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Gentile Direttore, Mi pare che Di Bella abbia colto con precisione e con spessore di analisi due importanti motivazioni per le quali l’area radiologica debba esistere e avere vita propria nell’organizzazione del lavoro sanitario avendo come asse portante “l’unità nella diversità”: la prima e certamente la più profonda perché in tal modo si contribuisce nella modalità più efficace e più efficiente possibile a dare la migliore risposta possibile di indagine diagnostica all’interno delle linee di produzione della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del processo di tutela della salute. La seconda, non meno importante e strategica, è quella di evitare che un terzo protagonista (l’algoritmo, l’intelligenza artificiale, un’esternalizzazione di competenze ad altre professioni non formate ed abilitate a questo tipo di diagnostica…) possa avviare il processo di decadenza se non di marginalità se non di rimozione della stessa area radiologica e con essa degli stessi soggetti professionali che la compongono, con un progressivo depauperamento della capacità del SSN di fare “buona sanità” attraverso la massiccia banalizzazione e abbassamento di qualità delle prestazioni erogate, almeno dalle strutture pubbliche. Concordo, auspicando che avvenga al più presto, con Roberto Di Bella sull’opportunità e sulla necessità che i soggetti che compongono l’area radiologica si ritrovino in un tavolo di confronto comune e insieme, coinvolgendo in primis le proprie rappresentanze sindacali perché innanzitutto si tratta di organizzazione del lavoro, concertino e condividano le tattiche e le strategie dell’area radiologica stessa per la difesa ed il potenziamento della capacità del nostro SSN di dare la migliore risposta possibile alla domanda di salute individuale collettiva. Potrebbe divenire un modello esemplare da estendere alle altre articolazioni pluriprofessionali del sistema salute…per me sarebbe un ritorno al futuro: mi ricordo che anni fa ci fu già una scelta esemplare dell’area radiologica allorché sul tavolo del Ministero della salute le rappresentanze di medici radiologi, fisici sanitari e tecnici sanitari di radiologia medica produssero insieme ed autonomamente una proposta articolata e complessiva dell’insieme delle competenze avanzate e specialistiche degli stessi TSRM era un esperienza da esportare ma poi la storia prese altre strade…mi auguro che, invece, ciò non si ripeta, anzi si riprenda il percorso insieme. Saverio Proia
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Lunedì 05 SETTEMBRE 2022
Area radiologica: ritorno al futuro
ho letto con attenzione i vari articoli apparsi in commento alla recente sentenza del TAR Lazio sulla presenza del medico radiologo e sgomberata la questione sull’argomento oggetto della stessa sentenza mi è parso quanto mai convincente l’articolo di Roberto Di Bella allorché affronta la necessità di superare quello che può dividere ed esaltare e valorizzare, invece, quello che unisce cioè la capacità di più professionisti laureati di diverso e distinto ambito di intervento ma ognuno indispensabile all’altro all’interno della medesima area professionale, nel caso specifico quella radiologica composta da medici radiologi, tecnici sanitari di radiologia medica e fisici sanitari.
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