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Venerdì 28 OTTOBRE 2022
La sanità italiana sempre più in affanno. Prosegue l’esodo delle cure da Sud a Nord. Tempi di attesa peggiorati in metà delle Regioni e anche il numero delle prestazioni è ancora distante dal pre Covid. I nuovi dati Agenas

Per quanto riguarda la mobilità sanitaria interregionale cala il giro d’affari ma non si ferma l’esodo da Sud a Nord per curarsi con ben 14 regioni che presentano saldi negativi e il 30% delle prestazioni per cui non era necessario recarsi fuori regione. Peggiorano le liste d'attesa in mezza Italia con il privato che in ogni caso fa meglio del pubblico. E anche sul numero di prestazioni di specialistica ambulatoriale si fa fatica a tornare ai livelli pre Covid.

Un Servizio sanitario nazionale sempre più in affanno con l’esodo delle cure da Sud a Nord che non si ferma nonostante il giro d’affari sia in calo, i tempi di attesa che rispetto al pre covid sono peggiorati e il numero totale delle prestazioni che ancora non è a livello del 2019.

È questo il quadro che emerge dai nuovi dati presentati oggi da Agenas sulla mobilità sanitaria interregionale, il monitoraggio dei tempi di attesa degli interventi chirurgici e le attività di specialistica ambulatoriale.

Tutti temi che sono all’attenzione del Ministro della Salute, Orazio Schillaci che nei suoi primi intendimenti ha dichiarato di voler lavorare al recupero delle prestazioni, alla riduzione delle liste d’attesa e all’equità tra le Regioni. Tutte questioni, doveroso ricordarlo su cui molti dei suoi predecessori hanno tentato d’intervenire senza però grande successo.

Mobilità sanitaria interregionale: cala il giro d’affari ma non si ferma l’esodo da Sud a Nord per curarsi
L’area del Portale statistico di AGEANS, dedicata alla Mobilità sanitaria, mette a disposizione dati che rappresentano il trend degli ultimi 5 anni rispetto all’attività interregionale dei ricoveri ospedalieri. Nel corso del 2021 il valore dell’attività osservata è di poco al di sotto dei 2,5 miliardi di euro - in aumento rispetto al 2020 - e al di sotto dei valori degli anni 2017, 2018 e 2019.


Analizzando i numeri si scopre che, a prescindere dal giro d’affari, il fenomeno dell’esodo da Sud a Nord per curarsi non si arresta. Sono ben 14 le Regioni che hanno infatti saldi negativi. Fanalini di coda sono la Campania che nel 2021 registra un saldo negativo di 185,7 mln. A seguire la Calabria (-159,5 mln), la Sicilia (-109,6 mln), la Puglia (-87,6 mln), la Liguria (-60,7 mln), l’Abruzzo (-49,5 mln), la Basilicata (-40,3 mln), la Sardegna (-34,4 mln), le Marche (-21,1 mln), l’Umbria (-9,8 mln), la Valle d’Aosta (-7,1 mln), il Friuli Venezia Giulia (-6,8 mln), la Pa di Bolzano (-4,3 mln) e la Pa di Trento (-0,03 mln). In attivo a guadagnarci di più dalla mobilità è nel 2021 l’Emilia Romagna che scalza la Lombardia dal vertice con un saldo attivo di 293,9 mln. Lombardia che segue con un +274,9 mln. In attivo anche il Veneto (+102 mln), la Toscana (+38,1 mln), il Lazio (+34,2 mln), il Piemonte (24,8 mln) e il Molise (+8,7 mln).


Altro numero rilevante è poi quello d’appropriatezza delle cure fuori regione dove Agenas stima che 800 mln sui 2,5 mld di giro d’affari riguardano prestazioni per cui non sarebbe occorso recarsi fuori dalla propria regione.

Monitoraggio dei tempi di attesa degli interventi chirurgici. Il privato fa meglio del pubblico e in 10 regioni sono peggiorati rispetto al 2019
Sempre all’interno del Portale statistico dell’Agenzia è possibile effettuare la lettura dei risultati dei tempi di attesa dei ricoveri per interventi chirurgici. L’analisi dell’area dedicata ai tumori maligni, per il periodo 2019-2021, indica come la pandemia da COVID abbia ancora degli effetti sui volumi sebbene si riscontrino dei miglioramenti nella garanzia di ricevere gli interventi nella classe di maggiore urgenza - Classe A - da effettuarsi entro 30 giorni.

Il primo dato che emerge è che tra il 2019 e il 2021 ben 10 regioni su 21 abbiano peggiorato le loro performance sui tempi di attesa per quanto riguarda i tumori maligni. La peggiore performance è stata la Pa di Trento che ha registrato un calo del 25,4%. A seguire l’Emilia Romagna con -14,1% e il Piemonte con il -10,7%. Migliorati invece del 19,3% il rispetto dei tempi di attesa in Valle d’Aosta. Bene anche l’Abruzzo (+14,5%) e la Toscana (+13,4%).


Sempre sui tempi di attesa il portale di Agenas contiene anche i dati delle singole regioni sul rispetto dei tempi di attesa per gli interventi di classe di priorità A (30 giorni) per l’area cardiologica e per i tumori maligni mettendo anche a confronto il pubblico con il privato accreditato. Da una nostra elaborazione emerge come in generale nel privato i tempi siano molto più brevi come si può evincere dalla tabella sottostante. In ogni caso praticamente in nessuna regione italiana si registra il rispetto al 100% dei tempi di attesa.




Numero prestazioni di specialistica ambulatoriale: ancora non raggiunti i livelli pre Covid
I dati a disposizione di Agenas mostrano come sebbene rispetto al primo bienno covid (2020-2021) il numero di prestazioni sia in crescita nel 2022 (anche se molto lontano dai livelli del 2019). A parte infatti la Regione Toscana tutte le altre regioni sono ancora distanti dai numeri pre pandemici. Fanalino di coda Bolzano che nel primo semestre 2022 ha erogato il 46% di prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno rispetto al 2019.






Luciano Fassari

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