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Gentile Direttore, La pandemia, con l’aumentato bisogno di supporto psicologico, ha reso ancor più evidente all’opinione pubblica quello che gli addetti del settore già sapevano: in Italia ci sono solo 5mila psicologi nel Servizio Sanitario Nazionale, e secondo un report di Cittadinanzattiva, nel pubblico la media nazionale è di appena 3,3 psicologi ogni 100mila abitanti, con una forbice che va da 16 in Valle d'Aosta a 1,3 in Piemonte. Sono invece 126 Dipartimenti per la Salute Mentale, di cui si registra un picco di 27 in Lombardia, e un totale di 1.299 strutture territoriali, pari a 2,6 per 100mila abitanti. Di fronte, però, alla crisi generata dal Covid e oggi acuita dalla guerra, questi numeri certificano una oggettiva difficoltà del Servizio Sanitario nel rispondere all’accresciuto bisogno di supporto psicologico: basti pensare che secondo la rivista scientifica The Lancet durante la pandemia i casi di depressione e di ansia sono aumentati rispettivamente del 28 e del 26 per cento. In risposta a questa emergenza nell’emergenza abbiamo fatto in modo che venisse messo in campo un primo intervento rappresentato dal bonus psicologo che ha avuto il merito di segnare una piccola rivoluzione, perché per la prima volta lo Stato ha riconosciuto il benessere psicologico meritevole di un intervento diretto a sostegno dei cittadini. Uno strumento necessario data la situazione drammatica ma che non rappresenta una risposta strutturale. Per questo abbiamo sempre ritenuto che si debba investire maggiormente in Salute Mentale, iniziando a potenziare i presidi territoriali con una maggiore presenza di psicologi clinici ripristinando l’assistenza psicologica di base e valorizzando i consultori famigliari. Voglio però anche ricordare i 25 milioni di euro destinati ai disturbi del comportamento alimentare con la definizione di un’area apposita all’interno dei Lea dedicata a queste patologie. E anche la mozione sulla salute mentale, approvata l’anno scorso, che ha riconosciuto come priorità, tra le altre cose, il rilancio dei servizi per la salute mentale, il superamento e il riequilibrio delle diversità regionali, così come l’aumento del numero dei posti letto pubblici dedicati alla salute mentale e alla neuropsichiatria infantile. Nel nostro programma abbiamo innanzitutto pensato alla fascia di popolazione più colpita, quella giovanile: a nostro giudizio uno dei primi luoghi in cui intervenire è sicuramente la scuola. A partire dal 2020/2021 ogni scuola ha avuto la possibilità di redigere bandi per assumere a tempo determinato psicologi da inserire nell’organico scolastico. È il momento che tale figura sia inserita in modo strutturale nell’organico scolastico. Lo psicologo scolastico avrà il compito di intercettare situazioni a rischio, prevenire problematiche relative alla sessualità, al bullismo, al consumo di alcol e droghe, alla dispersione scolastica; nonché promuovere il benessere, l’ascolto e l’armonia delle relazioni all’interno del plesso scolastico. Lo psicologo scolastico può intercettare quel disagio che, se non riceve tempestiva risposta, può portare a gravi conseguenze. Serve poi un cambio di paradigma rispetto all’assistenza sanitaria territoriale. In questo senso la riforma della medicina territoriale, garantita dalle risorse stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è un’occasione che non può essere sprecata: al momento, però, all’interno delle Case di Comunità, i servizi di salute mentale sono solo raccomandati mentre secondo noi devono essere obbligatori. La presenza dello psicologo nelle Case di Comunità può garantire quella collaborazione necessaria tra psicologi e medici di medicina generale. A nostro giudizio è anche il momento di rivedere l’organizzazione all’interno del SSN: l’attività degli psicologi nelle aziende sanitarie e negli altri enti del Servizio sanitario nazionale va ricondotta a un’unica funzione aziendale. Infine, occorre una presa in carico multidisciplinare e integrata in modo particolare per le persone con disturbi psichiatrici: in questi anni ho lavorato all’introduzione del budget di salute, uno strumento resiliente che pone la persona con disturbi mentali al centro di un progetto personalizzato di comunità che prevede, a livello dei servizi sanitari e sociali, la massima integrazione sociosanitaria. Questo perché l’emergere del disagio psicologico rappresenta, in realtà, una conseguenza di una disfunzionalità presente nella rete sociale dell’individuo. L’obiettivo è evitare l’istituzionalizzazione e garantire una vita indipendente: attraverso la riconversione della quota sociosanitaria, che viene di norma destinata solo nei casi di inserimento in strutture residenziali socioassistenziali, con i budget di salute le ASL e i comuni con gli enti di Terzo Settore possono coprogettare, coprogrammare e cogestire al fine di realizzare il progetto personalizzato di comunità che mette al centro la persona, la quale diventa insieme alla sua rete sociale protagonista e mette insieme tutte le risorse strumentali e non. Mi auguro che da questo punto di vista nella prossima legislatura si possa concretizzare questa riforma che io ritengo fondamentale e che ha già dimostrato di essere una soluzione efficace. In conclusione, è bene ricordare che la salute non è solo assenza di malattia, né può essere ascritta solo al benessere fisico, ma ricomprende il benessere psicologico e sociale. Noi siamo impegnati per assicurare a tutti, indipendentemente dall’età, dal reddito, dal sesso, dall’orientamento sessuale, dalla condizione personale e sociale, dall’origine o dal luogo di residenza, l’accesso universale a un’assistenza sanitaria di qualità, che deve ricomprendere anche la salute mentale. On. Celeste D’Arrando
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Lunedì 19 SETTEMBRE 2022
Disagio psicologico, le proposte del M5S
accolgo con piacere l’appello del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi David Lazzari a illustrare le nostre ricette per la salute mentale. Per il MoVimento 5 stelle intervenire in quest’ambito è sempre stata una priorità e io stessa, in questi cinque anni in Commissione Affari Sociali e Sanità, non ho perso occasione per sollecitare il Parlamento ad adottare le necessarie riforme.
Commissione Affari Sociali della Camera
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