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Uno dei temi più scottanti di questi ultimi anni è la carenza del personale medico nei pronto soccorso italiani con una stima pari a circa 5.000 medici mancanti, un abbandono di circa 100 medici al mese, dall’inizio del 2022, che lasciano il lavoro dell’urgentista in pronto soccorso. A questa grave perdita e carenza si aggiunge la mancata copertura di circa il 50% dei posti di specializzazione in medicina d’emergenza urgenza, l’abbandono quindi della vocazione dei professionisti futuri urgentisti. Presso l’unità operativa complessa di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza dell’AO San Giovanni Addolorata di Roma si investe su organizzazione, motivazione e formazione dei professionisti, nonché ricerca clinica sul campo: la valorizzazione delle persone e quindi dei professionisti. “La formazione dei giovani colleghi medici, in collaborazione con l’Università Sapienza, nell’ambito della rete formativa regionale - afferma Maria Pia Ruggieri, Direttore dell’unità operativa - è uno strumento di forza per investire sui giovani urgentisti, anche nel campo della ricerca. Nell’ambito della nostra unità operativa i giovani colleghi sono uno stimolo continuo per i colleghi senior che insegnano loro ad acquisire le competenze umane e professionali di un lavoro faticoso ma speciale, come quello dell’urgentista, viceversa i colleghi giovani sono una fonte di innovazione e crescita continua, sia nella formazione che nella ricerca; la collaborazione ospedale-università, pertanto, risulta essere preziosa per il futuro dei professionisti dell’urgenza”. Proprio in questi giorni è stato pubblicato sulla rivista scientifica Mdpi, infatti, un lavoro dal titolo 30 Days Mortality Prognostic Value of Poco Bio-Adrenomedullin and Proenkephalin in Patients with Sepsis in the Emergency Department che ha dimostrato come testare precocemente in pronto soccorso alcuni marcatori nel sangue, in pochi minuti, con un point of care, insieme alla visita medica ed alla storia clinica del paziente, è precocemente predittivo della gravità clinica del paziente con sospetta sepsi, sia nell’immediato che a distanza di giorni, ed è pertanto uno strumento importante non solo per le terapie più appropriate da somministrare precocemente già in pronto soccorso, ma anche per il ricovero nel setting organizzativo più idoneo alle condizioni cliniche. “La formazione, la ricerca clinica, l’innovazione tecnologica in pronto soccorso, al servizio dei pazienti e dei medici, sono strumenti per guardare ad un futuro professionale sempre più di qualità”, conclude Maria Pia Ruggieri.
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Lunedì 05 DICEMBRE 2022
Sepsi. Test in Pronto soccorso di alcuni marcatori nel sangue aiuta diagnosi precoce. Lo studio al San Giovanni di Roma
Ppubblicato sulla rivista scientifica Mdpi un lavoro che ha dimostrato come testare precocemente in pronto soccorso alcuni marcatori nel sangue, in pochi minuti, con un point of care, insieme alla visita medica e alla storia clinica del paziente, sia precocemente predittivo della gravità clinica del paziente con sospetta sepsi, sia nell’immediato che a distanza di giorni.
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