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Giovedì 06 SETTEMBRE 2012
Decreto Balduzzi. Smi: "Operazione di cosmesi, altro che riorganizzazione"
Per lo Smi si tratta di un “testo zoppo, ostaggio dei desiderata delle Regioni e di un malinteso federalismo”. Critiche alle norme sulle cure primarie, intramoenia e governo clinico. Annunciati incontro con i partiti per chiedere modifiche durante l’iter parlamentare.
Per Salvo Calì, segretario generale dello Smi, il Decreto Balduzzi “è l’ennesimo ‘topolino partorito dalla montagna’. “Due settimane di polemiche e di titoli sui giornali, di isterismi, preoccupazioni nella categoria, addirittura di minacce di scioperi filo governativi per licenziare, alla fine, un testo zoppo e insufficiente. Il Decretone sanità è un’operazione di cosmesi, frutto della paralisi istituzionale di un malinteso federalismo: una sbiadita fotografia dell’esistente e un arretramento rispetto alle norme, pur deboli, già vigenti”, commenta Calì.
Per il leader dello Smi la riorganizzazione delle cure primarie e l’assistenza H24, “venduta così bene ai media, viene subordinata alla presenza di risorse, che non ci sono, e dal rinnovo della prossima convenzione: non prima, quindi, del 2014. Un’illusione ottica! In realtà tutto rimane ostaggio delle Regioni con il rischio di dover assistere a un’applicazione della legge multiforme e contradditoria o che addirittura tutto rimanga lettera morta. Come, per esempio, avverrà anche sulla libera professione intramuraria. Di questo capitolo vogliamo sottolineare negativamente i provvedimenti di controllo sui medici, fortemente punitivi e ideologici. Non solo: seppur consideriamo positivo che si cerchi di intervenire sul governo clinico e sulla selezione dei primari e dei manager, crediamo che questo sia solo ‘un pannicello caldo’: serve una cura più robusta per buttare fuori i partiti dall’occupazione sistematica della sanità”.
Per il segretario dello Smi è “gravissimo che sia saltato il tanto atteso passaggio alla dipendenza dei medici convenzionati del 118, si mantiene così una disparità di trattamento tra camici bianchi che lavorano fianco a fianco e che attualmente non godono degli stessi diritti. Bene sul ruolo unico, ma manca il tempo pieno. Sbagliato, inoltre, insistere su modelli rigidi di aggregazione per garantire la continuità delle cure (anche se è saltato l’obbligo), senza prima aver costruito un percorso di integrazione. L’h24 esiste già, ed è vero che si deve riorganizzare, ma valorizzando le guardie mediche e mettendo in comunicazione reale tutte le figure presenti sul territorio, a partire dagli specialisti ambulatoriali, passando per i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta”.
“Il ministro Balduzzi – conclude Calì -ha perso una buona occasione per intervenire seriamente sulla sanità, insistendo con la testarda e pervicace difesa di questo provvedimento. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. In Parlamento si può e si deve modificare radicalmente il testo. Ma allo stesso tempo dobbiamo costruire tutti assieme una posizione unitaria della categoria per chiedere che la sanità non sia più ostaggio delle Regioni e di un malinteso federalismo”.
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