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Una “doccia fredda”. Così descrive il contenuto della lettera inviata dal Cogeaps (Consorzio gestione anagrafica delle professioni sanitarie) a tutte le federazioni sanitarie il Presidente dell’Ordine professioni infermieristiche di Genova, Carmelo Gagliano. Solo il 47% degli iscritti risulta infatti certificabile, mentre il restante 53 ha ormai solo poche settimane per mettersi in regola con l’obbligo formativo ECM. Per questo, l’Opi di Genova ha inviato delle comunicazioni personalizzate agli iscritti, al fine di spingerli a colmare il gap ed evitare sanzioni e ripercussioni dal punto di vista assicurativo. Presidente, alcuni mesi fa il Cogeaps ha inviato a tutte le federazioni delle comunicazioni relative allo stato della formazione ECM di tutti gli iscritti. Qual è il quadro che vi è stato mostrato? Quindi come Opi avete fatto una comunicazione analoga ai vostri iscritti? La formazione continua non è solo un obbligo deontologico ma anche un obbligo di legge che prevede sanzioni per gli inadempienti. La più pesante probabilmente è quella relativa alla copertura assicurativa, che potrebbe non essere concessa a chi non avrà accumulato almeno il 70% dei crediti formativi richiesti nel triennio… Il problema assicurativo potrebbe palesarsi anche in caso di rivalsa contro una équipe. Basterà anche un solo membro non in regola per far mancare a tutti i componenti la copertura…
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Giovedì 17 NOVEMBRE 2022
Ecm. Gagliano (Opi Genova): “Lettera Cogeaps una doccia fredda. Solo il 47% in regola”
Mentre il restante 53 ha ormai solo poche settimane per mettersi in regola con l’obbligo formativo Ecm. Per questo, l’Opi di Genova ha inviato delle comunicazioni personalizzate agli iscritti, al fine di spingerli a colmare il gap ed evitare sanzioni e ripercussioni dal punto di vista assicurativo.
Devo dire che per noi è stata un po’ una doccia fredda che avremmo preferito non ricevere. Doverosamente, il Cogeaps ci ha dato una fotografia di come i nostri iscritti stanno seguendo il programma ECM. E la situazione, in termini percentuali, non è molto incoraggiante. Ma sull’aggiornamento professionale vogliamo puntare in maniera forte e potente per dare servizi di qualità ai cittadini. Abbiamo dunque sentito, come Ordine degli infermieri, il dovere istituzionale, deontologico e professionale di rappresentare, in maniera capillare a tutti i nostri iscritti, l’importanza di adempiere all’obbligo formativo vigente, ma anche chiedere loro di partecipare alla formazione nelle diverse modalità che abbiamo a disposizione oggi. Abbiamo poi anche dovuto comunicare le percentuali di certificabilità e le singole situazioni che devono essere sanate entro il termine del 31 dicembre.
È un nostro dovere che abbiamo voluto esercitare. Abbiamo inviato una nota ai colleghi nella quale abbiamo citato la situazione così come è stata fotografata dal Cogeaps: solamente il 47%, quindi poco meno della metà dei nostri iscritti, ha raggiunto la certificabilità della corretta conclusione del percorso di acquisizione dei crediti. C’è poi un altro 53% di professionisti non certificabili secondo i criteri del programma di educazione continua, e abbiamo invitato questi colleghi ad approfittare degli eventi formativi che organizziamo come Opi, che sono disponibili sul sito della Fnopi o che vengono messi a disposizione anche da altre realtà formative. Nel nostro caso, il 53% equivale a circa 4.800 infermieri che devono ancora regolarizzare la loro posizione.
Abbiamo sottolineato anche questo aspetto nella comunicazione inviata ai nostri iscritti. Parliamo del disposto normativo dell’articolo 38 bis della legge 233 del 2001, la quale identifica nel conseguimento di almeno il 70% dei crediti ECM previsti per il triennio la possibilità di accedere alla tutela assicurativa per quelle che possono essere le situazioni di colpa professionale.
Questo è un principio che non ci deve sorprendere, che ha radici profonde e che rientra nel concetto di giurisprudenza della presa in carico del bisogno della persona e del principio di colpa in vigilando. È naturale che all’interno di una equipe professionale ogni operatore, ogni professionista, debba prendere in carico anche l’attività svolta dal collega, in quanto l’esito finale è la somma di diversi interventi che già la giurisprudenza ha riconosciuto essere vitali e a carico di ciascun componente. Parliamo principalmente di quelle équipe che agiscono in maniera simultanea e contemporanea e in cui è fondamentale che il professionista abbia aggiornato le proprie competenze e sia a conoscenza delle modalità appropriate e delle azioni da fare. Diversamente, si rischia di mettere gli altri componenti in condizione di mancanza. Parliamo, come detto, di quel principio della responsabilità in vigilando che è in capo ad ogni professionista sanitario ormai già da tanti anni, con diverse sentenze passate in giudicato.
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