allora cosa si può pensare se non che realmente si voglia distruggere il SSN a favore del privato?

Il SSN non può reggersi senza personale a noi tutti appare evidente. Quando lo capiranno anche i politici?

Ornella Mancin
Medico di medicina generale

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