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Lunedì 09 GENNAIO 2023
Il destino dell’asino



Gentile Direttore,
esiste e, spero continui, un servizio fortemente collegato alla drammatica necessità dell’assistenza sanitaria sul territorio, ed è il servizio di assistenza domiciliare programmata ed integrata. È la risorsa che meglio risponde alla cronicità delle patologie legate alla senescenza e tutte quelle situazioni cliniche dove è necessario che i pazienti siano seguiti a domicilio.

È talmente importante questo aspetto da essere connaturato alla medicina del territorio e al valore istituzionale del medico di medicina generale. Ruolo che può essere ricoperto solo da un medico presente capillarmente sul territorio e che conosce globalmente la realtà dei suoi pazienti che devono essere seguiti a domicilio, perché ogni altra soluzione di tipo ospedaliero non è proponibile. Deve essere, ovviamente, un lavoro di squadra, con sinergia tra distretto sanitario, medico di medicina generale che coordina gli interventi, infermiere sul territorio e gli specialisti chiamati a consulenza.

Seguire il paziente nel suo ambiente domestico ha innumerevoli vantaggi, dalla consuetudine con i propri spazi, alla vicinanza della rete famigliare alle terapie fatte su misura con poca spesa e dispendio di risorse rispetto ai costi ospedalieri.

La cronicità stessa, quasi sempre, non richiede interventi mirabolanti ed eroici ma un monitoraggio periodico dei parametri e un aggiustamento di tiro nella terapia, riducendo al minimo indispensabile il ricorso ai ricoveri. Contenti tutti: dal paziente che può essere seguito a casa, ai medici ospedalieri che vedono ridotti gli accessi impropri, al medico di medicina generale che trova un significato valorizzante e motivazionale di tutto spessore nel proprio lavoro da clinico e sempre meno oberato, si spera, in tutto quel guazzabuglio burocratico che lo rende più prossimo ad un impiegato del catasto che non professionista della cura.

In termini di costi, per coloro che amano le cifre e l’economia sanitaria, è la risorsa meno dispendiosa possibile, perché l’ospedalizzazione della cronicità è quanto di meno opportuno a tutti i livelli di prestazione: dai costi, alla inefficacia, fino all’intasamento degli spazi per acuti e, indirettamente sulle liste di attesa di un ospedale che non può dedicarsi alle patologie croniche senza collassare in un setting inappropriato, anche per mancanza di personale.

Passiamo alla pars destruens della questione: siccome la considerazione governativa della medicina del territorio è pari alla utile e piacevole manicure per ippopotami o alla messa in piega di Barbie e, infatti, le risorse impiegate per la medicina del territorio sono pari allo zero, è molto probabile che l’assistenza domiciliare programmata e integrata, diventino un’altra occasione mancata per dare forza e valore alla medicina del territorio.

Di solito funziona così: la spesa pubblica è in affanno? Nessun problema, si tagliano i costi su personale e reparti, si tagliano i rami periferici, che va benissimo per la potatura degli alberi da frutto, un po’ meno per la sanità. Gli ospedali periferici e i servizi vengono progressivamente depauperati e quando arrivano al collasso per mancanza di fondi, vengono dichiarati inutili, dispendiosi e pericolosi. Signori, si chiude. E’ così che in Cadore, come in tante altre zone marginali, si è arrivati a non avere più servizi.

Contentino per mettere a tacere i soliti ignobili: si privatizza, dando in concessione a qualche cooperativa i servizi indispensabili che, gestiti da privati imprenditori con questo strano pallino del profitto, non so quale qualità possa scaturirne. Dubbio del tutto personale. Prezzo da pagare? Il solito, a carico dei pazienti più fragili. A Napoli si dice che il cane morde lo straccione. Metafora più esplicita è quella dell’asino a cui si aumentava ogni giorno il carico e lo si vide stramazzato al suolo con l’ultimo chilo sui duecento già sopportati.

Asino incapace e pretenzioso. E’ questo il servizio sanitario nazionale: un asino stramazzato al suolo.

Enzo Bozza
Medico di base per i comuni di Vodo e Borca di Cadore

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