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Venerdì 02 SETTEMBRE 2022
Lombardia. Firmato l'Air per la medicina generale, ma per Fismu, Umi e Fimmg è “inadeguato"

“Dei 150 milioni di euro possibili è stata stanziata la misera cifra di 12 milioni di euro”, denuncia Francesco Falsetti, segretario regionale Fismu e presidente Umi. Per Pedrini (Fimmg), “alcuni passi in avanti sono stati fatti ma l’intesa raggiunta è lontana da quel salto di qualità indispensabile alla medicina del territorio”. IL TESTO

Non piace a Fismu Lombardia (Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti) e Umi (Unione medici italiani) l'accordo sull’Air 2022 della Medicina Generale recentemente firmato in Lombardia. Anche la Fimmg, pur parlando di “alcuni passi avanti”, ritiene l'accordo inadeguato.

Per Francesco Falsetti, segretario regionale Fismu e presidente Umi “si tratta dell’ennesima occasione persa della Regione per rilanciare il settore. È stata presentata una bozza gravemente sotto finanziata per poter realizzare un’adeguata e ampia assunzione di personale (personale di studio/infermieri) a supporto del medico di medicina generale (mmg): una delle soluzioni, unanimemente riconosciuta, per migliorare l’offerta ai cittadini e i livelli occupazionali”. 

“Il sotto finanziamento degli accordi regionali della Lombardia per la medicina generale - continua Falsetti - è ormai una costante politica da molti anni della Giunta di centro-destra ed è una delle cause principali della crisi della Medicina Territoriale regionale e delle drammatiche conseguenze in corso di pandemia Covid-19”.  “Per quantificare - spiega il sindacalista di Fismu e Umi - si deve precisare che la quota variabile resa disponibile dalla Regione (che potrebbe arrivare sino al 30% della parte fissa cioè sino a circa possibili 150 milioni di euro) è della misera cifra di 12 milioni di euro da distribuire agli oltre 6.000 medici in cambio dei servizi da rendere agli assistiti. Per lo stesso accordo la Calabria ha stanziato 20 milioni di euro con una ipotesi per 2022 di 26 per circa 2.000 medici di medicina generale. Fatte le dovute proporzioni la Lombardia avrebbe dovuto stanziare tra i 60 e gli 80 milioni di euro e non 12 che è quanto viene speso annualmente per una sola clinica privata accreditata. Inutile dire che questo finanziamento è molto inferiore a quanto stanziato da altre Regioni come il Veneto, Emilia e Toscana”.

Per Falsetti “le dichiarazione sul rilancio della medicina generale rilasciate dall’assessore al Welfare e vice presidente  Letizia Moratti non corrispondono al vero e sono una vera presa in giro per i cittadini lombardi che quindi resteranno con un’assistenza primaria insufficientemente organizzata e potenziata. Anche i tanti progetti di possibile realizzazione non potranno trovare l’avvio ed è molto se si potranno mantenere quelli già in corso negli anni passati per la prevenzione di alcuni tumori e per il Covid-19. Impensabile con queste risorse andare ad applicare la riforma prevista dal Pnrr (Case della Comunità, ecc…) e dal recente DM 77 che ne delinea l’applicazione”.

“Purtroppo - spiega Falsetti - i sindacati maggioritari hanno deciso di sottoscrivere l’accordo - aggiunge - e Fismu non firmando, con la normativa vigente, avrebbe perso la possibilità  di partecipare alle trattative a livello aziendale. Abbiamo dovuto quindi mettere una firma ‘tecnica’”.  

Neanche Paola Pedrini, segretaria della Fimmg Lombardia, si dice tuttavia soddisfatta dell’accordo, che dichiara di avere “firmato per senso di responsabilità”. “C’era la necessità di rendere disponibili a breve alcune risorse economiche per garantire una minima sostenibilità della professione, ma l’intesa raggiunta è lontana da quel salto di qualità indispensabile alla medicina del territorio”, afferma Pedrini in una nota.

Secondo Fimmg Lombardia “passi in avanti sono stati fatti per assicurare, in un momento di ricambio generazionale, la continuità delle forme associative più complesse, già esistenti, e per facilitarne la costituzione di nuove, anche di minor complessità, puntando sulla presenza diffusa di personale. Ed è stata tutelata la capillarità della medicina di famiglia, superando l’isolamento del medico, senza mettere in discussione la sua autonoma organizzazione, favorendo il lavoro di équipe con le realtà territoriali. Tutto questo in attesa di creare le premesse per una migliore integrazione nell’organizzazione distrettuale con interventi concreti di deburocratizzazione e di trasferimento di compiti amministrativi ad altre figure”.
 
“Ma – sottolinea Paola Pedrini – mancano interventi concreti 
per rendere la professione sostenibile, in un momento in cui i giovani sembrano non essere più motivati a scegliere un’attività continuamente messa in discussione e oggetto di attacchi strumentali mirati a nascondere gli errori di programmazione e l’indisponibilità di investire sulle risorse umane prima che sulle strutture”. 


L’accordo prevede, sia pure a titolo volontario, l’aumento del numero di assistiti sul modello europeo. “Ma soltanto in Italia il medico deve sobbarcarsi compiti burocratici inappropriati, se non dissuasivi”, sottolinea la Fimmg. “La gravissima carenza di medici è sotto gli occhi di tutti – conclude Pedrini –. Con questa intesa si tenta di rimediare ad alcuni meccanismi contrattuali non più adeguati alla realtà. Ma siamo lontani da un patto fiduciario tra chi ha il compito della programmazione sanitaria e i professionisti, che possono contare, come evidenziato da recenti indagini di opinione, su un rapporto prioritario con i cittadini. Un’alleanza, nonostante le difficoltà, ben più solida di quella con il sistema”.

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