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I contenuti dell’Atto di Indirizzo del Comitato di settore Regioni-Sanità per il rinnovo contrattuale della Dirigenza dell’Area Sanità evidenziano ancora una volta la mancanza di volontà di considerare la Dirigenza delle Professioni Sanitarie al pari delle altre Dirigenze Sanitarie. Risultano indispensabili degli interventi per il superamento delle criticità presenti e, al riguardo, vengono richiamate le dichiarazioni congiunte n. 6 e n. 7, riportate in calce al vigente CCNL Dirigenza Sanitaria 2016-2018, che recitano “Con riferimento all’art. 20, comma 1, (Affidamento e revoca degli incarichi di direzione di struttura complessa- Criteri e procedure), le parti auspicano che ci sia un intervento legislativo di definizione delle procedure e dei requisiti di conferimento degli incarichi di direzione di struttura complessa ai dirigenti delle professioni sanitarie di cui all’art. 6 della legge 251 del 10/8/2000” e “Con riferimento all’art. 89 (Indennità di esclusività), le parti auspicano che si concluda il percorso normativo atto a garantire la possibilità di opzione tra rapporto esclusivo o non esclusivo per la dirigenza delle professioni sanitarie di cui all’art.6 della Legge 251 del 10/8/2000”. E’ passato un lustro … e nulla è stato fatto! E’ l’unica dirigenza Sanitaria rimasta esclusa dall’indennità di esclusività e continua la mancanza di chiarezza per le modalità concorsuali da seguire per la copertura delle posizioni di SC della Dirigenza delle Professioni Sanitarie. Pertanto viene richiesto: Oltre agli aspetti contrattuali servono (con urgenza) precisi indirizzi governativi per la copertura delle posizioni dirigenziali delle professioni sanitarie, tenuto conto anche delle pesanti riorganizzazioni collegate allo sviluppo del PNRR (prevalenza dello sviluppo dei servizi territoriali, con contestuali riorganizzazioni ospedaliere). L’approfondimento fatto riguardante le Leggi Regionali di riorganizzazione dei sistemi sanitari e gli indirizzi per la definizione degli Atti Aziendali evidenziano una poca conoscenza ed una poca consapevolezza da parte degli estensori dei documenti richiamati in merito al ruolo e alla responsabilità della Dirigenza delle Professioni Sanitarie. Le stesse carenze si riscontrano anche a livello di molte Direzioni Aziendali che fanno fatica a considerare l’articolazione organizzativa della Dirigenza delle Professioni Sanitarie (organizzativa e professionale) al pari delle altre Dirigenze Sanitarie, così come definito dalle norme vigenti (l. 251/2000 e l. 43/2006) e dal CCNL Dirigenza Sanitaria. Alcune determine e deliberazioni aziendali appaiono davvero fantasiose e anche suggestive, tanto da rendere evidente l’ignoranza di tanti in materia (nel senso nobile di “non conoscenza”) e la lontananza dalle reali necessità per il funzionamento delle strutture e per la garanzia dell’adeguatezza ed appropriatezza della risposta ai bisogni di salute delle persone. Alcuni dati aiutano a capire meglio le difformità presenti relativamente alla distribuzione dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie, in rapporto alla popolazione: NORD 265 Dirigenti (27.500.000 abitanti) CENTRO 142 Dirigenti (11.700.000 abitanti) SUD 40 Dirigenti (13.500.000 abitanti) ISOLE 24 Dirigenti (6.500.000 abitanti) L’auspicio è che possa arrivare da parte del livello Ministeriale/Governativo un indirizzo chiaro ed inequivocabile, a superamento delle inefficienze passate, per una definizione di standard di riferimento da rendere operative in tutte le aziende e strutture sanitarie, pubbliche, private accreditate e private, nonché nelle strutture residenziali (l’esperienza COVID dovrebbe avere insegnato qualcosa!). La tabella 1 riporta la distribuzione attuale delle strutture sanitarie italiane La tabella 2 riporta la distribuzione delle figure dirigenziali, per singola area (dati MEF) Dott. Marcello Bozzi
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Venerdì 14 OTTOBRE 2022
I dirigenti delle professioni sanitarie figli di un dio minore
Ancora senza riconoscimento della indennità di esclusività e di specificità, confusione nelle procedure concorsuali di accesso tra una Regione e l'altra. Serve una definizione di standard di riferimento da rendere operativi in tutte le aziende e strutture sanitarie, pubbliche, private accreditate e private, nonché nelle strutture residenziali (l’esperienza COVID dovrebbe avere insegnato qualcosa!)
La tabella 3 riporta una ipotesi programmatoria minimale riguardante la distribuzione delle figure dirigenziali afferenti alle professioni sanitarie (con possibili modificazioni collegabili alle caratterizzazioni territoriali e strutturali), in parallelo all’organizzazione delle direzioni mediche di presidio e distrettuali.
Segretario ANDPROSAN – Associata COSMED
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