quotidianosanità.it
uando si aumenta la protezione sociale e si potenzia il benessere delle persone quegli investimenti tornano indietro come futuri risparmi". Ne è convinta la capogruppo al Senato del M5S Maria Domenica Castellone che in questa intervista illustra il programma per la sanità dei 5 Stelle con i quali si presenteranno alle elezioni del prossimo 25 settembre. Un programma che non prevede però solo investimenti aggiuntivi ma che è stato costruito su tre pilastri di riforme da attuare. Senatrice Castellone, come riassumerebbe in poche righe le principali proposte del M5S per la sanità contenute nel vostro programma? Passiamo al secondo pilastro. In un momento di crisi come quello attuale dove pensate di trovare le risorse necessarie per questi investimenti? Torniamo al programma, qual è il terzo pilastro? A proposito di Covid, cosa prevede per il prossimo autunno-inverno? Le farmacie dovrebbero continuare a svolgere quel ruolo centrale che hanno avuto durante il Covid eseguendo tamponi e somministrando vaccini? Anche quest'anno non sono mancate le polemiche sul numero chiuso a medicina, pensate di intervenire su questo? Restando in tema di formazione, qual è il suo punto di vista sull'Ecm? Pensa sia possibile un intervento normativo per sanare la questione dei rimborsi per gli ex specializzandi? Giovanni Rodriquez Vedi le altre nostre interviste in vista delle elezioni del 25 settembre: Zampa (PD), Ricciardi (Azione)
stampa | chiudi
Giovedì 15 SETTEMBRE 2022
Verso le elezioni. Parlano i responsabili sanità dei partiti. Castellone (M5S):“Una nuova gestione della sanità, più risorse per il personale e salute come benessere anche ambientale”
Questi i tre principali pilastri attorno ai quali è stato costruito il programma per la sanità con il quale il M5S si presenterà alle elezioni del 25 settembre. Non solo più risorse per il Fondo sanitario nazionale e per il personale da trovarsi anche con un "possibile scostamento di bilancio", ma anche riforme strutturali per una nuova revisione del Titolo V con un peso maggiore al livello centrale, un diverso rapporto tra pubblico e privato e nuovi criteri di nomina per i dirigenti sanitari.
La sanità pubblica deve essere rafforzata. E per farlo bisogna continuare ad incrementare il fondo sanitario nazionale ma anche investire su quel personale che è l'elemento chiave attorno al quale far funzionare il Servizio sanitario nazionale. Ma su questo aspetto il Pnrr non prevede investimenti ad hoc. E allora si potrebbe valutare uno scostamento di bilancio perché "q
Il nostro programma si poggia su tre principali pilastri. Il primo di questi riguarda una nuova gestione della sanità con la quale intendiamo un diverso rapporto tra Stato e Regioni. Vogliamo rivedere il titolo V in modo da dare un maggiore ruolo di indirizzo allo Stato centrale. Per nuova gestione intendiamo poi un nuovo rapporto tra pubblico e privato con il privato che non deve più essere sostitutivo ma integrativo. E ancora, con nuova gestione intendiamo anche dei nuovi criteri di nomina dei dirigenti sanitari. Nella legge sulla concorrenza abbiamo allontanato la politica dalle nomine dei primari, ora vogliamo fare lo stesso anche per i direttori generali. Infin,e proponiamo un nuovo rapporto tra ospedale e territorio con una maggiore integrazione tra il livello ospedaliero ed i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta.
Questo riguarda il personale sanitario che al momento risulta essere il vero anello debole del Servizio sanitario nazionale dal momento che nel Pnrr non sono previsti fondi ad hoc per loro. Qui troviamo risorse per nuove strutture e nuove tecnologie sicuramente fondamentali, ma senza il personale non andremo lontani.
E quindi cosa proponete?
Sul personale sono due campi di azione. Il primo di questi riguarda la formazione. In questi anni abbiamo colmando l'imbuto formativo, adesso deve partire questa tecnostruttura di programmazione per il fabbisogno di specialisti, cosa che è mancata fino ad oggi. Il secondo riguarda poi gli investimenti per la valorizzazione non solo professionale ma anche contrattuale dei professionisti sanitari. Ricordiamo che i nostri medici e infermieri sono i meno pagati in Europa. Dobbiamo prevedere incentivi economici, rinnovi contrattuali, incentivi anche per determinate categorie di professionisti della sanità come ad esempio per settori in difficoltà come quello dell'emergenza-urgenza. Anche una professione come quella infermieristica è davvero sottopagata rispetto alla media europea. Prevediamo quindi una valorizzazione e incentivi economici da declinare anche in base alla mansione che si svolge in ambito lavorativo.
Ritengo che quando si aumenta la protezione sociale e si potenzia il benessere dei cittadini quello che si investe oggi tornerà indietro come risparmio domani. Quindi si potrebbe valutare, se necessario, anche un possibile scostamento di bilancio. Oltre a questo si deve lavorare su diverse voci di risparmio, dalla lotta alla corruzione all'eliminazione di sussidi ambientali dannosi fino alla possibile previsione di modelli di rimborso nuovi come, ad esempio, quelli già in vigore per le terapie Car-T.
Questo riguarda la salute da intendersi come benessere a 360°, viene dunque incluso anche l'ambiente in cui viviamo. Bisogna puntare sulla prevenzione, promozione di stili di vita sani, attività sportive, una corretta alimentazione. Ma si deve puntare sempre di più anche sulla prevenzione secondaria che è un'arma molto potente, pensiamo ad esempio agli screening per i tumori. Sotto questo profilo deve essere però garantito un accesso più equo agli screening su tutto il territorio nazionale. E un ruolo chiave può essere ricoperto dalla digitalizzazione visto che ancora oggi mandiamo lettere cartacee nelle case delle persone per invitarle a sottoporsi a controlli invece di usare mail o smartphone come ad esempio abbiamo già fatto nel periodo del Covid.
Siamo in una situazione che evolve di continuo. Potremmo dire solo tra qualche mese se ci sarà o meno una ripresa dei contagi. Oggi abbiamo già a disposizione i nuovi vaccini aggiornati, sarà necessario fare un richiamo e per questo punterei sulla strategia che stiamo già utilizzando senza ricorrere nuovi obblighi. In questo senso vorremmo che si potenziasse un accesso consapevole alla vaccinazione con campagne di sensibilizzazione e un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia. Crediamo che vada rafforzata l’idea di un consenso vaccinale visto come una volontaria condivisione alle scelte di salute pubblica.
Sì, le farmacie sono diventate sempre di più luoghi di servizio e presidio del Servizio sanitario nazionale sul territorio ed è bene che si continui a lavorare su questa strada. Questa campagna vaccinale è probabile che andrà avanti per un lungo tempo con richiami costanti almeno per alcune categorie di persone, vorrei quindi che non ci si affidasse più all’estemporaneità ma che si preveda in maniera strutturata quali presidi vaccinali debbano sempre mantenersi attivi assumendo magari personale dedicato a questo scopo. Basta soluzioni di emergenza, non possiamo più permetterci di pagare ad ora il personale per le vaccinazioni.
Io credo si debba andare verso un graduale superamento del numero chiuso, non si può pensare ad una sua abolizione immediata. Ci si potrebbe muovere verso un accesso aperto ad un biennio che sia comune a tutte le facoltà scientifiche per poi, solo a quel punto, prevedere una selezione basata su criteri meritocratici e inerenti il percorso che si voglia seguire, un po’ come già accade in Francia e negli Stati Uniti. In questo modo lo stesso studente avrà più tempo per capire meglio, sul campo, la propria vocazione e come mettere a frutto il proprio talento. Una soluzione di questo tipo sarebbe sicuramente più meritocratica rispetto all'attuale test e alla possibilità di aggirarlo con ricorsi o iscrizioni all'estero da parte di chi economicamente può permettersi di intraprendere queste strade.
Questo sistema andrebbe totalmente rivisto per evitare che diventi una sorta di mercimonio. Detto ciò, serve una formazione continua con criteri che rispetti l'acquisizione delle competenze è indiscutibile. Nella riforma della formazione medica che avevamo già depositato in questa legislatura la parte della certificazione delle competenze acquisite era fondamentale.
Sì, ci avevamo già provato in questa legislatura ma c'è un problema di copertura economica da superare. Quei soldi, così come riconosciuto dai tribunali, devono essere dati. Dobbiamo capire in che forma e come far fronte a questa spesa ma da parte nostra c'è la volontà politica di porre rimedio a questa questione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA